Capitolo 9

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"ma per sapere come stava, dovevate venire per forza tutti?" chiese Jotaro sulla soglia di casa sua ritrovandosi i quattro amici di Kakyoin e Polnareff.
"Si si spilungone a dopo la predica dove è? Sta bene? " chiese Josuke oltrepassandolo seguito dagli altri.
Il moro lo andó a chiamare, e mentre mise la mano sulla maniglia in procinto di aprirla.
"Noriaki sono venuti i tuoi..." la frase gli morì in gola nel momento in cui sentì una voce in piena collera.
"padre ti ho già detto che a casa non ci ritorno"
"non ho bisogno che mi cerchi te la compagna, ho già qualcuno che mi interessa"
"si e anche se fosse il mio coinquilino non sono cazzi tuoi"
"stai pur certo che non mi crea problemi"
Al suono di quelle parole Jojo, sentì una stretta al cuore, questo perché le sue paure che da tempo nutriva riguardanti Kakyoin, stavano diventando pian piano certezze, sapeva che non poteva funzionare, ma ormai era troppo tardi per tirarsi in dietro, e quelle dichiarazioni di questa mattina ne erano la prova, certo ne era felicissimo, ma nello stesso tempo grande erano la paura e il terrore di poterlo ferire e di farlo stare male, ma sopratutto deluderlo, deludere le sue aspettative.Nel frattempo la porta si spalancó di colpo,  ritrovandosi il soggetto dei suoi pensieri proprio davanti.
"oh scusami tanto" Jotaro notó i suoi occhi lucidi, bagnati.
"va tutto bene?"
"tutto bene Jojo" disse abbozzando un sorriso forzato.
"dico sul serio"
"Jojo davvero stai tranquillo" lo tranquillizzó posandogli una mano sulla guancia.

"allora mi sembravano famigliari le voci che sentivo dalla stanza!" esortó il rosso entrando nel salone seguito da un Jotaro ancora preoccupato.
"ci chiedavamo come stessi, ti abbiamo chiamato al telefono innumerevoli volte ma non ci hai risposto" disse Giorno.
"avete ragione mi dispiace infatti per farmi perdonare e dato che siete tutti qui potreste rimanere per pranzo che ne dite? "
"kakyoin non credo che..."
"sarebbe fantastico!" esclamó Polnareff. 
Tutti acconsentirono. Il rosso si giró verso il suo coinquilino in cerca di approvazione. Jotaro capì.
"fammi indovinare devo cucinare io vero?"
"lo sai che sono una chiavica Jojo"

Jotaro e Polnareff, si ritrovarono da soli in cucina, quest'ultimo intento nel dargli una mano.

