Capitolo 18

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Kakyoin non parló con Jotaro. Da quel giorno, e non aveva la minima intenzione di tornare in quella casa. Non solo, nemmeno suo padre sentì più, nonostante le insistenti telefonate da parte dell'uomo. Tutto quello che voleva era rimanere solo, con la sola compagnia dei suoi due migliori amici, che con gentilezza lo ospitarono, gli unici che in quel momento lo capirono. Aveva il cuore spezzato, si senti perso, il dolore che provava dentro lo divorava giorno dopo giorno. Il ricordo di quel pomeriggio si fece sempre largo dentro la sua mente, si senti tradito, non solo da Jotaro ma anche da Caesar che nonostante i suoi continui dubbi, decise di dargli comunque  fiducia. Si sentiva uno schifo.

"Kakyoin sei sveglio? posso entrare?" chiese una voce oltre la porta.
Si ritrovó sdraiato sul letto reduce di un lungo pianto silenzioso, l'ennesimo. Era ormai sera.
"si entra pure"
Giorno fece ingresso nella stanza, con una tazza di thè caldo in mano seguito da Josuke. Entrambi si sedettero affianco a lui.
"come ti senti?" chiese notando le lacrime residue del suo amico.
"uno schifo"
"ti ha contattato?"
"no le ultime Trenta telefonate sono da parte di mio padre"
"tsk è proprio un coglione quando fa così" esortó il moro.
"Josuke..." lo guardo male il biondo.
"no Giorno, ha ragione, Jotaro non si è nemmeno degnato di rincorrermi, di cercarmi, nemmeno una fottuta spiegazione, mi ha fatto capire che di me non gli importa... Erano tutte false promesse le sue"
Kakyoin si mise seduto, e Giorno gli posó una mano sulla gamba in segno di conforto. Gesto che non passó inosservato a Josuke, che, per quanto fosse innocente, non poté che provare una punta di fastidio. Ma capì che non era il momento.
"Nori, non dire così..."
"no, non voglio vederlo, almeno per il momento... Non saprei nemmeno che cosa dirgli, non c'è la farei...mi viene la nausea solo a pensarci"
"anche perché, quello in casa mia non ci entra"
"Noriaki prima o poi dovrai affrontarlo lo sai?"
Tutti e tre sussultarono nel momento in cui il campanello suono con insistenza spaventandoli.

"dove stai andando Jotaro?"
"devo... Devo raggiungerlo..."
Polnareff, posó il libro che stava leggendo seduto nel salotto del suo migliore amico.
"jotaro? Jotaro perché sei ancora ubriaco? Pensavo di avertele confiscate, no, tu non ci vai in quello stato da lui..."
"non sono affari tuoi francese, dove si trova lui ora?"
"a casa di Josuke"
"lo hai sentito? Come sta? Sta bene?" chiese barcollando un poco, cercando in tutti i modi di stare in piedi.
"si, ma tu non puoi andarci in queste condizioni..."
"non me ne frega, io ci devo andare..." non curandosi di ciò che pensasse il suo amico, uscì di casa.
"oh maledizione, perché non mi ascolta mai!!" prese la giacca dall'appendiabiti e lo segui a ruota, accertandosi che non  facesse qualche sbaglio.

Arrivarono a destinazione, Jotaro pigió con estrema insistenza il campanello. Sentì dei passi sempre più vicino, sentendosi sempre di più nervoso.
"arrivò arrivo, chiunque tu sia basta che non mi spacc-" le parole gli morirono in gola, nel momento in cui vide la possente figura di Jotaro davanti a lui.
"che cazzo ci fai qui Kujo?"
"dove è lui?"
Il suo interlocutore incroció le braccia  al petto.
"lui, non vuole vederti..."
"DIMMI DOVE È?" urló
Polnareff gli mise una mano sulla spalla.
"amico calmati..."
"NON DIRMI DI CALMARMI..."
Nel frattempo, Kakyoin e Giorno si avvicinarono verso l'ingresso,attirati dal trambusto.
"Josuke ma che sta succedendo...?"
Entrambi dopo tanto si rividero, il volto del moro si vece più rilassato, perdendo qualche battito, nonostante il suo viso stanco e segnato dalla tristezza, lo trovava comunque bellissimo.
"che ci fai qui... " chiese con tono freddo.
"Kakyoin non sei costretto, se non vuoi" disse Giorno
"ti prego... Ho bisogno di parlarti..."
Il rosso si avvicinó a lui, quasi sul punto di piangere.
"per dirmi cosa... Che ti ho visto avvinghiato a quello stronzo, ti ha baciato... E il tuo silenzio ne è stata la conferma, che di me non te ne frega un cazzo"
"ma kakyoin io..."
"non voglio... Non adesso... Sono stato male per te, ho aspettato, e non ti sei nemmeno fatto vivo in questi ultimi giorni cosa avrei dovuto pensare? "
kakyoin senti un odore pungente emanare da lui.
"hai anche bevuto, come puoi pretendere..."
Jotaro cercó di accarezzarli il viso.
"non toccarmi ti prego..."
"Kakyoin..." non seppe cosa dire, eppure per tutto il tragitto per quanto la sua mente glielo permise si preparó un discorso mentale da fargli una volta incontrando, spiegandogli che tutto ciò che aveva visto era solo un grosso malinteso. Ma in quel momento davanti a quello sguardo deluso, non seppe veramente che cosa dirgli. Quel castello fatto di certezze che aveva in quel momento, si sgretoló nel momento in cui quegli occhi stanchi lo guardarono.
"Jotaro dovremmo andare..."
"NO, NO KAKYOIN TI VOGLIO..."
"CERTO KUJO MI VOLEVI ANCHE QUANDO LA BOCCA DI QUELLO ERA SULLA TUA ANCHE LI MI AMAVI KUJO?"
"NON È COME PENSI!!"
"E COME DOVREI INTERPRETARLO Eh? TUTTE QUELLE PROMESSE KUJO, PERCHÉ!? SEI STATO PROPRIO TU A DIRMI CHE AVRESTI FATTO DI TUTTO PER NON FERIRMI"
entrambi urlarono stremati sotto lo sguardo dei loro amici che ascoltarono in silenzio, dopo tanto tempo Kakyoin riuscì a far uscire tutta la rabbia in corpo.
"ti amo Noriaki..." disse semplicemente.
"perché non riesco a crederti?"
"torna a casa con me... ti prego..."
"non c'è la faccio! Va bene? non riesco adesso..."

Jotaro si avvicinó sempre di più a Kakyoin, ma quest'ultimo indietreggió.
"ti prego... Cerca di capire..."
Si giró dandogli le spalle intento a rientrare in casa. Il moro, preso dal momento, dalla rabbia, e per colpa del l'alcool, dalla sua bocca uscirono parole, che mai nella vita da quando aveva incontrato Noriaki avrebbe mai voluto pronunciare.
"SAI CHE C'È?!?!"
Polnareff cercó di trattenerlo.
"È FINITA! È FINITA, NORIAKI, ME NE VADO DALLA TUA VITA"
"NO SONO IO CHE ME NE VADO"
Kakyoin scappó dentro casa piangendo, era finita pensó, quella parola gli fece davvero tanto male. Non era così che doveva andare, gli avrebbe parlato, lo avrebbe fatto ma non era quella la sera giusta. Jotaro non lo aveva capito. Ed entrambi finirono solo per peggiorare la situazione.
"Jotaro andiamocene..." disse il suo amico per la seconda volta.
"se questo era il tuo modo di risolvere ci sei riuscito complimenti genio" disse Josuke sbattendo ad entrambi la porta in faccia.

"e adesso che si fa?" chiese Giorno
"non ne ho idea, non pensavo che sarebbe andata così, non ci voleva..." entrambi raggiunsero la stanza di Kakyoin per consolarlo. Sentirono la sua voce, era al telefono, e intenti ad origliare si appostarono dietro la porta.

Kakyoin prese il telefono, al terzo squillo, la persona dall'altro lato della cornetta rispose.

" Noriaki finalmente ti sei deciso a rispondere..."
"papà?!" disse con la voce rotta dal pianto.
"figliolo stai piangendo?"
"torniamo in Giappone" disse semplicemente.

Josuke e Giorno si guardarono increduli.







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