Capitolo 14

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"Perché sei qui?" chiese Kakyoin incrociando le braccia al petto con tono piatto, mentre Jotaro in un silenzio tombale mise la chiave nella serratura, facendo entrare entrambi.
"è così che accogli tuo padre Noriaki?
"TI HO CHIESTO COSA CAZZO CI FAI QUI?!" sbatte la mano sul tavolo con violenza, il moro cercó di farlo rilassare.
"Calm-" fece per mettergli una mano sulla spalla, che venne scacciata in malo modo.
"non toccarmi Jotaro... Non toccarmi...e tu come mi hai rintracciato?"
"ho le mie conoscenze... Non è stato difficile rintracciare il numero di quell' uomo che ha offerto l'appartamento a Noriaki come è che si chiama... Jean.. Jean Pierre Polnareff"
Jojo lo squadró e  notó che il padre era letteralmente uguale al figlio e se non proprio uguale, simile, stesso colore dei capelli, stesso taglio degli occhi, lo stesso modo di fare, tutto di quel uomo era tale e quale a Noriaki.
"immaginavo quell' imbecille non sa mai tenere la bocca chiusa..." disse il moro. Suo padre, non degnandoli nemmeno di uno sguardo continuó.
"non rispondevi più alle chiamate... Mi sono preoccupato..."
"forse perché quando rispondevo non facevi altro che chiedermi quando sarei tornato a casa prima cosa, seconda cosa sono stato impegnato con gli esami, terza cosa, non c'era bisogno di venire fin dall'altra parte del mondo per sapere come stavo"
"era necessario Noriaki..."
"certo, sapere come stava il tuo erede della tua fottuta azienda a cui ti ho detto che non prenderó mai parte..."
"Noriaki cerca di calmarti..." intervenne Jojo.
"Kujo ti ho già detto di starne fuori..." gli rispose stizzito sbattendo un altro pugno sul tavolo.
"voglio che torni a casa...Noriaki...non è il tuo posto qui..."
Il rosso si avvicinó pericolosamente al volto di suo padre.
"se sei venuto qui per le tue prediche di merda... Ti puoi anche fottere... Papà" l'uomo fece per tirargli uno schiaffo, ma a pochi centimetri dal suo viso, la sua mano fu bloccata da quella di Jotaro che si mise tra i due.
"senta signor Kakyoin, nutro profondo rispetto perché lei è il padre della persona di cui mi sono innamorato, potranno anche essere affari che non mi riguardano..."
"J-Jotaro..." disse singhiozzando.
"ma non permetto a nessuno e ripeto a nessuno... Che in casa mia, vengano alzate le mani sul mio ragazzo" disse con tono pacato ma deciso allo stesso tempo. Quelle parole fecero fare una capriola al cuore di Noriaki, era la primissa volta che il suo coinquilino, lo definesse in modo così diretto "il suo ragazzo", certo, ormai non nutriva più dubbi, ma sentirselo dire era tutt'altra cosa. E nonostante la situazione drammatica lo fece sorridere.
"quindi ripeto, con tutto il massimo rispetto le consiglio di non toccarlo nemmeno con un dito"
"quindi è questo il motivo...è lui"
Noriaki smise di piangere per fare posto ad un altro sentimento, la rabbia. Poteva dire tutto quello che voleva di lui, ma non doveva azzaddarsi a mettere in mezzo Jotaro.
"vai via papà!!"
"no, se non vieni via con me!"
"VA VIA TI HO DETTO!" gli disse indicando la porta.
Il padre si avvió e con sguardo basso gli disse
"ne riparliamo domani, e voglio parlare anche con te..."
"Jotaro, Jotaro Kujo"
"tua madre ne sarebbe delusa Noriaki..."
"VATTENE!" sbattè con violenza la porta, copiose lacrime riniziarono ad uscire, si appoggió al muro facendosi scivolare fino al pavimento. Ma enormi braccia lo raccolsero appena in tempo, accogliendolo in un abbraccio.
"va tutto bene piccolo" gli disse accarezzandogli i capelli.
"t-t-i avevo detto di starne fuori..."
"come potevo starne fuori... Stava per farti male" jotaro si appoggio, prendendo il rosso mettendolo tra le sue gambe avvolgendolo nuovamente in un abbraccio.
"ti sei messo contro di lui..."
"e lui si è messo contro di me...sai da una certa parte, per quanto questo incontro sia stato uno dei peggiori, è stato in un certo senso bello vederti con tuo padre..."
"perché dici questo? Ha messo in mezzo mia madre..." gli disse girandosi quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi, tirando su col naso. Jojo notó i suoi occhi rossi e gonfi.
"vedi..." continuó mentre delicamente gli passó la manica della sua giacchetta, cercando di pulirglieli alla ben in meglio, dalle lacrime residue.
"per quanto sia stronzo, perdonami il termine, lui ti vuole bene, si vede, non lo ammetterà mai, ma insomma si è fatto mezzo mondo letteralmente solo perché non gli hai risposto al telefono"
"vuole portarmi via, dalla mia vita che mi sono fatto qui, e da te..."
"hey piccolo" esortó intrecciando la sua mano con quella del ragazzo,appoggiando la fronte contro la sua.
"finché starai qui con me nessuno ti porterà via, non lo permetteró... Sei mio ora"
"j-j-ojo"
"a te manca tuo padre?"
Il moro appoggió il mento sulla sua spalla.
"ormai si è fatta un'altra famiglia, te lo ho detto aveva un'amante mi ha cresciuta solo mia madre con quel vecchio rimbambito di mio nonno, ci rincontrati quando sono cresciuto, voleva che diventassi musicista come lui come ti avevo già accennato, però si mi manca... Mi manca moltissimo a volte" disse con voce rotta e gli occhi lucidi al solo ricordo, cercó in tutti i modi, di riccacciare indietro le lacrime. Cosa che a Kakyoin non passó inosservato.
"su andiamo a dormire, non è ancora finita con tuo padre! Da quanto ho capito non è uno che molla facilmente!" cercó di cambiare discorso. Entrambi si alzarono, e il rosso lo abbracció più che poteva.
"non fingere con me Jotaro... Lo so che stai male..." il più grande contraccambió e lo strinse forte.
"ha lasciato da solo me e mia madre... Mi ha abbandonato..." e fu così che Jojo si lasció andare ad un pianto, trattenuto da fin troppo tempo.

Un appartamento per due (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora