Capitolo 22
You've got a friend in me
And as the years go by
Our friendship will never die
You're gonna see it's our destiny
You've got a friend in me
Glasgow, febbraio 2015.
Da quando lui e Tethy si sono lasciati crede di aver raggiunto il limite della solitudine, perché senza di lei, lui non ha più nessuno.
Siede sulla riva del fiume, è notte fonda, il buio a circondarlo, lo scorrere dell’acqua, le foglie che si muovono, qualche animale che si fa sentire a volte, sporcano il silenzio perfetto di quel posto, il bosco vicino casa sua, l’unico posto che sembra poterlo accogliere, che sembra poter accettare i suoi pensieri, i suoi problemi, il suo stato di miserabile.
Luke Hemmings non avrebbe mai creduto di ridursi in questo stato per una stupida Mezzosangue, eppure, la sua vita sembra andare sempre più in peggiorando, come se non avesse via di fuga da quel precipizio, precipizio che lo porta sempre più in basso, sprofonda ad ogni suo respiro, scende sempre di più verso il vuoto, verso il buio, senza possibilità di risalita.
Passa le sue giornate chiuso in casa, come se avesse paura della luce, come se il sole rappresentasse Tethy, come se lui non potesse davvero girare per la città come se niente fosse, perché intorno a lui vede solo persone felici e soddisfatte, vede solo sorrisi e vite normali, mentre lui cammina con la sua ombra, senza nessuno al suo fianco, senza nessuno per cui continuare a vivere.
Luke si ritrova ad odiare il sole, le belle giornate che caratterizzano Glasgow, che sono così rare, le odia e vorrebbe solo le tenebre, la pioggia, le nuvole, vuole solo il riflesso del suo animo su ogni cosa, pure sul tempo.
Di notte esce, scappa di casa per poter andare al fiume, si isola dal mondo, si isola dalla sua famiglia, che sembra voler farlo impazzire con i soliti discorsi: ha finito gli studi, dovrebbe pensare al suo futuro, dovrebbe pensare a che strada intraprendere, dovrebbe fare un salto al Ministero della Magia, provare ad entrare lì, provare a darsi una mossa, invece di stare chiuso in casa a fissare il soffitto.
Ma lui non ci pensa nemmeno ad andare al Ministero: Londra è troppo vicina a Brighton, potrebbe fare delle pazzie, potrebbe presentarsi in casa Clifford e fare qualcosa di cui si pentirebbe, ne è certo, sta andando fuori di testa senza di lei, sarebbe capace di tutto, sarebbe capace di immobilizzarla con la magia, sarebbe capace di baciarla mentre lei resta impassibile ad ogni suo bacio, sarebbe capace di sfiorarla, sarebbe capace di tutto, pur di riavere Tethy con sé, ma sa bene che lei… lo respingerebbe, gli rimarcherebbe quelle parole, lo offenderebbe ancora, lei non lo perdonerà mai, lei non sente neanche la sua mancanza, se così fosse lo avrebbe cercato, ne è certo.
Sospira, Luke, mentre siede in riva al fiume e pensa a lei.
Pensa a quello che hanno passato, ripensa a quei ricordi come se fossero l’unica cosa rimasta a lui, ripensa ad ogni cosa di lei, ai suoi occhi, alle sue labbra, i suoi capelli lunghi, le sue mani intrecciate alle sue, il suo corpo così fragile: Luke potrebbe riprodurre Tethy in ogni suo minimo particolare, i ricordi sono così vivi, sono così forti, che fanno male.
Fanno male perché lei non c’è più per lui, certo.
O forse fanno male perché lui è solo?
Fa più male il pensiero di non avere più Tethy, o il fatto di non avere più nessuno nella sua vita?
Si interroga troppo spesso su queste cose, si interroga troppo spesso sulla sua situazione e non capisce: è triste perché lei non c’è più? O è triste perché è abbandonato con la sua ombra?
Mette in dubbio i suoi sentimenti, Luke, mette in dubbio il suo essere innamorato di Tethy, perché, forse, lui non lo è mai stato, forse si è illuso di essere innamorato, forse era solo la felicità di quei momenti a farglielo pensare, forse, essendo in sua compagnia, credeva di essere innamorato di lei, ma se ci fosse stato un amico, le cose sarebbero state uguali, con la sola differenza che mai avrebbe pensato di essere innamorato di un amico: eh no!
Luke Hemmings le studia davvero tutte pur di levarsi il pensiero di Tethy dalla testa, osa pure negare il suo amore per lei, osa pure paragonarla ad un’amicizia: Luke sta impazzendo, ride di se stesso, ride isterico dei suoi inutili tentativi di dimenticarla.
Lui ama Tethy, dannazione se la ama!
Come si può non amare quella lì? La ami anche per i nomi strambi che si ritrova, la ami per la sua risata buffa che fa ridere anche se non lo vuoi, fa ridere la sua goffaggine quando inciampa sui suoi stessi piedi, fa ridere quando Enea si diverte a scompigliarle i capelli e lei impreca in tutti i modi contro di lui, senza apparire troppo volgare, inventandosi parolacce che solo il suo cervello può produrre, Tethy è la persona che ami fino alla fine dei tuoi giorni, non importa quanto male ti possa fare, la ami e basta, sei condannato.
Che poi, Tethy ha ragione ad averlo lasciato, almeno questo lo ammette Luke.
Ammette di aver fatto l’idiota, ammette di aver stretto troppo la cinghia con lei, ammette di aver sbagliato, ammette ogni cosa, però, anche lei, dannazione: possibile che non può capire il suo punto di vista? Possibile che le piaccia essere vittima di maghi potenti? Possibile che le sue parole non siano bastate a farla restare?
Tethy è una cocciuta, Tethy è dannatamente testarda, non sembra capire quello che lui prova per lei, sembra che ogni cosa che lui dica sia una bugia, cosa non vera, dato che lui quello che dice lo pensa, lo sente con tutto se stesso, ma lei sembra non averlo capito, sembra troppo presa a pensare a che tipo di sangue scorre dentro di lei.
Che poi, a Luke, cosa gliene frega? Dopo tutto quello che hanno passato, cosa gliene frega se lei è mezza babbana? Si è pure presentato in casa sua, più di una volta, non ha mai pensato cose negative su sua madre, cosa che un tempo gli sarebbe venuto molto semplice, dato che i babbani non dovevano neanche sfiorarlo con gli occhi, eppure con Daphne non ha mai pensato nulla di brutto, l’ha apprezzata come donna, come moglie perfetta, come madre che anche lui avrebbe voluto, una madre buona e affettuosa, una madre che non vive per il male altrui, una madre che, invece di organizzare un Torneo con Draghi e Creature Magiche da affrontare, si mette vicino a te e ti avvolge stretta quando ti vede giù di morale, proprio come Daphne faceva con Tethy, gesti semplici e necessari, gesti che lui non ha mai avuto da nessuno.
Nessuno, tratte Tethy.
Tethy che lo abbracciava così spesso da farlo abituare, da farlo diventare dipendente da quelle braccia che gli circondavano il petto, braccia che ora non può più avere, lasciandolo al freddo della sua vita, lasciandolo senza quegli abbracci a lui tanto cari, lasciandolo nuovamente senza un buon motivo per sorridere a quella vita, che lui adesso osserva impassivo, senza ragione per cambiare.
Un rumore lo distoglie dai suoi pensieri.
Una foglia calpestata, la presenza di un’altra persona lo porta ad irrigidirsi, a stare sull’attenti: chi può girare a quest’ora di notte? In quel bosco? E proprio lì, dove è messo lui?
Si volta di scatto, una luce ad illuminare il volto del nuovo arrivato, una luce che dà fastidio ai suoi occhi abituati alle tenebre: una bacchetta ad illuminare il buio, occhi seri a fissarlo, passi decisi che si avvicinano sempre di più, quell’espressione sul viso che non dimenticherebbe mai.
«Ashton» riesce a far scivolare dalle proprie labbra, sorpreso di trovarselo qui, sorpreso di vederlo di nuovo, dopo così tanto tempo, sorpreso a tal punto che si sente il cuore battere più veloce: non ci crede.
«Proprio io, Luke» risponde quella voce così famigliare, quella voce che non sente da anni, quella voce che gli è mancata, non lo nega.
Il ragazzo si avvicina al biondo, si mette fin troppo vicino, tanto che Luke si sposta più lontano, tanto che porta la mano all’altezza dei pantaloni, dove tiene nascosta la bacchetta, sua unica arma di difesa.
«Sei ridicolo» lo accusa l’altro, appoggiando la bacchetta tra loro due, per continuare ad illuminare i loro volti «Credi davvero che sia venuto a farti del male? Ti faccio così tanta paura? Questa cosa mi rende orgoglioso» gli ride in faccia, mentre il biondo allontana la mano dalla bacchetta e ricomincia a fissare il fiume, senza aggiungere altro, come se non avesse davvero niente da dire: non tenta di difendersi, non si avventa su di lui per colpirlo per l’offesa subita, non fa nulla, non ha più la forza per queste cose, non ha più voglia di combattere per un’immagine che non gli appartiene.
Luke fissa il fiume, resta in silenzio, si concentra sullo scorrere dell’acqua, non fa neanche caso agli occhi di Ashton, che lo fissano come se fosse la persona più strana al mondo, non si sente infastidito dai suoi occhi, per lui è come essere da solo in quella riva, Luke è lì fisicamente, ma i suoi pensieri sono altrove, sono a Brighton, sono a Hogwarts, sono da Tethy.
«Non mi chiedi neanche che ci faccio qui?» interrompe i suoi pensieri l’altro ragazzo, seduto con le braccia incrociate al petto, il viso illuminato dalla luce della sua bacchetta, lo sguardo preoccupato e deluso: preoccupato perché quello che ha davanti non può essere davvero quel che era il suo “migliore amico”, non ci crede che sia lui, forse è solo un suo gemello, ma non può essere Luke Hemmings, e da qui nasce la delusione, delusione per aver perso il suo amico, delusione per averlo lasciato libero di agire come voleva, riducendosi ad essere un miserabile, un poveraccio vuoto dentro, rovinato da una stupida Mezzosangue, perché Ashton sa di chi è la colpa e non glielo perdonerà mai, non la perdonerà mai per aver ridotto in queste condizioni Luke.
Luke fa spallucce a quella domanda «Dovrei interessarmi della tua inutile vita?» la risposta arriva fredda e forte al petto di Ashton, il quale non nasconde le mani che si stringono a pugno, non nasconde di volerlo colpire, non nasconde di essere arrabbiato come non mai con il biondo, perché lo ha abbandonato per una Mezzosangue, perché ha voluto bruciare la loro amicizia per una Grifondoro, perché ha preferito lei a lui, perché, nonostante tutto, in questo momento, su questa riva, è lui ad essere ancora al suo fianco mica quella sciocca, ma questo dettaglio sembra notarlo solo lui.
«Sì, dovresti, dato che sono l’unico che si interessa ancora di te e della tua stupida esistenza, dato che la tua amata Grifondoro non ci ha pensato due volte a lasciarti di nuovo» dice con rabbia Ashton, scatenando in Luke la reazione più sbagliata al mondo: il biondo lo fulmina con lo sguardo, estrae la bacchetta senza pensarci due volte, gliela punta contro, a pochi centimetri dal suo naso, lo sguardo diabolico e maligno, le labbra serrate in una linea retta, Ashton deglutisce a fatica.
«Avanti, fallo! Colpisci l’unica persona che dimostra di provare un po’ di pietà per te, Luke. Sto aspettando» lo istiga, senza alzare le mani in segno di arresa, lo sfida con lo sguardo, anche se teme che quegli occhi lucidi lo possano tradire da un momento all’altro: quanto fa male essere sostituiti, quanto fa male essere gettati via perché l’amore sovrasta l’amicizia, quanto fa male Ashton lo sa, ma Luke sembra l’unico a non essersene mai reso conto, troppo preso da occhi blu che si perdono in quelli azzurri di lui.
«Vattene Ashton, io e te non abbiamo proprio nulla da dirci» abbassa la bacchetta, mentre l’altro comincia a dare voce ai suoi pensieri, comincia a ribellarsi, comincia a dargli contro, cosa che mai aveva osato fare in passato.
«Sciocco io, a credere di poter rimettere le cose come stavano, sciocco io, che ho nuovamente abbassato la testa, ho frantumato il mio orgoglio, in nome della nostra amicizia, perché tu sei mio amico, perché io ammetto che mi sei mancato, perché io ammetto di odiare con tutto me stesso Tethy Berenice Juno Clifford, dannata Mezzosangue, che mi ha portato via il mio migliore amico» le mani di Ashton si affrettano a prendere la sua bacchetta, Luke lo ammazza, ne è convinto, cala il buio tra di loro.
«Nessuno ti ha chiesto di farlo, Ashton, io vivo anche senza di te» quel tono da strafottente, il tono che Ashton apprezzava quando lo usava sugli altri, ma che ora gli si sta rivoltando contro, non lo può sopportare.
«Si vede, infatti, come vivi» ridacchia divertito «Chiuso in casa, esci solo di notte perché non riesci più a vivere senza una stupida Grifondoro, vivi come un miserabile, vivi come se non ti meritassi altro» sospira «Infatti hai così tanti amici al tuo fianco, che solo io sono venuto qui, per cercare di salvarti» Luke si sente così debole, si sente colpito da una lama ad ogni sua singola parola: la verità lo uccide.
«Smettila Ashton! Smettila! Tu non sai proprio niente di me!» urla il biondo, cercando in tutti i modi di non scoppiare in lacrime, non lo deve fare, non giunti a questo livello, non davanti ad Ashton «Io amo Tethy, la amo con tutto me stesso e tu sei solo un idiota che non capisce assolutamente nulla! Lei mi ama, lei è l’unica che può davvero salvarmi» e la risata di Ashton si fa sentire ancora.
«Ti ama a tal punto che sei ancora qui, da solo, come un miserabile, ti ama a tal punto che non si preoccupa per te, ti ama a tal punto che pure io sono arrivato prima di lei, io che ti ho odiato con tutto me stesso per quello che mi hai fatto, per quello che hai fatto alla nostra amicizia».
E nessuno dei due ha più il coraggio di parlare, Luke non sa come reagire, ha solo tanta confusione in testa, ha solo l’immagine di Tethy che lo lascia, ha solo tanta voglia di piangere, cosa che non farà mai, neanche sotto tortura, ha solo le immagini di loro due insieme, ha solo gli occhi blu di lei che lo guardano per l’ultima volta, ha solo voglia di essere capito, ha solo voglia di cambiare tutta la sua vita, ha solo voglia di ricominciare a vivere.
E se lui non fosse davvero bisognoso di Tethy? Se lui non fosse davvero in quelle condizioni per Tethy? Se fosse solo la nostalgia di quell’amicizia che solo Ashton ha saputo dargli? Se gli mancasse un amico? Troppi “se” gli riempiono la testa, troppe domande, troppe ipotesi, eppure la risposta ce l’ha davanti agli occhi: il suo amico è tornato per lui, lui è tornato e lei no, lui è qui che vuole ricominciare tutto da capo mentre lei vive la sua vita anche senza di lui, Ashton soffre il suo abbandono mentre Tethy lo ha abbandonato senza problemi.
Tutto questo avrà pure un senso, o no?
Ashton ci tiene a lui come se fosse suo fratello, Tethy lo ha trattato come se fosse lo zerbino di casa.
Ashton è qui e sta combattendo contro il suo orgoglio per andargli incontro, mentre lei non è riuscita neanche a capire il suo intento, non ha voluto capirlo, ha preferito la via più semplice, lasciandolo, abbandonandolo di nuovo.
Forse lui non è davvero innamorato di Tethy, forse lui ha davvero bisogno solo e solamente dell’amicizia di Ashton, ha bisogno di lui come non mai, gli manca da quando hanno combattuto, gli mancava quando Tethy stava con Calum, gli mancava e si sentiva terribilmente solo, gli mancava quando sentiva il bisogno di aprirsi con qualcuno, gli mancava in quel momento in cui Tethy lo ha lasciato, lo voleva al suo fianco, desiderava i suoi occhi marroni con sfumature di verde a incoraggiarlo a sorridere, a non abbattersi, a dargli quella forza che lui è sempre riuscito ad infondergli.
Ashton è qui davanti a lui e ha paura di perderlo di nuovo.
Luke mette via la bacchetta.
Luke si avvicina.
La mano di Luke abbassa la mano destra di Ashton, abbassa la sua bacchetta.
Le braccia di Luke vanno ad abbracciare la figura davanti a lui, lasciando l’amico senza parole: da quando, Luke Hemmings abbraccia Ashton Irwin? Da quando Luke si avvicina così tanto alle persone? Da quando il contatto umano non lo infastidisce?
«Luke che stai…» balbetta l’amico, sentendo la stretta del biondo un po’ più forte sul suo corpo: Ashton è troppo confuso, è felice e preoccupato; felice perché non può far altro che ricambiare quel gesto, un gesto che Luke non gli aveva mai lasciato fare, un gesto che però, avrebbe sempre voluto, d’altronde, gli Irwin sono dei “sentimentaloni”; preoccupato però, perché il suo amico ha subito un cambiamento che ha paura di scoprire, che ha paura di affrontare.
«Torno dal mio migliore amico, torno dall’unica persona che vuole salvarmi» sussurra il biondo, facendo sorridere Ashton, facendolo sorridere così tanto che sente le guance fargli quasi male, sorride e lo abbraccia più stretto, sorride e si lascia sfuggire quelle parole «Mi sei mancato» parole che confessa con tutto il bene possibile, parole che non vedeva l’ora di dirgli.
«Mi sei mancato anche tu Ash» quel soprannome «Però ora smettiamola, sembriamo due idioti, peggio dei babbani, disgustoso» commenta ancora il biondo, facendo ridacchiare l’amico che, però, non si decide a lasciarlo.
«Solo un altro po’, poi possiamo tornare ad essere quelli di sempre» lo stringe ancora, felice di sentire che quel gesto è ricambiato ancora, felice di riavere Luke nella sua vita, felice di constatare che la loro amicizia è davvero più potente di qualsiasi altra cosa, pure dell’amore per una sciocca Mezzosangue.
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Love Is Magic
FanfictionAshton Fletcher Irwin: Serpeverde. Calum Thomas Hood: Grifondoro. Luke Robert Hemmings: Serpeverde. Michael Gordon Clifford: Grifondoro. Tethy Berenice Juno Clifford: Grifondoro. Tratto dalla storia: Si voltò verso il ragazzo più alto, il ragazzo ch...