Capitolo 1

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"vediamo... credo che sia l'appartamento giusto questo"
Noriaki Kakyoin figlio di una ricca famiglia si è appena trasferito dal Giappone in Italia, per l'esattezza a Milano. Motivo di tale scelta fu per poter frequentare l'accademia di belle arti, sogno che ebbe fin da bambino. Egli fu sempre affascinato dall'italia questo perché il patrimonio artistico che poteva offrire era davvero vasto. L'unico problema che lo ostacolava peró, era quello di trovare un alloggio. Così bazzicando su internet, trovó un annuncio di un certo Polnareff che era alla ricerca di un coinquilino con cui condividere l'affitto. Il prezzo non era male pensó, decise così di fare un tentativo.
Con mani sudate dal nervoso e valigia alla mano, suono il campanello di quella che diverrà la sua nuova dimora.
Ad aprirgli fu un ragazzone che sarà stato come minimo alto due metri, con sguardo glaciale e capelli neri e un buffo cappellino che il rosso a primo impatto trovó adorabile.
"mi scusi percaso lei è Jean Pierre Polnareff? "
"no" disse lo sconosciuto sbattendogli la porta in faccia senza dire altro.
Kakyoin rimase intontito dalla situazione e decise di riprovare, provando anche una certa irritazione data dalla scarsa educazione del tipo. Risuonó.
"mi scusi ma lei è per caso..."
"senti ragazzino, quale parte del "no" non hai capito la n o la o?"
"si okey, ma vede io al telefono ho parlato con questo Polnareff e mi ha detto di recarmi a questo indirizzo a questa ora, per un colloquio, perché sta cercando un coinquilino per poter condividere le spese del..."
"ferma ferma ferma un attimo, cosa significa sta storia? Quel maledetto figlio di-" non riuscì a finire la frase che il suo telefono squilló, era proprio lui. Decise di rispondere.
"è già arrivato?" disse la persona dall'altro capo del telefono.
"proprio te cercavo razza di idiota, spiegami sta storia, perché ho un ragazzino davanti alla mia porta?"
"beh sai, Jotaro hai ventiquattro anni e sai, sei solo da troppo tempo... Pensavo che un po' di compagnia non ti avrebbe guastato, e sicuramente se te ne avessi parlato mi avresti mandato a cagare, quindi ho pensato di pensarci io"
"beh hai calcolato male, che minchia dovrei fare ora?!"
"per prima cosa mostrargli la cas-"
"fottiti Polnareff" chiuse velocemente la chiamata e posó di nuovo lo sguardo sul ragazzo davanti a lui.
"quindi posso entrare o mi fai fare la muffa qua fuori?"
"è già tanto se non ti sto rispedendo da dove sei venuto" gli disse il moro facendolo passare.
Kakyoin, entró e fu sorpreso di quanto fosse bella e in ordine quella casa, si vedeva che abitasse da solo, il salotto era enorme, talmente grande da esserci addirittura un pianoforte.
"senti moccioso, non so cosa ti abbian-"
"Noriaki" disse mentre continuó a girarsi intorno esplorando quel ben di dio di casa.
"Noriaki Kakyoin mi chiamo, non moccioso" continuó andando verso di lui porgendogli la mano. Il moro la guardo stranito, lo sorpassó e continuó il suo discorso.
"maleducato fino al midollo..."sussurró il ragazzo più piccolo.
" Jotaro Kujo, senti non so cosa ti abbiano detto, ma io non sto assolutamente cercando un coinquilino okey?"
" sicuro? Perché da quanto ho potuto ascoltare, sei una persona molto sola... "
" hey frena non sto cercando una dama da compagnia..."
"senti, sinceramente non mi interessa quello che cerchi fammi restare per favore"
"no"
"posso aiutarti con l'affitto se vuoi"
"tu? Con l'affitto e come?"
"diciamo che la mia famiglia non è povera" disse vantandosi un poco.
"un figlio di papà quindi..."
"allora accetti o no?"
"dipende... Sporchi in giro? Odio lo sporco"
"direi di no"
"non ti aspettare che solo perché paghi metà della casa poi fare i festini da adolescente ribelle, scordatelo"
"e come potrei mi sono appena trasferito l'unico che conosco è lei"
"puoi anche darmi del tu ho ventiquattro anni non penso di essere così vecchio"
"a giudicare dal tuo atteggiamento si ma non e questo il punto, quindi accetti o no Jotaro Kujo?!" chiese Kakyoin tendendo di nuovo la mano nella speranza che accettasse.
Gliela strinse un po' troppo forte e gli disse
"al primo errore ti sbatto fuori"
"non te ne pentirai" gli disse con un enorme sorriso.

Felice di questa piccola vittoria, si butto sul letto di quella che è diventata la sua nuova stanza. Che strano tipo però che è questo Kujo, non solo è strano ma anche un grandissimo stronzo, ma lo incuriosiva, pensó Kakyoin. La pancia iniziò a brontolargli era da quando atteró con l'aereo che non mise cibo sotto i denti, ma un dubbio gli sorse in quel momento, come doveva comportarsi in questo caso? Decise di dirigersi in cucina.
"scusa maaa Jotaro, ho fame, che dovrei fare?"
"sono il tuo coinquilino purtroppo non il tuo maggiordomo, vatti a fare a spesa"
"sono le dieci di sera...non è che sua maestà mi concede di usare il suo di cibo?"
"arrangiati"
Dopo questa inutile e irritante conversazione, Kakyoin spazientito decise di farsi un panino.
"sei sempre così simpatico con le persone?"
"no, so fare anche di meglio"
"no seriamente non mi stupisce che tu viva da solo"
Jotaro lo fulminó con lo sguardo.
"non te lo ha chiesto nessuno di vivere qui"
"che stai facendo?" chiese il rosso cercando di cambiare discorso con la bocca piena.
"preparo la lezione per domani"
"lezione???"
"si sono docente universitario"
"uuhh che figata, di che cosa??" gli domandó con tanta insistenza, mentre si avvicinó di più a lui incuriosito
"biologia marina"
Noriaki scoppio a ridere
"che cazzo c'è da ridere..."
"no niente è che... Oddio... Non pensavo che una persona come te fosse così amante degli animali!"
"beh sentiamo, riccone come mai ti sei scomodato da dove eri, per venire fin qua a rompermi il cazzo"
Il rosso tornó di nuovo serio.
"tra una settimana, inizieró l'accademia delle belle arti, ho sempre amato l'Italia e le sue bellezze artistiche...inoltre volevo cambiare aria..." disse tristemente, abbassando di poco lo sguardo.
Jotaro rimase stupito da quelle parole, non si aspettava che una persona come lui che a primo impatto sembrava tanto sicura di sé e arrogante potesse avere un lato così colto. Doveva forse ricredersi? Notó anche sul suo viso un velo di tristezza ma per rispetto non volle andare oltre, insomma non erano di certo affari suoi e di sicuro non gli interessava nemmeno saperli.
" su avanti vai a dormire..."
"mica ho sei anni che devo dormire, quando me lo dice il paparino" gli rispose tornando col suo tono strafottente.
"casa mia regole mie"
Kakyoin sbuffo e si diresse nella sua stanza lasciando da solo il moro.
"sarà davvero una lunghissima convivenza..." mormoró tra sé e se mentre cadde in un profondo sonno, stanco da quel interminabile giornata.


Un appartamento per due (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora