Capitolo 19

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Kakyoin diede la notizia della sua partenza la sera stessa ai suoi amici. Si ritrovó in quello che ormai sarebbe stato il suo vecchio appartamento.
la casa era buia, odorava di chiuso e di bevanda alcolica misto a fumo. Vide una sagoma stravaccata sul divano, sul vetre poggiava il posacenere, e l'unica fonte di luce proveniva dalla sigaretta accesa del moro. Quest'ultimo notó la sua presenza, ma non disse una parola. In fondo era lui il primo ad aver chiuso quello che era il rapporto più bello che avesse mai avuto con una persona. Non gli degnó di uno sguardo.
"sono venuto a prendere le mie cose...  da mettere in valigia" disse raggiungendolo.
"anche se non stiamo più insieme non ti vieto di vivere qui..." quelle parole fecero male ad entrambi, come coltelli affilati.
"non hai capito... Me ne vado via, torno in Giappone"
Jotaro si tiró su di scatto, provando  un giramento di testa dovuto alla sbronza della sera prima.
"come sarebbe a dire..."
"non ha più senso stare qui..."
"noriaki..."
"che c'è!? Adesso ti dispiace razza di idiota?! Dovevi pensarci prima!!"
"tu sei così testardo!!"
"non ti sei fatto vivo Jotaro!!!"
"ho avuto paura!!! Ti ho ferito anche se è stato un malinteso!!! È stato lui a baciarmi, non hai la minima idea di quanto stia male!"
Jotaro seguì Kakyoin verso la sua stanza.
"vedi è questo il tuo fottuto problema kujo! Ti ha baciato, tu non hai minimamente pensato a venirmene a parlare, sei semplicemente sparito, come avrei dovuto interpretare la cosa eh? "
Il moro lo immobilizzó al muro.
"ho avuto paura! Lo vuoi capire?"
"sono stufo di te e di questa tua paura, ti ho sempre detto che avremmo affrontato tutto insieme" si scansó di colpo, e mise tutto ció che aveva nella valigia, aprì l'armadio tirando fuori tutto il contenuto.
"sei un ragazzino, non puoi capire..."disse senza pensarci. In fondo per quanto lo amasse, nel profondo ha sempre pensato di essere la persona sbagliata per lui. Kakyoin smise di colpo di raccattare i vestiti e di colpo si giró verso di lui.
" quindi è questo quello che hai sempre pensato di me... In tutto questo tempo, che sono un ragazzino, un moccioso"
Si tiró via il braccialetto che ebbe al polso,quello che Jotaro gli regaló, e glielo lanció addosso.
"ecco tienitelo, regalalo a qualcuno di meglio..."
"Kakyoin io..."
"no, sono solo un fottuto illuso ecco cosa sono, forse ero solo io a crederci veramente "
Il rosso inizió a piangere, senti le lacrime calde scendergli lungo le guance. Jotaro capì, capì in quel momento che troppo era il male che gli aveva fatto. Aveva ragione, lui lo amava lo amava da morire, era pazzo di lui. Lo aveva reso un poco migliore, quel piccolo moccioso di diciotto anni dai capelli rosso fuoco, aveva saputo ribaltarlo come un calzino. Ma appunto perché lo amava così tanto, e lui così fragile, imperfetto, scorbutico, alcolizzato e ancora molte volte fin troppo immaturo in fatto di relazioni umane, che decise di lasciarlo andare. Per quanto lo amasse, non era in grado, ci ha provato, ma non era abbastanza. Si ripeteva sempre a sé stesso che lo amava. Che sarebbe bastato questo, ma ancora lui non aveva fatto i conti fino in fondo con le sue insicurezze. Del fatto che ciò che lo impediva di lasciarsi andare  era dato che, troppa era la paura di soffrire, di legarsi a qualcuno per poi essere abbandonato, come fece suo padre. Rifiutandosi sempre di condividerlo con qualcuno, troppo orgoglioso per farsi aiutare. Ora capiva quanto ció fece danneggiare Kakyoin e la loro relazione.
Anche Jotaro, non riuscì a trattenersi.
"mi dispiace Noriaki..."
Si avvicinó, lo bació, e potè sentire le sue lacrime salate.
"dovresti andare ora... "
Entrambi si diressero verso la porta di ingresso.
"sai... credevo che venendo qui, avremmo potuto parlare...ma a quanto pare non riesci proprio a capire..."
"capire che cosa?!"
"che non tutti sono come tuo padre... Io non ti avrei mai abbandonato per nulla al mondo, ti amavo, ti amo ancora, e ti amo perché quando sono venuto in questa città mi sentivo solo, disperso, sapevo di esser da solo a dovermela cavare, ero io contro tutti. Ma poi sei arrivato tu, parlando e aprendomi avevo capito di essere totalmente diverso da te, eppure... Ho amato ogni singola cosa di te. Il tuo rispondere male, il tuo sarcasmo, il tuo essere fottutamenfe ordinato, ogni cosa per te doveva essere al suo posto. Ho amato anche tutte quelle volte in cui discutevamo per quello stupidissimo cappello, lo adori talmente tanto da farci anche la doccia a momenti, ma questa è solo una piccola parte. Sopratutto ciò che di più ho amato era quello splendido sorriso che ogni volta indirizzavi esclusivamente a me" disse abbozzando un sorriso forzato, cercando di ricacciare dentro le lacrime, non voleva piangere, non un' altra volta. Voleva smettere di provare quel senso di pesantezza e nausea, che ormai da giorni facevano parte della sua quotidianità. Jotaro tiró giù la visiera del suo cappello, il motivo era semplice anche lui era sull'orlo di piangere di nuovo.
Jotaro non disse nulla.
"addio Jojo"
"aspet-" ormai era troppo tardi, la porta si chiuse, e fu così che lo perse definitivamente.

Il giorno seguente. Fecero irruzione Polnareff, Giorno e Josuke.
Tutti e tre senza nemmeno bussare, entrarono nella sua stanza, svegliandolo di soprassalto.
"JOTARO PORCA DI QUELLA PUTTANA MA DEVO DEDURRE CHE TI SEI RICOGLIONITO?" urló il suo migliore amico.
"ero appena riuscito ad addormentarmi, possibile che quella porta è sempre aperta, ci devo mettere un lucchetto!" disse il moro, tenendosi su la testa dalla stanchezza con una mano.
"vestiti" disse Josuke lanciandogli in faccia i suoi vestiti.
"per andare dove?"
"in aeroporto idiota, devi impedire a Kakyoin di prendere quel fottutissimo aereo" disse Polnareff.
Giorno seguì con lo sguardo tutta la discussione.
"e perché mai, ci siamo mollati, non è più il mio ragazzo...non mi importa"
Il suo migliore amico gli tiró un pugno in piena faccia facendogli uscire il sangue dal naso. Jotaro se lo tenne dolorante.
"ti sei bevuto il cervello?"
"perché potrai anche prendere per il culo te stesso, piangerti addosso e pensare che non meriti nessuna felicità di questo mondo, pensare che in verità di quel ragazzino non ti interessi nulla, quando per colpa sua, e per quanto tu sia stato di merda per tutta questa situazione io ti abbia dovuto raccogliere il tuo vomito, dopo ogni sbronza. Potrai anche dire anche alla Madonna se per questo che di Kakyoin non ti interessa nulla, ma a me, che sono il tuo migliore amico da venticinque anni, fidati e stai pur certo, che non me la bevo. Quindi tu ora alzi il tuo fottuto culo e vieni con noi"
"Polnareff no"
"perché devi vietarti di essere felice?"
"non sono sicuro di riuscire a prendermi cura di lui"
"Jotaro ascolta, nessuno è mai sicuro di nulla, non puoi mai sapere come vadano le cose, ami quel ragazzino, lui ama te e si vede, tira fuori gli attributi, e tieniti stretto ciò che vuoi veramente"
"detesto dirlo ma capelli strambi ha ragione, voglio bene a Kakyoin così come anche Giorno e di sicuro non lo vogliamo dall'altra parte del mondo, quindi idiota alza il culo" disse Josuke.
Jotaro lì guardó titubante, ma forse, un tentativo lo avrebbe anche potuto fare.
"andiamo!"

Un appartamento per due (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora