POV RO
I giorni passarono tra allenamenti e sudore. Anya era molto diretta, pretendeva il meglio dalla sua allieva e Ro cercava di non deluderla. Certo si faceva male, i poteri curativi di Gis l'aiutavano ma all'Inferno non ci sarebbero stati. Solo lei e i demoni.
-"E' pronta"- sentenziò Anya,
-"Ne sei sicura?"- chiese Caleb,
-"Si, mi ha battuto...l'arco fa parte di lei"- rispose Anya. Caleb sospirò arrendendosi al fatto che nulla l'avrebbe fermata dallo scendere in quel posto senza ritorno.
Il giorno dopo
Caleb l'aspettava sotto casa, Ro sospirò, prese l'arco e scese. I loro sguardi si intrecciarono per diversi minuti, quasi ad aver paura che quello fosse il loro ultimo incontro.
-"Se non vuoi troveremo qualcuno disposto a..."- il moro non finì la frase,
-"Devo farlo, sono l'unica e voi non potete rischiare per me"- Ro lo interruppe.
-"Tornerò, te lo prometto"- disse Ro accarezzandogli la guancia,
-"Niente è più fragile di una promessa"- il moro accennò un sorriso mentre le accarezzava la mano.
Ro l'abbracciò più forte che poteva, Caleb ricambiò e la strinse a sé.
Salirono in moto e per tutto il viaggio Ro lo guardava, aveva paura di non rivederlo più.
Dopo delle ore arrivarono in una montagna, davanti a loro l'ingresso di una caverna.
Arrivarono anche gli altri,
-"Appena hai la spada, butta sul pavimento una di queste gemme. Ti riporteranno qui"- disse Anya abbracciandola,
-"Queste sono bende di nuvola...se ti dovessero servire"- sorrise Gis,
-"Non le devono servire"- morborò Caleb,
-"Non le serviranno, tranquillo"- rispose Dawidh.
Ro sorrise -"Grazie ragazzi, siete fantastici.. davvero"-,
si avvicinò a Caleb e sorrise, lui la guardò e si chinò per baciarla -"torna, te ne prego"- sussurrò.
Ro ricambiò e annuì.
-"Ricorda mostra il marchio sulla mano, ti faranno passare"- le ricordò Daw,
-"E' meglio se vada"- disse Ro guardandoli.
Annuirono e lei si voltò verso la caverna.
Faceva freddo e il rumore delle goccioline che cadevano riecheggiava ovunque mentre cercava di farsi luce con una piccola torcia.
All'improvviso davanti a lei un portone enorme, la luce lo illuminava, era di legno scuro e sopra vi erano delle scritte
"Per me si va ne la città dolente, per me si va nel etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente. Giustizia mosse il mio alto fattore: fecemi la divina potestate,
la somma sapienza e l primo amore; dinanzi a me non fuor cose create se non etterne, e io etterno duro. Lasciate ogne speranza, o voi ch intrate."
Ro lesse e deglutì. "Quindi è vero ciò che Dante scrisse" pensò.
Il pomello d'oro l'attendeva, la mano di Ro l'afferrò e girò aprendo la porta.
Davanti a lei un fiume infinito, urla e lamenti si iniziavano a farsi sentire.
Ro percorse la piccola battigia fino a quando non intravide una barca, su di essa una figura avvolta in un mantello nero, "Caronte...il traghettatore delle anime" pensò.
La barca si fermò davanti a lei -"Gli umani non posso varcare il confine dell'oltretomba da vivi, torna quando morirai"- tuonò la voce infernale.
Ro lo guardò attentamente, il suo volto era talmente scavato e bianco da sembrare un teschio, i suoi occhi erano rossi e sembrava quasi che bruciassero in delle fiamme eterne. Proprio quegli occhi non si staccavano, immersi nel vuoto dell'agonia e della solitudine, Ro alzò la manica del giubbino di jeans e mostrò il palmo. Il marchio scintillò e gli occhi del traghettatore si posarono su di esso -"L'angelo scomparso"- disse mentre la invitava a salire sulla barca.
Ro mise un piede dopo l'altro e salì sull'imbarcazione, sotto di sé sentiva l'acqua muoversi insieme alla barca. Caronte allontanò con il bastone la riva mentre lei si voltò indietro.
Il buio l'inghiottiva e poi la luce, rossa fioca, della sponda infernale. Per curiosità Ro guardò giù, vide un baratro senza fine, adornato dalle fiamme. Caronte fermò la barca, Ro fece per alzarsi ma il traghettatore la trattene per il braccio -"Ciò che stai per vedere va ben oltre l'immaginazione umana, vedrai sofferenza, dolore, angoscia. Se non avrai mente fredda te li porterai dietro.... per il resto della vita"-.
Ro deglutì e fece cenno con la testa -"Lo devo fare"-, scese.
Il terreno era arido, senza nemmeno un filo d'erba, pieno di pietre. Ro si mise a camminare piano, non poteva sprecare le pile dalla torcia, era l'unica cosa che la separava dalla paura.
Scese dal primo cerchio, mentre gli Ignavi subivano la loro pena di contrappasso, davanti a lei vi era un mostro, Minosse, il giudice infernale. Lo doveva superare o l'avrebbe mandata in un girone da cui non sarebbe tornata.
Mentre pensava a cosa fare dai Dannati invasero il piccolo spiazzo, iniziarono a spingere in preda al panico, così facendo fecero cadere Ro fuori dal bordo del cerchio. La ragazza strillò e pregò che le ali si spiegassero, ma cade in un tonfo fragoroso alla fine del secondo cerchio, per fortuna sia le frecce che l'arco erano sani.
Ro si mise a sedere sospirando mentre si bendava il gomito, d'un tratto una risata interruppe i suoi pensieri -"Fatta male principessa?"-.
Ro si guardò intorno, al suo lato destro la figura di una donna si stava avvicinando
-"le tue patetiche urla hanno fatto svegliare anche i morti"-.
Si avvicinò, Ro la guardò bene e sgranò gli occhi... la conosceva, era colei che le aveva portato via il suo presunto amore.
Ro strinse i denti e si rialzò mentre lei si avvicinava. I suoi capelli neri scintillavano nella luce fioca e il suo abito corto attillato la faceva apparire per ciò che era veramente.
-"Non mi meraviglio che ti abbiano messo tra i lussuriosi, Car..."- non fece in tempo a finire la frase,
-"Nono piccolina, qui mi conoscono con il nome Crudelia"- sogghignò lei.
-"Infatti sei crudele come il tuo nome"- le sputò vicino, fece per andare ma la donna la tirò a sé con una frusta.
-"Io qui mi diverto, tu sei l'intrusa"- disse mentre la guardava negli occhi.
Ro si tolse dalla morsa e le punto l'arco contro -"Mi farebbe un piacere enorme conficcarti questa freccia nel cranio... credimi immenso"-.
La donna rise -"la tua parte demoniaca sta fuoriuscendo, mezza strega... guardati... la tua pelle sta diventando a squame e non sono passati nemmeno 10 minuti... Arrenditi patetica, non durerai ancora per lungo e Dianara avrà vinto"-.
Ro respirò -"Puttana"- disse mentre la buttava a terra mettendosi su di lei,
lei rise -"questa posizione piacerebbe a chi sappiamo noi"-,
gli occhi di Ro divennero totalmente neri e iniziò a darle una marea di pugni sul viso
-"Lurida bastarda, troia"- le mise le mani al collo.
Crudelia rideva mentre il sangue le usciva dal naso -"coraggio uccidimi"-.
Ro sospirò e si alzò -"In una cosa siamo diverse io e te.... tu sei una lurida feccia che chiunque soddisfa.... io sono buona, anche in una piccola parte, e so per cosa vale combattere"- disse mentre la lasciava alle sue spalle.
-"Sei vergine... in ogni senso"- disse Crudelia mentre si rialzava.
Ro si voltò e le spedì una freccia nella spalla -" e tu mezza morta... buona continuazione"-.
Riprese il suo cammino ignorando le urla di dolore e le imprecazioni di lei.
Continuò a scendere mentre i lamenti e le urla dei Dannati le tenevano compagnia, l'aria era sempre più rarefatta e pesante.
Aveva ragione Caronte... più Ro andava avanti e più le sofferenze dei Dannati erano qualcosa di disumano. Era nel settimo cerchio, quello dei violenti, mentre camminava si ritrovò in una foresta, gli arbusti si lamentavano.
Ro si chinò e vide un ramo da cui fuoriusciva del sangue -"La foresta dei suicidi"- disse guardandosi intorno...
"Ecco dove sarei potuta finire tempo fa... ed ora ci sono anche se non sono morta" pensò mentre camminava tra i rovi facendo attenzione a non spezzare nessun ramo. Continuò a scendere, il buio ritornò e le urla dei Dannati quasi cessarono, accese la torcia, il caldo era devastante.
Si sedette, la mano tocco la pietra ustionandola, estrasse dallo zaino lo specchietto dalla borsa. Crudelia aveva ragione, il suo viso era scheletrico, sulla guancia sinistra aveva delle squame rosso fuoco mentre le vene si facevano vedere in modo spaventoso.
Gli occhi erano completamente neri e i canini erano più appuntiti. Rimise lo specchio nello zaino e sospirò mentre metteva la testa fra le mani.
-"Sorella"- una voce le aveva sussurrato, Ro alzò il volto e la vide, una donna bellissima dai lunghi capelli rossi e vestita di nero le porgeva la mano. Ro la prese e si alzò, i loro occhi si incrociarono, entrambi neri.
Sembrava di guardarsi allo specchio: gli stessi occhi neri, la stessa pelle candida arrossata da delle lentiggini.
Intorno al collo portava una collana con una luna, le sorrise -"Sorella, ti aspettavo"-.
-"Perché mi chiami sorella?"- chiese Ro guardandola,
-"Dianara ti ha marchiata con il mio sangue, tu hai il mio sangue dentro...il sangue di Lilith"- rispose la donna.
Ro la guardò -"allora è proprio vero... sono un mezzo demone"-,
Lilith annuì -"Stai cercando la spada scommetto... vieni, ti porto a conoscere il Re dell'Inferno, cioè mio marito"- rise.
Percorsero una stradina costellata di stalattiti e stlagmiti, davanti a loro si aprì una pianura rotonda... al centro un gigantesco trono rosso si affacciava dominante sulla sala. Si avvicinarono -"Caro, lei è mia sorella"- esordì Lilith,
-"La ragazza di Luna... sei famosa mia cara"- rispose una voce dall'oscurità.
La figura fece dei passi avanti per farsi illuminare dalla fioca luce.
Era un uomo alto, spalle larghe e capelli biondo scuro ricci. La sua pelle era rossa, demoniaca, e il suo viso era incavato in prossimità degli zigomi, mentre i suoi occhi erano un pozzo nero senza fondo.
Non aveva la coda o le ali, come descritto nei libri di scuola, ma vestiva un completo elegante nero e aveva una corona d'oro posata sui ricci ribelli.
Ro rimase stupita nel vederlo -"i...io sono qui..."-
-"Per la spada"- continuò lui -"lo so... ne sono stato informato"- disse guardando Lilith.
Lei gli sorrise mentre prendeva da bere dalla brocca sistemata al centro del tavolo.
-"Io te la potrei dare pure ma mi devi assicurare che rimarrà in mani sicure, è un oggetto talmente potente che anche gli eroi più valorosi sono morti al solo sfiorarla"- disse Lucifero avvicinandosi.
-"Ve lo prometto, avete la mia parola... la mia parola di mezzo demone"- rispose Ro incrociando gli occhi di lui.
-"A me basta la tua parola, non importa chi tu sia... importa solo il tuo ideale, il tuo scopo... e leggo dalla tua mente che è un motivo più che valido"- disse lui muovendo la mano in direzione del muro.
Ro guardò in quella direzione, le pietre si mossero e ne uscì una teca di cristallo nero. Lucifero si avvicinò ad essa ed estrasse la spada.
Era completamente nera, con un cristallo rosso incastonato e il manicodi cuoio marrone intrecciato. Sembrava pesante ma quando gliela diede in mano Ro rimase sorpresa nello scoprire che era leggerissima.
Lucifero le sorrise -"Aspetto notizie sulla morte di quella strega"-,
-"State sicuro, le avrete presto"- disse Ro mettendo la spada nella faretra.
Lucifero annuì, Ro si voltò verso Lilith, la donna l'abbracciò -"Per qualsiasi cosa non esitare ad invocarmi... io sono parte di te e tu sei parte di me"- sorrise.
Ro sorrise di ricambio e li guardò -"Buon viaggio"- esclamarono.
Ro prese le gemme e le buttò, mentre il fumo l'avvolgeva guardò di nuovo Lilith e poi chiuse gli occhi.
Quando li riaprì era fuori dalla grotta, tra le braccia di Caleb.
-"Sei tronata"- disse il moro stringendola,
-"ed ho la spada"- aggiunse lei mentre l'estraeva.
Gli altri le sorridevano -"sapevamo che ci saresti riuscita"- disse Daw,
-"Si, ma non senza pagarne lo scotto"- aggiunse Anya facendole notare la cicatrice sulla guancia.
-"Passerà"- disse Ro...
-"Ora la cosa più importante è che abbiamo la spada"- continuò,
-"Adesso manca solo la spada del Paradiso"- disse Anya,
-"Ma questa volta andremo insieme"- finì Caleb.
L'Inferno era stato superato, ora mancava solo il Paradiso e poi nulla avrebbe fermato Ro dal mettere la parola fine a questa storia.

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La ragazza di Luna
FantasyIn un paesino, in una notte estiva venne alla luce una ragazza dagli occhi neri e la pelle bianca. Non sapeva cosa aveva in serbo il destino per lei.