Capitolo 15

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"io come potevo saperlo, non ne avevo la più pallida idea che il tuo ragazzo fosse in pessimi rapporti col padre, mi dispiace! " disse Polnareff, dopo aver ascoltato i fatti avvenuti la sera prima.
"ormai il danno è fatto idiota..."
Il moro gli tiró uno pacca dietro la nuca, per poi sedersi al tavolo, l'amico di rimando fece un suono di lamento strofinandosi la parte dolorante.
"prima o poi mi uccidi se continui con sti schiaffi"
" te lo meriteresti, mi metti sempre nei cazzi..."
Approfittando del fatto che Kakyoin non era in casa a causa delle sue lezioni in università, Jotaro invitó il suo amico, che, oltre che riproverarlo, quello che gli serviva in quel momento erano consigli.
"eh dimmi che tipo è?" chiese curioso.
"è ricco... Questo è sicuro...a sto tarlo in testa di portarselo via, a questo punto non so più  cosa pensare" disse stringendo più forte la tazzina che teneva tra le sue mani.
"si è fatto letteralmente il giro del mondo per lui... Forse dovrei..."
Jojo sentì un enorme fitta al braccio.
"allora sei veramente un idiota! Perché lo hai fatto?!"
"perché io sarò anche un idiota ma te sei un coglione, tira fuori le palle Jotaro, Sul serio? Sul serio lo lasceresti andare?"
"no, ovvio che no, ma non ho chiuso occhio per questo, io voglio solo il meglio per lui" disse con tono esausto appoggiandosi completamente allo schienale della sedia. Si sentì confuso.
"pensi veramente che questo sia il meglio per lui? Ogni volta mi dici sempre che è per lui...ma è veramente quello che lui vuole? Ma sopratutto soffermati anche su ciò che vuoi tu veramente"
" lui è ovvio"
Qualcuno suonó al campanello facendoli sussultare entrambi, si guardarono e Jotaro si avvicinò di scoppiato alla porta sbirciando dallo spioncino, e Polnareff a giudicare dalla faccia spaventata del suo amico gli sussurró.
"è lui?"
"è lui" affermó guardandolo con sguardo disperato. Iniziò a sudare freddo.
"merda e adesso che faccio, Kakyoin non è nemmeno in casa..."
"ma io direi che per prima cosa potresti aprirgli..."
"si e poi che cazzo faccio?"
Il campanello suono di nuovo, più insistente di prima.
"merda merda merda... Ok"
Apri la porta cercando di fare la faccia più naturale e seria possibile, il ragazzo era decisamente spaventato, ma avrebbe affrontato la situazione. Per Noriaki, avrebbe lottato.
"Buongiorno signor Kakyoin" disse tendendogli una mano aspettando che gliela stringesse, gesto che non avvenne, lo scansó e senza nemmeno dire una parola entró in casa. Polnareff sentendo la tensione nella stanza salire decise di levare le tende.
Si avvicinó al moro e gli posó una mano sulla spalla.
"auguri amico mio..."
"sei un bastardo..." sibilló
"ti voglio bene anche io"

