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Mi sveglio a fatica e con un terribile mal di testa.
Mi siedo a bordo del letto guardandomi un po' intorno. Sembra passata una vita da quando non metto piede nella stanza dei miei genitori.
Mi perdo nei ricordi di tutte quelle notti in cui avevo un incubo e correvo in questo lettone tra le braccia di mia madre; erano come un porto sicuro per me, mi sentivo subito meglio e le paure, che fino a quel momento sembravano insormontabili, al contatto di una sua carezza, improvvisamente sparivano e io potevo dormire in sonni tranquilli.
Eravamo sempre io e lei, papà era fuori per lavoro una notte no e dieci sì, e io ne approfittavo ogni volta per farle compagnia. Mi mancano quei momenti, quando la vita sembrava così difficile, eppure era tutto così semplice rispetto ad ora.
Sono stanca di essere forte, vorrei una carezza e lasciarmi andare.

Sospiro rassegnata, ma sorrido quando sento il profumo di mia madre nell'aria. È rimasto sempre lo stesso dopo tutti questi anni.
Un respiro più profondo arriva subito dopo e all'odore di mia madre, si mescola quello dell'aroma di caffè.
Scatto subito in piedi, è proprio quello che mi ci vuole adesso.
Scendo lentamente le scale che mi portano al piano di sotto e mi reco in cucina trovando Jennie e Jongin che fanno colazione.

«Buongiorno, Hana!» mi saluta col solito sorriso Jongin.

«Buongiorno a voi» rispondo abbozzando un sorriso e guardo entrambi, ma la corvina mi dà le spalle, sta preparando i pancake e non proferisce parola.
L'aura nervosa di Jennie influisce persino l'animo entusiasta e felice di Jongin, che inizia a rompere il ghiaccio e scacciare quel fastidioso silenzio.

«Hana, hai mai assaggiato i pancake che prepara Jennie? Sono deliziosi».

Nego col capo e mi verso lentamente una tazza di caffè. All'improvviso Jennie si volta verso di noi e con uno sguardo severo, ma allo stesso tempo dolce guarda il suo fidanzato «Jongin, tesoro, è tardi. Dovresti essere già all'università a quest'ora».

Il moro la guarda confuso «Ma cosa dici? Oggi è martedì e lo sai che ho lezione solo il pomeriggio!» esclama con la bocca piena di pancake, ma Jennie gli dà un'occhiataccia, una di quelle occhiate che possono ucciderti solo con lo sguardo e Jongin, capisce subito «Ora che mi ci fai pensare è vero... devo, ehm, consegnare un progetto» mormora con un sorriso tirato.

Si alza in piedi, da un bacio a Jennie e lo sento bisbigliare un tenero 'ti amo' a fior di labbra; poi si volta verso di me e mi saluta con un sorriso a trentadue denti, prende un altro boccone di quei– effettivamente deliziosi– pancake e va via.

Io e la mia sorellastra, rimaniamo da sole e i suoi occhi da gatta mi scrutano per bene mentre io cerco di rimanere a capo chino sulla tazza fumante.

«Anche io devo andar-».

«Tu non vai da nessuna parte!» controbatte e punta il mestolo con cui stava preparando i pancake verso di me, come se fosse un'arma. E considerando che stavamo parlando di Jennie, poteva benissimo trasformarsi in un oggetto pericoloso.

Mukoyōshi // K. TaehyungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora