INFANZIA

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Poco dopo la nascita della bambina, si trasferirono in una casina in montagna.
La piccola cresceva con l'alternarsi delle stagioni, aveva dei capelli neri a caschetto, vestiva sempre da militare e passava le sue giornate in giro per il bosco.
L'estate tornava nel paesino in riva al mare, le piaceva nuotare ed andare sott'acqua la faceva sentire libera.


All'asilo si arrampicava sugli alberi e non era calcolata dalle altre, poche, bambine che c'erano "sei troppo maschiaccio per stare con noi" così le dicevano, ma a lei poco importava, si divertiva a stare con i maschi e si annoiava a prendere il the, quelle poche volte che la invitavano, con le altre bambine.
Quelle poche amiche che aveva le teneva strette. Una di queste adorava gli animali, ma gli animali non adoravano lei. Infatti o scappavano o morivano per qualche strano motivo.

Il suo posto preferito era sulla riva del lago, li poteva correre e saltare. Proprio li c'era un maneggio con dei cavalli. Li adorava così tanto che all'età di 7 anni convinse i genitori a portarla in Toscana, vicino a Firenze. Li ogni estate si svolgeva un campo scuola di equitazione, il suo cavallo era nero, bellissimo e fiero. L'aveva chiamato Cielo, come il cielo che si trovava a guardare stesa sulle foglie autunnali.

Lei riusciva ad amare ogni singolo animale, anche i serpenti.
Un pomeriggio, mentre giocava nell'erba, un piccolo serpente le si avvicinò, lei non aveva paura, lo fece arrotolare sul suo braccio e lo guardò. Appena la nonna e la madre videro la scena urlarono "Lella, quella è una vipera" erano spaventate. La bimba fece scivolare via piano piano il serpentello e andò dai suoi "era piccolo, non fa nulla" le guardava stranita.inutile dire che la portarono in ospedale, anche se non aveva nessun morso.


Nella sua infanzia fino a quel momento aveva avuto molte gioie ma anche diversi dispiaceri.


Il primo dolore lo ebbe qualche mese dopo la sua nascita, aveva contratto la broncopolmonite che i dottori curarono per allergia, per fortuna il medico di famiglia la prese e le diagnostico la malattia, riuscì a vivere ma con i polmoni danneggiati, da dover curare con dei farmaci.


Il secondo dolore fu quello di scoprire, all'età di 4 anni, di essere celiaca. Non poter mangiare i biscotti, il pane e la pasta. Addirittura i suoi compagni si chiedevano se poteva bere l'acqua. Nei primi anni del 2000 la celiachia non era una moda, come lo è ora, era vista come una vera e propria malattia, di cui però nessuno sapeva l'esistenza pensavano che la bimba era contagiosa e quindi le stavano, ancora di più lontani.

La ragazza di LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora