Capitolo 20

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"non puoi andare più veloce??"  I quattro si ritrovarono in macchina, spediti verso l'aeroporto.
"Jotaro, ho praticamente superato il limite di velocità, così mi farai arrestare..."
"questo è il tuo concetto di andare veloce?"
"tu non hai nemmeno la patente!" disse il suo amico tenendo fissi gli occhi sulla strada.
"vi sembra questo il momento di mettersi a discutere?" chiese Josuke, reggendosi il può possibile.
"l'avevo, semplicemente mi è stata revocata per guida in stato di ebbrezza!"
I due amici seduti nei sedili posteriori, si guardarono straniti.
"e se Kakyoin non dovesse cambiare idea? Hai pensato a qualcosa su come convincerlo a rimanere? " domandó Giorno preoccupato di perdere uno dei sei più cari amici. Posó involontariamente la mano su quella del suo migliore amico, facendogli diventare il viso rosso  per l'imbarazzo. Di rimando Josuke gliela strinse. Il moro potè vedere la scena dallo specchietto, quel piccolo gesto lo fece sorridere. Questo perché entrambi erano ignari di piacersi l'un l'altro, ma il loro comportamento diceva tutt'altro.
"sinceramente no, penso che andró a sentimento..." disse guardando fuori dal finestrino le macchine sfrecciare, in pensiero su cosa potrebbe accadere da lì a poco.
"se anche in questi ultimi giorni, ti sei affidato al sentimento, devo dirtelo amico mio, che hai fatto veramente schifo..." Jotaro non ascoltó, le parole del suo migliore amico, ma guardó l'orologio.
"MERDA È TARDI POLNAREFF, SBRIGATI! "
Finalmente dopo un viaggio che sembrava infinito, poterono scorgere da lontano aerei atterrare, sinonimo che la meta era vicina.
Una volta  davanti all' ingresso, jotaro non diede nemmeno il tempo di spegnere il motore che si ritrovó già subito all'interno dell' edificio.  L'unico problema però, era che non aveva la più pallida idea di dove andare. I tre amici lo raggiunsero.
"CHE GATE È!!!??"
"calmati pazzo, siamo pur sempre in un luogo pubblico, penso che sia il cinque, si ci aveva detto cinque no?!" chiese Josuke cercando conferma negli occhi di Giorno, che rispose annuendo.
"okey andiamo! "
"si ma aspetta..." il suo amico lo fermó
"che c'è Polnareff! Faremo tardi, non voglio perderlo, non un' altra volta..."
Gli poggió una mano sulla spalla.
"stavolta non fare cazzate"

Kakyoin era seduto su una panchina, in attesa di prendere il volo, suo padre era al suo fianco. Non si aspettava che sarebbe finita così. Sperava almeno in un saluto da parte dei suoi amici, nonostante il giorno prima tutti e tre si videro, facendo una piccola festa di addio. O forse ció che si aspettava era altro.
"i tuoi amici non verranno?" chiese suo padre.
"temo di no..."
L'autoparlante annunció il numero del loro aereo. Si era fatto tardi, e nessuno ormai lo avrebbe più fermato. Prese la sua valigia e si avviarono. Si guardó indietro un'ultima volta.
"NORIAKIIIIII!!!!!!"
Si giró di scatto, la voce che sentì chiamare il suo nome gli fu familiare, cercó quella voce in mezzo alla folla, ma non vide nessuno. Forse se lo era  immaginato.
"NORIAKIIIIIII!!!"
"Jotaro abbassa la voce ci stanno guardando tutti..." lo rimproveró Josuke.
Kakyoin non poté credere ai suoi occhi, i suoi amici, seguiti da Polnareff e Jotaro si fecero largo tra le persone. Alla vista di quest'ultimo, il suo cuore battè all'impazzata, cosa ci faceva lui qui. Finalmente riuscirono ad incontrarsi.
"che ci fai qui Jotaro..." chiese con tono piatto, cercando di non far trapelare la sua felicità.
"sono qui per te..."
"non credi che sia un po' tardi?"
Il padre di Kakyoin, si intromise.
"dobbiamo andare... Non perdere tempo con questo..."
"la prego aspetti un momento...io...io devo parlare con suo figlio"
"non pensi di avergli arrecato abbastanza danni? Quanto ancora vuoi distruggere la vita di mio figlio?"
Kakyoin lo fulminó con lo sguardo.
"taci papà! Voglio sapere cosa ha da dire"
Jotaro inizió a sudare freddo, strinse il braccialetto che gli aveva regalato da dentro la tasca della sua giacca.
"ecco, vedi... Io..." non riuscì a dire una parola, la voce gli morì in gola, stava avendo di nuovo paura, non sapeva che dire, i suoi muscoli si irrigidirono, e notó lo sguardo perplesso, irritato e deluso del suo amato.
"lo sapevo..."
"vedi figliolo? È solo un idiota"
"andiamocene papà, faremo tardi..."
Il moro in quel momento realizzó, realizzó che se lui fosse salito su quell'arreo lo avrebbe perso per sempre. Senza pensarci due volte, lo fece voltare e lo bació, lo bació senza neanche dargli il tempo di poter dire qualcosa, sotto lo sguardo incredulo di suo padre. Un bacio bisognoso, che in quel momento gli fece capire quanto gli era mancato e quanto aveva bisogno di lui.
"Jotaro..."
"stai zitto e fammi parlare, sai quale è un tuo brutto vizio? è quello che salti a conclusioni e non lasci spiegare..." il rosso si sentì offeso. Continuó.
"vieni via con me... Ti prego... Torna con me, voglio che torniamo a vivere assieme, voglio vederti di nuovo girare per casa, voglio te..."
"si ma..."
"non come coinquili, come una coppia vera Noriaki... condividere con te anche lo stesso letto"
"sul serio?"
"si voglio che di nuovo sia tutto come prima, non voglio che abbandoni, me i tuoi amici le tue passioni, e tutto ciò che ti sei costruito fino ad ora"
Jotaro lo avvicinó di più a lui, premendo la mano sulla schiena in modo che il corpo di Kakyoin potesse aderire al suo.
"dici che non ti rincorro, che non ti cerco, ti dico solo, che stamattina mi sono beccato un pugno, e ho quasi rischiato un incidente per venire fin qui." entrambi si misero a ridere.
"ma tutto questo è per te Noriaki, e non mi pento di nulla, nulla di quello che ho fatto con o per te"
Si inginocchiò, e gli prese il polso.
"j-j-ojo.. Ci stanno guardando tutti"
Gli mise il braccialetto che gli regaló tempo fa.
"cosa ti ho sempre detto? Lasciali guardare"
"e se non volessi Tornare con te?"
"vuol dire che partiró con te, qui, adesso"
a Kakyoin, sbocció un piccolo sorriso.
"Sei bellissimo quando ridi, ti amo così tanto"
"ti amo anche io"
Urlì e fischi provenirono dai tre amici, e Josuke, preso dall'emozione del momento, stampó un bacio sulle labbra a Giorno che lo fece rimanere di sasso.
"si ehm, scusami... Era la foga del momento" disse imbarazzato Cercando di guardare altrove. Giorno ridacchio di gusto, gli prese la mano facendo sussultare l'amico.
"certo che ce ne hai messo di tempo...quanto ancora volevi farmi aspettare?" gli disse, per poi baciarlo di nuovo.

Kakyoin si giró verso suo padre.
"mi dispiace papà, ma io rimango"
"lo avevo intuito" disse guardando le mani intrecciate di suo figlio a quelle del moro.
"tu continui a non piacermi delinquente... Posso darvi peró una tregua, ma da te Noriaki voglio che mi dimostri che te la sai cavare da solo, che sei responsabile"
"faró del mio meglio, buon viaggio papà!"
"vienimi a trovare ogni tanto"

Kakyoin dopo aver salutato per bene suo padre, si giró verso Jotaro.
"torniamo a casa?"
"torniamo a casa"

Un appartamento per due (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora