Capitolo 13

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Come erano soliti a fare Giorno e Josuke si ritrovarono al solito bar, in attesa che il loro terzo amico come al solito in ritardo, li raggiunse. Entrambi si accomodarono al tavolo, e il biondo non poté che notare un gruppo di ragazze che fissavano senza scrupoli parlottando tra di loro, il ragazzo seduto davanti a lui.
"... Quindi in sostanza ieri sono andato sulla luna" esortó il moro con un assurdità, cercando in tutti i modi di attirare la sua attenzione, notando che il suo amico non lo stesse minimamente ascoltando.
"Josuke ma è fantastico..." ritornó con il cervello alla realtà, non distogliendo lo sguardo dalle ragazze, sguardo che se poteva, le avrebbe incenerite.
L'altro alzó gli occhi al cielo, confermando la sua ipotesi.
"sei un cretino... Non mi stavi nemmeno ascoltando, mi spieghi cosa guardi con così tanta intensità?"
Giorno tornó con gli occhi su di lui, perdendosi in quegli occhi azzurri contornati da lunghe ciglia, che per anni, fin dall'infanzia, non si era mai stancato di guardare. Josuke per la seconda volta di fila cercó di riportarlo con i piedi per terra, sventolandogli una mano davanti.
"mamma mia amico sei parecchio distratto oggi ma che succede?"
"niente...le solite ragazze che ti fissano, andare in giro con te è sempre stato difficile, le detesto mi sento osservato" disse mentendo reggendo la sua testa con la mano, con aria sconsolata. Lui detestava che l'oggetto dei loro dei desideri fosse il suo migliore amico.
"ah quelle? Mah ormai non ci faccio neanche più caso...so già chi guardare...." il biondo lo guardó stranito cercando in tutti modi di comprendere quell'ultima frase.
"comunque... Quanto ci mette quel ragazzo? È in ritardo"
Giorno adorava Noriaki su questo ne era certo, era un preziosissimo amico, ma ció che non gli andava giù era di come Josuke fosse costantemente in pensiero per lui, era tipico del moro nonostante non lo volesse mai ammettere, preoccuparsi sempre per gli altri, questo il biondo lo sapeva molto bene. E se da un lato lo rendeva orgoglioso del suo amico dall'altro provava sempre un pizzico di invidia.
"se sei così in ansia perché non lo chiami?" disse con tono freddo. Josuke si sporse oltre il tavolo, quel tanto che bastava per avvicinare il suo viso a quello del suo interrlocutore, gesto che fece arrossire entrambi. Ma sopratutto fece aumentare le palpitazioni.
" sei geloso per caso? "
" n-n-o ma che dici? Dico solo di lasciarlo vivere...prima o poi arriverà..." disse con tono imbarazzato cercando in tutti modi di guardare altrove. Il moro notando il suo imbarazzo, tornó nella sua posizione normale.
"guardami Giorno..." ordinó con tono serio.
Alzó lo sguardo, incatenandolo al suo. Senza rendersene conto del gesto che fece, prese delicatamente la mano del suo amico e gli disse.
"ricordati questo, tu sei importante, lo sei sempre stato. Tu per me, vieni prima di qualunque altra persona"
Giorno, vedi io... " non fece in tempo a finire la frase che una figura ansimante piegata in due dalla fatica si materializzó davanti a loro. Facendo ritrarre le mani di entrambi, colorandosi di rosso le guance di Josuke.
" scusate il ritardo" disse Kakyoin
"ce ne hai messo di tempo... "  Giorno sorrise.
Il suo migliore amico rimase spaesato davanti a quel sorriso, quel maledetto sorriso che lo aveva accompagnato per diciotto anni. Risata che non avrebbe mai smesso di ascoltare.
"sarà per la prossima volta" pensó

"... E per oggi concludo la lezione" gli studenti si alzarono, propensi ad uscire dall'aula. Ma una voce famigliare che sentì farsi sempre più vicino, attiró la sua attenzione. Era Caesar.
"professore! La sua lezione è stata straordinaria"
"oh beh, grazie, in effetti non era una lezione facile quella di oggi spero di essere stato il più chiaro possibile" disse Jotaro, mentre mise nel suo zaino il suoi appunti, sfoderando uno dei suoi sorrisi migliori compiaciuto del complimento.
Entrambi si incamminarono verso l'uscita.
"senti mi chiedevo, non è che ti va di andare a bere qualcosa, si insomma mi piacerebbe approfondire l'argomento "chiese cercando di strappargli un appuntamento con una scusa banale.
Il moro lo guardó stranito per la strana proposta.
"anche volendo, non potrei sto raggiungendo Kakyoin mi sta aspettando al solito bar gli ho promesso che sarei andato a prenderlo" gli disse tirando fuori dalla tasca il suo pacchetto di sigarette, sfilandone una con la bocca per poi accendersela.
"esattamente che rapporto c'è tra te e lui?" Chiese lo studente senza tanti giri di parole,cercando di indagare il più possibile.
Jotaro quasi non si soffocó con la sua stessa saliva.
"che domande sono... Sono comunque il tuo professore"
"hai ragione perdonami"
Da lontano videro i tre amici, e Kakyoin con grande enfasi lo salutó Jotaro stringendogli le braccia al collo. Facendo provare a Caesar una nota di gelosia.
"ragazzi io per stasera passo..." disse il rosso ai tre amici per poi salutarli.
I due coinquilini si avviarono verso casa, Jotaro era pensieroso per via della domanda scomoda fatta dal suo studente poco fa. Perché mai gli ha fatto una domanda del genere pensó.
"tutto bene Jojo?" chiese Kakyoin vedendo il suo volto preoccupato. Il moro decise di non dirgli nulla, evitando di incupire l'atmosfera piacevole creatasi tra di loro.
"tutto bene, esattamente cosa dovevi fare tu stasera??" cerco di cambiare discorso.
"niente di che volevano uscire e fare un giro, ma sai ho pensato..." ormai erano quasi all'appartamento, quando Kakyoin gli si paró davanti con sguardo malizioso.
" di stare un po' con te stasera  sai...io e te... da soli"
Jotaro lo sbatte al muró e aderì il suo corpo al suo, leccandosi un labbro.
"mhhh, l'idea mi piace... Continua... che vorresti fare? " gli chiese iniziando a lasciargli baci lungo il collo facendolo ansimare.
"dammi almeno il tempo di arrivare a casa..."
"potresti non arrivarci..." affermò con voce roca, mordicchiandogli l'orecchio.
"J-Jotaro..." disse mentre l'altro gli infiló una mano sotto la sua camicia stuzzicandogli il capezzolo.
"s-s-sul serio prima arriviamo e prima mi avrai"
"quando dici così mi ecciti Kakyoin...sei bellissimo..." gli disse sfrizzandogli una natica facendolo sussultare.
Arrivati, entrambi rimasero sorpresi, se non sbalorditi nel vedere una figura di mezza età appoggiato davanti alla porta con un enorme valigia al suo affianco. E Kakyoin riconoscendo la sagoma davanti a loro incredulo esclamó.
"PAPÀ?!"

Un appartamento per due (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora