Erano passati mesi dal compleanno di Ro, lei aveva iniziato l'ultimo anno delle superiori. Era ancora a distanza, non poteva abbracciare le sue amiche, non poteva uscire. Il male era ancora lì fuori, pronto a mietere vittime. Usciva solo con la madre, una volta a settimana, di più non voleva. I medici le avevano detto che doveva respirare aria pulita e stare al sole il più possibile. Era diventata debole, come se qualcosa la stesse risucchiando, prendendo le sue energie. Ogni giorno che passava la sua pelle diventava sempre più bianca, fino a far notare le vene azzurrine, i suoi occhi sempre più stanchi e le sue cicatrici sempre più evidenti. Caleb la osservava, aveva paura. Paura di rivederla di nuovo trasformarsi in qualche albero e di perderla per altri decenni. Solo lui riusciva a vedere i veri cambiamenti, dai capelli in giù. Sembrava che la natura la stesse invadendo, che le stesse prendendo la vita.
Ogni notte l'osservava, sentiva i suoi incubi sentiva ciò che le stava provando, la paura, l'angoscia e la rassegnazione. Roxanne era già morta tante volte, sempre in modo tragico, ma nessuno aveva trovato il suo cadavere. Appena la vita l'abbandonava si trasformava prima una rosa, poi un albero, certe volte anche un ruscello. Per poi tornare in forma umano dopo decenni. Tutto ciò Caleb non lo riusciva a sopportare, era colpa sua, sua e del suo orgoglio. Non aveva accettato le parole del custode e ora lei era in un limbo senza fine tra bene e male, tra luce ed ombre, tra angeli e demoni.
Le voleva parlare, sentiva che anche lei lo voleva, ma come poteva fare? Era chiusa in quella stanza sui suoi libri, era triste, smorta... fragile.
Un'altra questione spinosa era quella del cuore...uno stronzo la faceva piangere, l'aveva solo illusa con qualche sorrisino e qualche parola di troppo. Al solo pensiero di ciò, Caleb avrebbe voluto strappargli il cuore, per fargli provare ciò che lei sentiva, ogni volta che faceva il cretino.
Certe volte l'aveva vista disperarsi, piangere e chiedere di morire o di dimenticare. L'aveva vista rannicchiarsi ed urlare sottovoce per non farsi sentire mentre sul telefono scorrevano le immagini di lui, l'avrebbe voluta stringere ma non poteva, allora tirava pugni al muro e urlava.
Ma non poteva fare nulla era stato lui a condannarla a tutta quella sofferenza mortale, lui e il suo egoismo. Molte volte pensava che l'unica cosa da fare fosse andarsene, poi la vedeva così fragile e non poteva far altro che arrendersi.
L'avrebbe protetta, in ogni modo, da tutti e da tutto. Lei era sua con o senza ali, mortale o no.
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La ragazza di Luna
FantasíaIn un paesino, in una notte estiva venne alla luce una ragazza dagli occhi neri e la pelle bianca. Non sapeva cosa aveva in serbo il destino per lei.