"Hai finito.. cosa aspetti? Succederà e nemmeno te ne accorgerai"
Era una voce nella sua testa, a volte forte a volte silente. Come una lama entrava in profondità. Una voce conosciuta ma non identificabile, misteriosa, cattiva. Ma che la tentava, ogni mese, settimana, giorno, ora, minuto e secondo. Martellava come una propaganda e la spingeva verso il baratro. La sua fine era vicina, aveva tagliato il traguardo a cui non pensava di arrivare. Ed ora che le rimaneva? Il vuoto, nulla l'ignoto. Solo false speranze e convinzioni. Sognava di andarsene per sprigionare la sua vera densità, tutti i suoi colori. Quegli stessi colori che erano rimasti chiusi dentro di lei per tanto tempo.
Era un caldo pomeriggio di inizio luglio, Ro trascorreva le sue giornate aspettando un segno di vita da quei compagni con cui aveva trascorso anni e anni. Ma ovviamente loro si ritenevano troppo TOP per sprecare del loro tempo con lei. Era sempre stato così loro il TOP, il gruppo di Ro quelli strani. Eppure in quella classe chi più chi meno erano tutti sulla stessa linea d'onda, solo che certi individui si ostinavano ad elevarsi come migliori, quasi dei. Erano Superomistici, anche se di Nietzsche ne sapevano bene poco."Avranno pur preso 100 ma di cultura classica le loro menti erano povere. Non sarebbero in grado di riconoscere un dipinto di Botticelli da uno dei suoi allievi."
Questo si diceva e sorrideva. Lei riusciva ad elencare in ordine l'intera stirpe medicea, tutte le opere dell'umanesimo e del rinascimento, ma non solo anche tradurre il latino dal nulla, senza averlo studiato. Le veniva semplice perché i suoi genitori le avevano dato una cultura classica, basata sui miti e sulle gesti dei grandi eroi e mecenati. Dentro di lei aveva l'intero mondo classico e ogni spiegazione.
Ro ebbe l'istinto di alzarsi dal letto, quasi spinta. Si cambiò, prese il telefono ed uscì. Era spinta da qualcosa o qualcuno, sentiva le mani appoggiate alla schiena. Ma dietro il vuoto.
Arrivò in una vecchia pineta, lei la conosceva, da bambina ci trascorreva i pomeriggi insieme ai cugini. Lì una quercia rossa con su intagliate le loro iniziali. Appoggiò la borsa su un ceppo d'albero e si mise a sedere ai piedi dell'albero. Tutto intorno il silenzio, era meraviglioso. Niente preoccupazioni, niente aspettative alte. Solo lei e gli alberi che l'abbracciavano.
Le ore passarono, insieme ai minuti ed a un certo punto sentì la tasca farsi pesante, come se dentro ci fosse un oggetto. Mise la mano nella tasca e la tirò fuori. Nelle sue mani vi era un coltellino dal manico oro, era in perfetto stato. Niente macchie, niente ruggine. la lama era affilata, come se fosse stato appena forgiato. Passo il dito e notò un'incisione. Mise il coltellino contro luce per leggere."Forgiata dal Sole, distrutta dalla Luna. La tua ora è giunta."
Lesse ad alta voce, Il vento si alzò in modo repentino e il cielo divenne grigio e senza anima.
Appoggiò il coltellino a terra e si alzò per prendere la borsa, ma sentì delle fitte alle braccia. Rivolse lo sguardo su di loro, le ferite erano aperte e sanguinavano come non mai. Si girò verso il coltellino e notò che questo iniziava a sporcarsi di sangue... il suo. Si sedette alle radici e iniziò a fare respiri profondi, ma non passava. Dopo poco iniziò a rendersi tutto sfocato, prima di chiudere gli occhi sentì una risata. Cattiva, crudele ma allo stesso tempo felice e soddisfatta.
Poi nulla, il vuoto. Quello stesso vuoto che aveva sentito per tanto tempo e che aveva chiesto nei momenti più bui.
Era morta.
L'albero iniziò a circondarla con le sue radici, quasi ad inglobarla completamente.CALEB POV
Era un semplice e assolato pomeriggio estivo, Caleb era in ritardo per controllare che Roxanne stesse bene. Si era appisolato sull'amaca del giardino, cullato da un dolce venticello.
Arrivò sul balcone, guardò in camera ma era vuota. Si guardò intorno preoccupato.
-"Ma dove diavolo è finita?"- esclamò.
Ad un certo punto vide il cielo oscurarsi e il vento diventare forte.
Spiccò il volo, anche se le sue grandi ali iniziarono a far fatica difronte a quella tempesta.
Stava volando quando sentì un dolore lancinante al petto e cadde tra i rami di un boschetto.
Richiuse le ali e si alzò da terra, era ferito dai rovi su cui era finito. Sentì una risata, poco lontana e iniziò a correre. Aveva capito che qualcosa era successo, Ro non si trovava e si era alzata una terribile tempesta. Arrivò in uno spiazzo con un grosso albero rosso. Si avvicinò e guardò in alto. Una goccia gli cadde sul viso, si passò un dito e vide ciò che non avrebbe mai voluto vedere...sangue. Colava dalle foglie e sulla corteccia. Fece un balzo indietro. Un'altra risata, proveniva da dietro l'albero. Fece il giro e vide una figura con un velo nero che le copriva il volto.
La figura si tolse il velo e si girò verso di lui. Caleb sgranò gli occhi era Dianara. La scrutò dalla testa ai piedi.
-"Non lo sai, il nero si veste per il lutto"- rise,
Caleb la guardò -"Lutto? che lutto?"-.
-"Oh beh questo lutto"- fece dei passi in avanti, pochi affinché il suo mantello potesse rivelare il cadavere.
-"Non la riconosci? È la tua cara, in carne e ossa o meglio radici e fiori"- rise.
Caleb cadde in ginocchio -"Nonono"- gettò un urlo disperato mentre cercava di togliere le radici.
Dianara rise -"Che ingenua, mai leggere un'incisione su una lama"- fece penzolare il coltellino davanti al viso di Caleb.
Cal non riusciva a reagire, cercava di stringerla a sé mentre piangeva.
Si sentì un fruscio e poi una luce abbagliante. Dawidh, Anya e Gis erano arrivati.
Appena li vide, Dianara scomparve. Dawidh fece in tempo ad intravederla, capì e corse da lui.
Gis e Anya videro Ro e si portarono una mano sulla bocca. Daw strinse Caleb, mentre quest'ultimo si straziava. -"E' colpa mia, mi sono appisolato. Non dovevo, non dovevo. Se avessi fatto il mio lavoro ora lei sarebbe qui con noi con me"- piangeva.
Gli altri rimasero in silenzio mentre per il bosco riecheggiavano solo i singhiozzi del moro.
Le ore passavano e Caleb non si voleva staccare da lì, -"Dovremmo avvisare la sua famiglia"- disse Daw.
-"Andate voi, io non la posso lasciare non ora"- rispose mentre le accarezzava la mano fredda e cianotica.
-"La sua parte umana è morta, ma il suo spirito ancora c'è"- disse Anya.
Caleb sgranò gli occhi -"Lei è un angelo.. significa che è in parte viva"-,
"In parte si, ma se non lo sprigiona morirà anche in quella parte"- disse Daw guardandolo.
-"Dobbiamo provarci, per lei"- rispose il moro accarezzandole la fronte.
-"Come?"- chiese Gis,
-"Deve capire chi è veramente"- rispose Anya.
Daw guardò Cal -"Hai ancora i vostri ricordi...quelle delle vite passate?"-,
Caleb annuì, Dawidh sorrise -"Provaci..."-.
Cal tirò un respiro profondo -"E se non funzionasse?"- ,
- "Tu ora provaci, poi si vedrà"- rispose il biondo mettendo le mani di Caleb sulla fronte di Ro.
Cal chiuse gli occhi e iniziò a concentrarsi. Ogni ricordo era prezioso, chiaro, come se fosse appena accaduto. Invece erano passati secoli. Ogni vita passata, ogni loro momento tutto. Lasciò cadere una lacrima che finì su una radice, dopo poi divenne secca e scura. Ci stava riuscendo, le radici la stavano lasciando.
Ad un certo punto una luce bianca avvolse tutto.RO POV
Il vuoto la circondava, non pensava che dopo la morte non ci fosse nulla. Era un limbo eterno, lei aveva sperato in qualcosa da vedere, ma nulla. Si ritrovava a girare nel vuoto. Fino a che qualcosa di luminoso non interruppe tutto quel buio. Era un buco che proiettava immagini. Ro le guardava, poi vide un volto... quello di Caleb. Rimase stranita nel vederlo in un ambiente così strano, non era nel loro tempo era passato, qualcosa di già compiuto. Accanto a lui una giovane donna dai capelli ricci biondi...Era lei, in chiesa con lui, seduta tra i banchi.
Si voltò e vide una figura angelica andarle incontro. Lei si mise a correre. Le due figure si unirono e tutto divenne bianco
Sentì solo un fischio assordante e poi aprì gli occhi. Era tutto sfocato, ma due occhi verdi risaltavano... erano quelli di Caleb, insieme al suo sorriso. Rimase a guardarlo senza dire una parola.
Credeva di esser ancora morta e quindi di non riuscire a parlare. Sentì le sue carezze sul viso e piano piano sorrise di ricambio.

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La ragazza di Luna
FantasiaIn un paesino, in una notte estiva venne alla luce una ragazza dagli occhi neri e la pelle bianca. Non sapeva cosa aveva in serbo il destino per lei.