Il silenzio regnó, il padre di Noriaki senza chiedere nemmeno il permesso si sedette.
"posso offrirle qualcosa?" chiese, mentre afferrò due bicchieri dalla credenza e una bottiglia di alcool, il più forte che aveva.
"no, grazie, dove è mio figlio?"
Il moro si versó il liquido, buttandolo giù tutto d'un fiato.
"non è un po' presto per bere? Lei è un alcolizzato signor Kujo?"
"bevo quando sono nervoso... È sicuro che non ne vuole un goccio?"
"non sono qui per fare aperitivo con lei, deduco che Noriaki non è in casa"
"lei è davvero perspicace lo sa?"
Per quanto cercava di andarci d'accordo, ciò che aveva davanti era un muro impenetrabile. Lo detestava, e se non fosse stato il padre della persona più importante della sua vita a quest'ora lo avrebbe fatto stare zitto con un pugno. Non solo perché si imponeva con arroganza sulla vita di Noriaki, ma anche perché il suo atteggiamento, la mancanza di rispetto che portava nei suoi confronti, tutto ciò lo faceva incazzare.
"lei non mi piace." disse l'uomo accavallano le gambe, incrociando le braccia al petto.
"lo avevo intuito...che intende fare lo aspetta qua o gli dico che è passato"
"aspetterò qui"
"potrebbe anche tornare tardi" disse versandosi ancora il contenuto della bottiglia.
"questo ed altro per mio figlio"
Jotaro deglutì rumorosamente, appoggiando con violenza il bicchiere sul tavolo.
"scusi la domanda indelicata, ma lei veramente sa che cosa è meglio per lui?"
"sono suo padre..."
"primo, non ha risposto alla domanda, secondo non vuol dire che se è suo padre automaticamente sa cosa vuole..." il moro era sul punto di scoppiare.
"ha perso sua madre per una malattia, soffrì molto... Sono l'unico che gli è rimasto è mio figlio... So cosa vuole! e so cosa è meglio per lui! " disse sbattendo la mano sulla superficie davanti a lui. Continuó.
"Perché lei invece sa cosa è meglio per Noriaki? Ha idea di quanto ha sofferto? Davvero uno come lei possa prendersi cura di qualcuno? Sinceramente ci tengo a sapere chi si scopa mio figlio, e lei non è adatto ad uno come lui, uno che fa il docente universitario, potrebbe aspirare a molto meglio" Jotaro gli saltó addosso dalla rabbia afferrandolo con entrambe le mani per il colletto della giacca. Con sguardo omicida, tutto ció nello stesso istante in cui la porta  principale si spalancò. Il rosso tornó a casa prima del previsto.
"senta sarà anche suo padre, ma questo non le dà diritto di trattarlo come fosse un oggetto, come ho già detto e ribadisco lui è il mio ragazzo e so benissimo badare a lui" disse drighignando i denti.
"JOTARO? PAPÀ?! CHE STATE FACENDO"
preso dal ira e per colpa del alcool in  circolo, il moro non gli prestó attenzione.
"dovrebbe iniziare a prendere in considerazione anche le sue esigenze..."
"Jotaro Kujo lascialo!, lascialo!" urló a squarcia gola al suo coinquilino, strattonandolo per un braccio. Rendendosi conto finalmente di ciò che stava succedendo decise di mollare la presa. L'uomo si accasció a terra, tossendo, cercando di prendere fiato. Kakyoin lo raggiunse.
"papà tutto bene?" chiese mentre gli massaggió con il palmo la schiena, con tono preoccupato.
Jojo scappó, si sentì uno schifo. Si chiuse in camera, aveva bisogno di calmarsi, sapeva di aver sbagliato ma non tollerava le parole e il tono di quell' uomo.

Poco dopo, il moro si ritrovó disteso sul letto con le braccia incrociate dietro la testa e una sigaretta tra le labbra. Sentì della pressione affianco a lui sinonimo che qualcuno si era seduto accanto.
"oddio, ma l'aria in sta stanza è irrespirabile" disse Kakyoin mettendosi una mano al petto tossendo.
"scusa" aveva lo sguardo fisso sul soffitto, non spostandosi di un millimetro dalla sua posizione.
"mi vuoi dire che è successo Jojo?"
Gli chiese senza tanti giri di parole.
Si prese la sigaretta dalle mani e la spense nel suo posacenere che aveva affianco sul comodino.
"sono un coglione...sono uscito di testa, ora mi odierà sicuro"
"mi dispiace dirlo ma si, ha detto che per ora lascia perdere, rimarrà qui per un po', non si arrenderà tanto facilmente... Poco ma sicuro"
Il moro finalmente si giró su un fianco, e Kakyoin lo seguì a ruota, Notando i suoi occhi lucidi.
"Kujo puzzi di alcool..."
"devi essere veramente arrabbiato, mi hai chiamato per cognome due volte in un giorno"
"non mi piace, ovvio che sono furioso Polnareff me lo ha detto che te e l'alcool non siete mai andati d'accordo, per questo tendi a non bere."
"mi sono fatto prendere dal momento, mi dispiace"
"mi spieghi che ti è successo?" gli chiese togliendoli la mano dal viso, intecciandola alla sua.
"... Ero incazzato, ha un modo di fare che non mi piace, non ci prova nemmeno, ha giudicato senza nemmeno conoscermi è sempre così tuo padre?!?"
"oh sì da diciotto anni, forse anche di più"
"mi ha detto quanto hai sofferto, per tua madre..."
Jotaro si mise a cavalcioni sopra di lui. Notando che dopo quella frase guardó altrove. Gli alzó il viso, facendo scontrare i loro sguardi. Gli posó un leggero bacio e lo guardó di nuovo.
"ci sono io Kakyoin...ci sono io, per te"
"j-j-otaro, lo sai, rimarró qui, non vado da nessuna parte"
Lo rassicuró, mentre le sue lacrime gli rigarono il viso.
"ti amo"
"anche io ti amo" disse ridacchiando
"è ora che hai da ridere..."
"niente niente e che la prima volta che ti ho visto, avevi un atteggiamento da palo nel culo... Non pensavo che fossi in grado di piangere"
"certo che sei proprio un piccolo stronzo" anche lui abbozza un sorriso.
Kakyoin lo trascinó a sé, facendo scontrare di nuovo le loro labbra, un bacio che si fece più appassionato, portando il rosso, a immergere le sue mani nei suoi capelli cercando di tirarlo di più a sé. Entrambi si staccarono, per riprendere fiato.
"sono il tuo piccolo stronzo".


Un appartamento per due (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora