u n d i c i

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«Taehyung, posso vedere?». Jimin mi guarda con il suo solito sorriso, e punta il suo indice sulla mia macchina fotografica.
Sono molto geloso di quest'oggetto, è l'unica cosa che mi ricorda "loro".
Lo guardo riluttante all'inizio, all'interno della mia macchina sono custodite foto importanti per me. Scorci della mia vita passata, prima di entrare a far parte di questo mondo. Tuttavia, da quando sono qui, Jimin mi ha dimostrato di essere un amico fedele, e nonostante io sia sempre scontroso con tutti, persino con lui a volte, non ha mai ceduto, mi è sempre stato vicino, dal primo giorno.
Sono passati anni ormai, e Jimin, continua ad avere pazienza nei miei confronti, pensa che io sia succube di qualcosa che non è in mio controllo e cerca di essere sempre presente, ricordandomi di essere più tollerante con la vita.

Aspetta impaziente che io gli dia il permesso per prenderla e io faccio una piccola smorfia.
«Sì, però-».
A Jimin si illuminano gli occhi e senza tante cerimonie, afferra l'oggetto sul mio comodino e inizia a fare foto senza un obbiettivo preciso: inquadra i letti del dormitorio, i suoi piedi, le mie mani, e poi si punta la fotocamera in faccia facendosi degli autoscatti sfocati.

«Jimin, piano! Il rullino è quasi pieno! Quella megera della signora Choi ha detto che devo aspettare sabato per uscire in città e comprarne uno nuovo!» esclamo provando a togliergli la macchina dalle mani, ma il corvino, non mi ascolta. Continua a ridere e a scherzare come il solito bambino che ho conosciuto qui il primo giorno.

«Jimin, ridammela!» lo ammonisco perdendo la pazienza e Jimin si ferma poco a poco smettendo di ridere. Il mio sguardo è serio e Jimin capisce subito che è tempo di smettere di giocare.
«Tieni, scusa» sibila porgendomi l'oggetto; allungo il braccio per prenderla, ma qualcuno mi precede, afferrandola rudemente al posto mio.

«Accidenti, Taehyung! Da dove l'hai presa, direttamente dalla preistoria?» chiede sarcastico ghignando in maniera beffarda.

«Jungkook perché non te ne ritorni all'inferno e mi lasci in pace?» chiedo serio al corvino che intanto si rigira tra le mani la macchina fotografica con tutte le brutte intenzioni.

Odio Jungkook, è insopportabile. È l'unica persona con cui ho legato meno qui dentro. Nonostante sia più piccolo di me, non porta rispetto a nessuno, si crede superiore a tutti ed è palesemente invidioso di me e della mia bravura come futuro Mukoyōshi. È l'eterno secondo e non smette di darmi il tormento.

«Chissà quali foto strane si nascondono qui dentro!» sogghigna mentre apre lo sportello per estrarre il rullino, ma mi fiondo su di lui spingendolo. Il minore, ovviamente, che vuole sempre dimostrare di essere lui il più forte, reagisce di conseguenza tirandomi un forte pugno sul petto, e a causa del dolore mi accascio a terra.

Mukoyōshi // K. TaehyungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora