It's over

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Capitolo 20

It’s over

You were the greatest thing
and now you're just a memory to let go of. 
In the mourning I'll rise 
In the mourning I'll let you die 
In the mourning. all my sorries

Hogwarts, giugno 2014.

Sapeva benissimo che la loro storia non poteva essere finita così, sapeva benissimo che una volta terminato il Torneo Tremaghi lui si sarebbe fatto vedere, sapeva benissimo che avevano bisogno di parlare, di discutere, di chiarire, ma sapeva benissimo anche che sarebbe finita.
E Tethy alza lo sguardo seduta in biblioteca, alza lo sguardo e lo vede, lui, che la fissa con fare piuttosto nervoso, lui che la sta incitando ad uscire in corridoio, lui che la sta aspettando, lui che non ha bisogno di parole per essere capito da lei, lei che sospira, guarda Calum, il quale sta a sua volta fissando il biondo, lo sente accarezzarle la schiena, come ad incitarla ad essere forte, come ad incitarla a stare calma: può sopravvivere a quello che l’aspetta, non è mica la fine del mondo, è solo… la fine di loro due.
«Ciao» bisbiglia Tethy, non appena si trova ad un passo di distanza da lui, lui che non osa neanche guardarla in faccia, ma si limita a prenderla per il polso, a trascinarla da qualche parte, lontano dagli occhi indiscreti di tutti, nascondendola ancora una volta, rendendola ancora fonte di disonore per il suo nome.

Escono, raggiungono la Guferia, lei quasi si sente mancare il fiato: perché in questo posto tutto è cominciato e qui tutto finirà.
Luke non parla, si limita a sospirare rumorosamente, non la guarda, non vuole incrociare i suoi occhi, vuole solo starle lontano, appoggiato alla parete, fissa ogni cosa a circondarlo tranne lei, cerca in tutti i modi qualcosa da dire, sentendosi così impreparato, così insicuro. Sa benissimo che quella sarà la loro ultima conversazione e la tristezza che sta provando in questo momento è tale da fargli male al petto.
«Così… ora esci con Christian Jake…» esordisce lui, facendo quasi dell’ironia, alzando le mani, mimando il segno per le virgolette «“tento spudoratamente di assomigliare a Luke Robert Hemmings ma non ce la faccio” Town?» ridacchia delle sue stesse parole, ride da solo, perché Tethy non ha la forza di ridere, non ha la forza per niente, neanche di rispondere, riesce solo ad abbassare lo sguardo.
«Avanti, Clifford, abbi il coraggio di ammetterlo almeno» la esorta lui, preso da un nervosismo tale che davanti al suo silenzio lo porta a sbattere la mano sul muro, facendosi del male come se,in questo momento, neppure il dolore fisico può competere con il dolore che prova dentro.
«Da quando ti interessa della mia vita, Hemmings? La mia vita non ha posto nella tua» risponde lei, citando quelle parole che lui stesso le ha detto in presenza dei suo genitori.
«Credi di poter prenderti gioco di me, Clifford?» le si avvicina pericolosamente, Tethy ha le spalle contro il muro, lui che punta ai suoi occhi come se volesse imbarazzarla, come se tentasse di metterla a disagio, le sue labbra poi, fanno uscire quelle parole: «Credi di poter fare la gatta morta con chiunque solo per farmi ingelosire?» e Tethy non resiste più.
Uno schiaffo.
La mano di Tethy ha toccato la guancia di Luke, ma non per una carezza, non per avvicinarlo a lei, non per dargli quelle cose di cui lui ha bisogno.
Tethy ha dato uno schiaffo a Luke, uno schiaffo dato con tutta l’ira che ha dentro, con tutto il disprezzo nei suoi confronti, con tutto l’odio che prova e che non riesce più a nascondere.
«Come ti permetti? Con quale coraggio sei ancora qui ad insultarmi, a credere di avere ragione?» dice a denti stretti, gli occhi lucidi, l’amaro in bocca. Lei non ha sbagliato, lei non si vergogna di lui, non lo ha mai fatto, lei non è sparita per mesi, lei non è scappata da lui, lei non ha fatto nulla per meritarsi tutto questo, eppure la gatta morta è lei.
«Christian mi ha detto ogni cosa, nella Foresta Proibita, mi ha detto come ti sei lasciata consolare» la voce di Luke trema, la voce di Luke non è più così sicura, quelle parole lo fanno impallidire, quelle parole lo turbano.
«E io ti ho chiesto: cosa ti importa?!» urla ancora più forte la ragazza, la sua voce così alta, così disperata, tanto che Luke spalanca gli occhi davanti a tale comportamento: sembra così aggressiva, sembra così decisa a ferirlo, sembra così decisa a non risolvere nulla.
«Lo sai benissimo che di te mi importa, sciocca Grifondoro» quasi mormora il biondo, facendo scoppiare a ridere Tethy.
Tethy ride.
Ride per disperazione, ride perché è arrivata al limite della sopportazione, ride per poi lasciare che la sua risata si trasformi in un pianto, lasciando che le lacrime le righino le guance, lasciando che quel dolore che ha sempre tentato di trattenere dentro di sé riesca ad uscire completamente, come a volersi sbarazzare di questo in modo definitivo.
Tethy è stanca.
Non ne può davvero più.
Tethy non ama svegliarsi al mattino con gli occhi gonfi e ancora un po’ rossi per tutte le lacrime versate ogni notte per lui; lei non può più vivere quella situazione, non riesce davvero più a trovare un motivo per andare avanti, lui non è più quello che era all’inizio per lei.
Luke l’ha abbandonata e sembra proprio non capirlo.
«Sei sparito per mesi» comincia così il suo monologo, asciugandosi le lacrime con il palmo della mano, lasciando che quelle parole escano, per la prima volta, e arrivino alle sue orecchie: perché Tethy non ha mai detto a nessuno quanta tristezza ha dentro di sé, non si è mai, e ripete mai, aperta con nessuno, né con Calum, né tanto meno con Christian.
«Sono affari nostri che io tento di non sbandierare ai quattro venti» dice con rabbia e delusione, delusione perché lui l’ha davvero creduta capace di tradirlo in quel modo, come se lei fosse davvero così sciocca, così stupida, così gatta morta.
«Tethy, io…» cerca di dire Luke, cerca di scusarsi per quelle insinuazioni, cerca di spiegarle quanto Christian lo abbia riempito di dubbi, cerca un modo per farle capire quanto sia geloso di lei con un altro, cerca di dire qualcosa, ma lei lo interrompe, continuando il suo discorso, continuando a parlare di quella sofferenza.
Tethy ha tenuto per sé quel dolore, Tethy soffre in silenzio e non dice una parola in giro: ma il suo viso, i suoi occhi, il suo sorriso parlano per lei, i suoi occhi fissano il vuoto da mesi, i suoi occhi si sentono vuoti senza quelli di Luke che fissano le sue iridi blu, il suo sorriso non ha motivo di essere sfoggiato, il suo vero sorriso è mascherato, è finto, non è mai stato così falso, ma che motivo ha di sorridere? Che motivo ha di essere felice quando lui l’ha letteralmente abbandonata senza dirle nulla?
«Non ti ho abbandonata, Tethy, perché non lo vuoi capire, dannazione?! Non potevo starti accanto, avresti rischiato la vita!» dice quasi esasperato, mentre passa la mano tra i capelli biondi con fare nervoso, come se non sapesse più cosa dirle, come se ogni istante che passa sia un passo verso la fine, la fine che lui tanto teme, la fine che lui non vuole, la fine che lo porterà alla distruzione.
Ma la ragazza sembra non voler ascoltare le sue parole.
Come se nella testa di Tethy rimbombassero solo le sue paure, i suoi singhiozzi, la sua rabbia, la sua delusione, il suo odio per quel ragazzo.
E Tethy lo insulta, Tethy lo riempie di quelle parole così fredde, il suo sguardo sembra perso nel vuoto, non osa neanche fissarlo, non osa neanche toccarlo: lui non è più quello che lei vedeva, lui non è più quello che lei vuole, lui non è più quel ragazzo dagli occhi azzurri di cui si è innamorata.
Lui è un estraneo, è solo colui che l’ha abbandonata di nuovo, è solo un ragazzo che, senza dire una parola, l’ha piantata in asso, di nuovo, sempre per il solito motivo: lei è Mezzosangue, lei non è degna di stargli accanto, lei non è degna di toccarlo, lei non è degna di nulla, si merita solo umiliazione, si merita solo sofferenza.
«Lo sai che quello che dici non è vero, lo sai che non ti farei mai una cosa del genere: dannazione, Tethy, come puoi davvero pensare che mi importi ancora se il tuo sangue è Puro o no?!» esclama lui, alzando così tanto la voce che alcuni gufi volano via, è sull’orlo della disperazione.
Le va ancora più vicino, le spalle di Tethy contro il muro, il petto di Luke si unisce al suo, la mano di lui che le alza il viso, ma gli occhi di lei non osano guardarlo.
«Dopo tutto quello che abbiamo passato, come puoi pensare a questo?» le sussurra ancora, le sue labbra che sfiorano quelle di lei. «Ho fatto l’amore con te, ti ho confessato il mio amore per te, sei l’unico pensiero che riempie la mia mente: come puoi ancora pensare quello che dici?» ma lei non osa rispondere, lei non osa portare le sue iridi blu a specchiarsi in quelle di lui.
«Guardami, Tethy!» la sua voce si alza un po’, la sente sospirare, sente il suo sospiro spezzato ancora dai singhiozzi, per poi ritrovarsi i suoi occhi a fissarlo.
«E tu che ci fai qui?» la flebile voce di Tethy dice quelle parole, facendo inarcare il sopracciglio al ragazzo.
«Io ti tratto come mi pare. Spero non vi abbia importunato troppo» continua a recitare a memoria quelle parole, parole che Luke quasi stenta a riconoscere.
«Clifford, credo tu debba proprio andare, non è questo il posto per te» conclude, come se quelle frasi se le fosse imparate a memoria, come se quelle parole avessero lasciato delle ferite incurabili dentro di lei, come se l’umiliazione subita quel giorno fosse la causa di quel pensiero che l’assilla da giorni: finire la loro storia.
«Tethy, diamine» si morde il labbro. «Perché non mi credi? Perché ti comporti come una sciocca? Non lo capisci? I miei genitori avrebbero fatto di tutto per ucciderti, dannazione, fidati di quel che ti dico!» gli occhi di lei si abbassano nuovamente. «Volevi morire, Tethy? Volevi essere messa davanti a una creatura della Foresta Proibita, piuttosto che un Drago? Preferivi questo?! Non lo capisci che sei stata scelta per essere distrutta? I miei genitori vedono ogni cosa: sanno di noi, sanno quanto ci tengo a te, sanno quello che sei e, pur di allontanarmi, avrebbero fatto qualsiasi cosa» e il cuore di Luke quasi si ferma, al solo pensiero di Tethy in pericolo.
«Puoi dire ai tuoi genitori che non c’è bisogno di fare altro» sussurra la ragazza davanti a lui, facendolo sbiancare un poco. «Non voglio più vederti, mai più» dice con tono freddo e deciso, tono che lascia senza parole il giovane Hemmings, spiazzato, distrutto, lei non vuole ascoltarlo, lei non vuole capire che l’ha fatto per lei, non vuole capire quanto gli sia costata quella scelta, non vuole sentire altre scuse da parte sua.

E Tethy scosta il ragazzo davanti a sé, si allontana dal suo corpo, si allontana da lui per sempre.
Ma la disperazione porta il Serpeverde a compiere quel gesto, un gesto che mai, prima d’ora, avrebbe mai pensato di fare.
«Immobilus!» punta la bacchetta contro di lei, nel tentativo di fermarla, nel tentativo di non lasciarla andare veramente.
Ma Tethy sa ben difendersi da quegli attacchi, sa ben difendersi da lui, tanto che si volta, lui tiene in mano la bacchetta, mano che trema per il gesto appena compiuto, nel vano tentativo di fermarla.
«Avevo ragione quella volta» lei quasi ridacchia appena al ricordo «Quando mi avevi dato la Pozione Polisucco e poi ti sei presentato in infermeria per farmi stare zitta» si asciuga una lacrima con le dita. «Senza la magia, senza quella bacchetta vali meno di zero» recita quelle parole, parole che vanno a scatenare in Luke una reazione diversa da quella notte: perché Luke si sente ferito, si sente abbandonato.
«Senza quella bacchetta, non sei in grado di dimostrare nulla, non vali niente senza magia, non sei niente senza tutto questo» sorride. «E indovina un po’, Hemmings? Ringrazio di essere babbana e maga: perché io, senza magia, riesco a salvarmi, riesco a non perdere le persone di cui ho bisogno, cosa che tu, miserabile Purosangue, non riuscirai mai a fare» e si volta per poi andarsene davvero.
Tethy se n’è andata e Luke crolla sulle sue ginocchia.
Crolla sulle sue ginocchia come se il peso del mondo gli fosse crollato sulle spalle.
Crolla sulle sue ginocchia e non riesce a fare niente, riesce solo a respirare, a fatica.
Non riesce a crederci che tutto questo sia vero, non riesce a credere che Tethy, la sua Tethy, lo abbia lasciato davvero.
Eppure questo non è un sogno, non è un incubo, è reale, e lui non riesce a crederci.
È tutto finito.
Non ci sarà più nulla.
Non c’è più spazio per loro due.
C’è spazio solo per i ricordi.
C’è spazio solo per la sofferenza.
Non c’è più spazio per Luke nella vita di Tethy.
Non c’è più spazio per quella felicità.
Il buio, il nero circondano il tutto.
E Luke Hemmings, non vede più quello spiraglio di luce.
Lo ha perso.
Per sempre.

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