CALEB POV
Caleb era ormai in uno stato di disperazione totale, non faceva altro che sorvegliare Ro e chiudersi in camera.
-"Ha bisogno di distrarsi"- disse Gis mentre si metteva lo smalto rosa confetto,
-"Facile a parlare quando non hai una persona cara sull'orlo della morte"- la guardò Anya,
-"Si, ma così si autodistruggerà"- replicò la bionda posando il flaconcino.
Daw entrò nella stanza -"Inutile ammutolirvi quando ci sono io, ho la telepatia ricordate? Vi sento Dovreste esser contente che, almeno, Caleb non vi senta spettegolare"- disse sedendosi sulla poltrona.
-"Questa situazione è snervante, sembra un morto che cammina"- disse Gis guardandolo,
Anya si alzò dal divanetto centrale -"Secondo voi morirà?" -li guardò, Daw fece per aprire bocca ma Cal lo precedette.
-"Chi morirà?"- disse guardandoli ancora mezzo assonnato,
-"Nessuno, tranquillo"- rispose Daw.
-"Non è vero, so di chi stavate parlando"- disse Caleb,
Anya sospirò -"Cal, questa volta non puoi fare nulla, non è compito tuo"-.
Caleb li guardò -"Ne siete sicuri? E se fossi io cattivo? Non ve lo siete mai chiesto? Lei ora sta pagando per colpa mia. Ma che ne parlo a fare con voi"- prese e si chiuse in camera sua.
Si cambiò in fretta ed uscì dal balcone. Ne aveva bisogno, non poteva stare lì, doveva camminare, sfogarsi.
Arrivò la sera, tirava un vento leggero, lui camminava e pensava. Si sentiva chiuso, disperato e quella mascherina che si doveva tenere sul viso non migliorava la situazione.
Le luci gialle mutavano la strada facendola diventare un paesaggio da film horror. Non c'era nessuno solo lui con i suoi pensieri.Ad un tratto sentì delle voci provenire dal bivio più avanti, Caleb avanzò di qualche metro. C'erano tre figure, due ragazze e un signore sulla cinquantina, magro e alto. Caleb fece per andare avanti ma riconobbe una delle due ragazze, era Ro. Anche lei aveva una mascherina sul volto e si manteneva un poco più distante dagli altri due. Rimase a guardare finché lei non salutò la ragazza riccia.
Cal si allontanò per non farsi notare, Ro guardava il telefono mentre camminava verso di lui senza accorgersene.
Non sapeva cosa fare, cercava di nascondersi, lei alzò lo sguardo incrociando quello del moro. Rimasero così per infiniti secondi, senza proferire parola, il vento accarezzava i visi di entrambi muovendo i capelli ma non le anime.
-"Ciao" - esordì lei, Caleb rimase sconvolto, l'aveva notato, gli aveva rivolto la parola,
-"Ehm Ciao"- sorrise lui,
-"Tutto bene?"- chiese la ragazza preoccupata mentre lo guardava,
-"Si, tutto bene. Io sono Caleb"- disse il ragazzo mettendosi le mani in tasca con fare impacciato,
-"Io sono Roxanne, ti ho visto diverse volte qui... sei nuovo?"- chiese mentre lo analizzava,
-"Sisi, da poco, mi sto ancora ambientando"- accennò un sorriso e pensò "se per poco intendi secoli allora, si".
Ro accennò un sorriso -"io qui ci sono rinchiusa o almeno per qualche altro mese, spero"-
-"Ah, parti?"- chiese lui cercando di trattenere il nervoso,
-"Si, vado a Firenze per l'Università... Giurisprudenza"- sorrise lei.
Caleb notò uno strano luccichio nei suoi occhi, solo nel pronunciare il nome Firenze.Lui sapeva bene quel che era accaduto secoli prima. C'era anche lui in quella chiesa e si ricordava perfettamente ogni singolo istante della morte di lei.
-"Firenze, conosco... è meravigliosa"- si limitò a rispondere.
Ro sorrise, il buio li avvolgeva, lui la guardava e sentiva la vita che piano piano se ne andava. Ad ogni suo passo un frammento di anima la lasciava, aveva paura di vederla sbriciolare lì, tra le sue braccia.
Ro si stringeva nel cappotto mentre il vento le sferzava la faccia, si era alzato così all'improvviso come a preannunciare l'arrivo di una tempesta. Una tempesta non umana, tutti si sarebbero dovuti schierare, tanti angeli perderanno la vita fino alla lotta vera e propria, due fazioni opposte ma che in comune avevano lei l'angelo perduto.
Caleb accompagnò Ro fino al portone di casa, -"è stato bello conoscerti"- sorrise lei prendendo le chiavi,
-"Vale lo stesso per me"- sorrise lui,
-"Allora ciao"- lo guardò Ro aprendo il cancello,
-"Ciao"- la guardò mentre il suo cuore annegava tra il pianto disperato e la felicità più assoluta.
Ro entrò nel cancello e si voltò diverse volte a guardarlo mentre percorreva il giardino.
Caleb appoggiò la fronte alle sbarre del cancello, sospirò.
Daw spuntò dalla stradina, insieme alle ragazze, applaudendo -"Credo che tu abbia fatto colpo"- disse ridendo,
-"Smettila, il suo cuore è di un altro"- respirò Caleb,
-"Ne sei sicuro?"- rispose Dawidh avvicinandosi.
Caleb si voltò -"In che senso?"-,
Daw sorrise mostrandogli una specie di pallina di vetro -"è il contenuto del cuore della tua cara, sembra che quella specie di goblin stia lasciando posto a qualcuno, che però, per ora non mostra"-,
Cal saltò -"Potrei esser io?"-.
Daw rise -"Bhe, i pronostici sono buoni"-.
Anya e Gis ridevano dietro il biondo -"Ti sei trovato la ragazza!"-,
Caleb le guardò male -" Finitela, la situazione non cambia, lei è in pericolo" -disse alzando gli occhi verso il balcone di Ro,
-"E noi ti aiuteremo"- sorrise Dawidh appoggiando la mano sulla spalla dell'amico.
I quattro spiccarono il volo e tornarono a casa. Caleb era in un turbinio di emozioni, quella pallina di vetro l'aveva reso felice ma Dianara era lì, pronta a sferrare un attacco. In quel momento avrebbe voluto non pensarci, concentrarsi solo sugli occhi di lei. Era così strano, si era ribellato a quella profezia ed ora era più legato di prima, legato da uno sguardo di un amore unico e potente.
STAI LEGGENDO
La ragazza di Luna
FantasyIn un paesino, in una notte estiva venne alla luce una ragazza dagli occhi neri e la pelle bianca. Non sapeva cosa aveva in serbo il destino per lei.