"quindi alla fine hai ceduto" disse il suo amico dopo aver ascoltato gli eventi raccontati dal moro dalla sera prima fino a quella stessa mattina.
"non so se ho fatto bene"
"tu sei felice?"
"si ovvio ma-"
"allora basta questo" lo interruppe per poi continuare.
"da quanto tempo ci conosciamo? Da troppo, ed è da quando i tuoi genitori si sono separati che non ti ho mai visto così felice. Ma ogni volta che sei con lui lo vedo,Cambi, in questi mesi lo ho visto"
Jotaro non ne fu molto convinto e il suo amico lo potè notare dal suo sguardo. Gli mise una mano sulla spalla.
"hey, lo sai che da quando lui è qui tu non mi hai mai chiamato nel cuore della notte per colpa dei tuoi attacchi di panico?"
"sul serio?" 
"si" disse sorridendo
"sei talmente preso da quel ragazzo che non te ne sei reso nemmeno conto, quindi davvero, cerca di goderti quello che la vita finalmente ti offre e smettila di pensare per una volta in venticinque anni della tua vita! e poi per fortuna ti sei anche ammorbidito col carattere"
"che intendi dire Polnareff??"
"niente" cercó di allontanarsi
"Polnareff??"
"oh, si arrivo Kakyoin"
"non ti sta chiamando nessuno Polnareff vieni qui" disse ridendo di gusto, divertendosi per quel piccolo e giocoso battibecco.
Il suo amico sparì dalla sua visuale raggiungendo gli ospiti. E Il moro ritornó alle sue faccende, rimuginando su ció che il suo amico gli aveva appena detto, ora che ci pensava, erano mesi che non si svegliava più durante la notte, sudato, urlando con tutto sé stesso sperando che quella sensazione al petto e di irrigidimento che provava ogni volta, sparisse. Esattamente quando Noriaki Kakyoin era entrato nella sua vita. Capendo sempre di più quanto importante fosse la sua presenza. Immerso nei suoi pensieri il ragazzo sentì qualcuno dietro di sé.
"Polnareff se sei venuto qui per insul-"
Quando si giró per suo stupore ma anche fastidio si ritrovó la figura del biondo ossigenato che la sera prima aveva tanto detestato.
"ah sei tu"
Si avvicinò verso il più grande, e gli porse una mano.
"scusami non ci siamo ancora presentati, mi chiamo Caesar"
"Jotaro Kujo"
"oh io so benissimo chi è lei, posso darle una mano?"
"se proprio insisti accomodati, e sentiamo come fai a conoscermi?"
"frequento il suo corso, ma penso che lei non mi abbia mai visto, dato le innumerevoli studentesse che le stanno attorno, infondo lei è molto famoso per questo"
"mi fa piacere l'idea di essere scambiato per un maniaco" disse sarcastico.
"no mi scusi davvero! Non intendevo ma sa è davvero difficile non notarlo"
"non preoccuparti"
Caesar non gli stacco gli occhi di dosso nemmeno un secondo per tutta la durata della conversazione, e quando finalmente Jotaro alzó lo sguardo e lo puntó verso di lui se ne accorse.
"che c'è?" domandó
Il biondo si avvicinò pericolosamente al moro annullando la distanza tra loro.
"lo sa professore? che lei ha degli occhi bellissimi?"
"ookey, g-grazie" nel frattempo entró nella stanza Kakyoin, riuscendo in tempo, Jojo si allontanó. Azione che non fu indifferenze al rosso, che con lo sguardo fulminó Caesar. Quando quest' ultimo uscì dalla stanza seguito dallo sguardo di Noriaki.

"che cosa voleva?" chiese cercando di evitare quello che aveva appena visto.
"a quanto pare è un mio studente, frequenta il mio corso"
"in effetti Josuke e Giorno, me lo avevano accennato"
"prima o dopo che eri sbronzo? " il rosso gli schiaffeggio un braccio.
"sei veramente uno stronzo" gli disse ridendo.
"comunque è carino come ragazzo"
Jotaro sgranó gli occhi, lo prese per i fianchi e lo fece girare verso di sè
"come prego?"
"stavo solo scherzando, tranquillo  peró se devo essere sincero, se ogni volta che sei così geloso mi prendi così con arroganza potrei anche abbituarmici"
"mi pare ovvio, sei piombato nella mia vita, col cazzo che ti lascio ad altri" Kakyoin a quelle parole non potè che arrossire. Nonostante il suo carattere strafottente, si senti come una ragazzina alla sua prima cotta. Così di sorpresa gli lascio un bacio sulla guancia, facendo di conseguenza arrossire il più grande. La giornata passo velocemente, tra chiacchiere e risate. E dopo aver salutato i loro ospiti, entrambi esausti si buttarono sul divano.
"oddio non credevo che fosse così stancante" disse Kakyoin mettendosi a cavalcioni sopra Jotaro.
"ma se ho fatto tutto io moccioso"
"ho dovuto intrattenere, sai che fatica!"
"tu hai avuto la brillante idea di tenerli a pranzo io gli avrei anche mandati via a calci in culo"
Il ragazzo più piccolo decise di sdraiarsi sopra di lui appoggiando la testa sul suo petto. Mentre Jotaro gli accarezzó i capelli. Erano così morbidi e profumati pensó
"domani che programmi hai?
" devo andare alla pinacoteca"
Il moro ricordó le parole di Polnareff e deciso a volersi veramente godersi quel briciolo di felicità che gli è stata concessa gli disse.
"potrei accompagnarti, se ti va ovvio" chiese abbassandosi il berretto nascondendo l'imbarazzo.
"io e te da soli?" alzó di scatto la testa il rosso, Jotaro lo guardó dritto negli occhi, notandó il suo sguardo più che entusiasta.
"si non ti va?"
"si, mi piacerebbe tantissimo" disse quasi urlando dall'emozione.
"allora è deciso."

Un appartamento per due (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora