Love is the prize

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Capitolo 4

Love is the prize

Kiss me like you wanna be loved
This feels like I’ve fallen in love

 
Hogwarts, ottobre 2012.

Da quella notte in infermeria, sono passati quasi due anni.
Tethy, cammina per i corridoi della scuola, affiancata da Calum, intenti a raggiungere la biblioteca per copiare un po’ di appunti; lei è al quinto anno ormai, e quasi vede già la fine della sua carriera all’interno della scuola di magia.
Suo cugino Michael è all’ultimo anno, e lei, ha già mille pare sul “come sopravvivere a Hogwarts senza di lui”; sì, perché Tethy, da quella notte, ha cominciato ad essere l’ombra del cugino, non gira mai da sola per la scuola, non si separa mai da Michael, se non per andare a lezione, o in camera; camminare per i corridoi in solitudine non le piace più, girare per la scuola da sola, non le piace più.
Tethy ha paura.
Tethy, da quando Luke Hemmings l’ha minacciata, non si fida più a girare da sola, per nessun motivo: si sente debole, si sente inerme, ha bisogno di qualcuno al suo fianco, qualcuno che le dia calore, e la distragga da quel gelo che la invade ogni volta al ricordo di quegli occhi blu puntati sui suoi, quegli occhi blu che l’hanno spaventata a morte, e che lei, non riesce a cancellare dalla sua mente.
Da quella stessa notte, però, Tethy non ha più trovato un topo in camera, o nella cartella, gli elfi delle cucine, non le hanno più fatto visita all’improvviso: gli scherzi che l’hanno tormentata per quasi tre anni, sono finalmente cessati.
Ma se da un lato, Michael tira un sospiro di sollievo per questo evento, Tethy non riesce a respirare, le manca il fiato, per paura che possa succederle qualcosa di peggio: ed è per questo che lei, ha sempre un accompagnatore in ogni cosa che fa.
Incrocia spesso Luke per i corridoi, lo vede spesso in Sala Grande, ma non osa rivolgergli lo sguardo: lo becca, a volte, mentre lui la fissa da lontano, con quell’aria di sfida, e lei, non ci impiega un secondo di più a volgere lo sguardo altrove, verso suo cugino, verso Calum, verso i suoi compagni.
Ma poco serve a sentirsi protetti: lei sente i suoi occhi, lei sente come la fissa, è come se i suoi occhi la guardassero dentro, bruciassero la sua pelle, facendole passare la fame, facendole battere il cuore all’impazzata, mentre le mani si gelano e deve nasconderle nelle tasche per scaldarle un po’.

Ma la paura, il timore, le gambe tremanti, gli occhi che cercano un riparo, hanno fine di notte, il che può sembrare strano: perché di notte tutto cessa? Perché di notte non ha più paura? Di notte, quando tutto è buio, quando il nero avvolge il tutto, e solo a volte, la luna porta un po’ di luce; di notte, quando i rumori più ordinari possono sembrare creature mostruose, di notte, quando tutto può sfuggirci di mano: eppure Tethy, di notte, non ha paura.
Nella sua mente vaga un ricordo, un’immagine, che da due anni le dà la calma necessaria a dormire tranquilla, come se quel ricordo, fosse il suo antidoto contro la paura.
Non si ricorda bene cosa sia successo quella notte, ma Tethy ricorda, che quando era in infermeria, nel silenzio della notte, una persona si è seduta accanto a lei.
Quella persona non saprebbe riconoscerla, non ha viso per lei, perché avvolta e difesa dalle ombre di quella stanza, e la luce della luna, non era stata sufficiente; ma un ulteriore motivo erano i suoi occhi: senza occhiali, lei vede meno di nulla, e quella persona, quella notte, le ha proibito di indossarli.
La maledice dentro di sé, perché Tethy ora non sa, se è una persona vera o frutto dei suoi sogni.
Non ricorda nulla, se non il suo peso che faceva abbassare appena il materasso; ricorda solo quanto fosse vicina, ricorda solo, il tocco delle sue mani sul suo viso, sulle sue guance, quel tocco così leggero, così morbido, che le aveva tracciato i contorni degli occhi, delle sopracciglia, fino a scendere alle sue labbra, facendole trattenere il fiato.
Ricorda inoltre una cosa strana, ricorda la mano di quella persona che si allontana bruscamente dal suo viso, e lei, ancora oggi, non capisce perché.
Tuttavia, quella notte, lei aveva avuto il coraggio di fermarla, appoggiando la mano sulla sua, sentendola grande, magra, e con voce flebile, era riuscita a chiederle di restare.
Quella persona misteriosa le aveva rimboccato le coperte, e senza aggiungere altro, aveva ripreso ad accarezzarle il viso, calmandola, e accompagnandola nel suo sonno.
Quella persona, è il motivo di tanta calma, è il motivo per cui Tethy riesce a dormire tranquilla, quel tocco, quelle dita, le sente tutt’oggi quando dorme, ma non osa aprire le palpebre, per paura di far svanire il sogno.

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