v e n t i q u a t t r o

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«Nonna ho finito i compiti, posso andare a giocare fuori adesso?». Il piccolo Taehyung svolazza il quaderno con tutti gli esercizi svolti davanti il viso della nonna, che però lo guarda con un'espressione scettica e incrocia le braccia al petto.

«Sicuro di aver finito, Tae? Avevi solo questi esercizi?» chiede la donna inarcando un sopracciglio; sapeva bene quanto suo nipote non desiderasse altro che alzarsi da tavola solo per giocare con gli animaletti che c'erano nell'enorme campagna. Gli piaceva correre a piedi nudi sull'erba bagnata e stare in compagnia di un cane randagio che aveva adottato e chiamato Yeonatan; gli dava sempre da mangiare e si prendeva cura di lui dal momento che era un po' vecchiotto.

Taehyung, vedendo che sua nonna fosse dubbiosa, sfoderò la sua arma segreta: il labbruccio da cucciolo con tanto di occhi lucidi e mani incrociate a preghiera «Per favore!!!» chiese supplichevole e senza aspettare oltre, sua nonna, che aveva un cuore d'oro, gli fece un piccolo cenno del capo che gli dava il permesso per poter finalmente andare a giocare.
Gli angoli della bocca del piccolo corvino, s'incurvarono all'insù e saltellò dalla gioia abbracciando il grembo di sua nonna «Grazie!» esclamò iniziando ad avviarsi verso la porta e sua nonna cercò di fermarlo, raccomandandogli di non allontanarsi e che sarebbe dovuto ritornare prima del tramonto, ma Taehyung era ormai uscito nell'aperta campagna, scorrazzando nel prato con Yeonatan.

Dopo qualche ora, il padre di Taehyung, fece il suo ritorno per prendere il piccolo. Aveva la faccia sconvolta e sua madre se ne accorse.
«Che succede Minjoon?» gli chiese la donna, ma lui si guardò intorno preoccupato e scrollò le spalle.

«Guarda che Taehyung è fuori a giocare, puoi dirmelo» spiegò lei guardandolo di sottecchi; aveva capito che c'era qualcosa che Minjoon stesse nascondendo e non si sarebbe certo tirata indietro, doveva scoprirlo.

L'uomo tirò un lieve sospiro di sollievo e prese posto a tavola. Si sentiva terribilmente in colpa per ciò che aveva fatto quel pomeriggio, ma allo stesso tempo sollevato; si portò le mani sul viso, massaggiandosi il ponte del naso e senza tante cerimonie, guardò sua madre dritto negli occhi e quest'ultima sussultò vedendo quelle iridi nere e cupe donarle un cattivo presagio.

«Sono andato in orfanotrofio questo pomeriggio -disse serio e atono- sto pensando di lasciare Taehyung lì».

Alla dolce nonnina per poco non mancò un battito sentendo le parole crude di suo figlio e si portò una mano sul cuore per cercare di calmarsi. Sapeva che Minjoon stesse attraversando un periodo difficile sia a lavoro, sia a livello emotivo: non aveva superato la morte di sua moglie poco dopo il parto e una parte di lui, la più oscura di tutte, dava la colpa al piccolo Taehyung per la tragedia. Più volte aveva provato ad essere un padre amorevole, ma il rancore e il trauma di aver perso sua moglie nelle più tragiche delle situazioni, aveva offuscato la sua mente rendendolo un uomo depresso e frustrato.

Mukoyōshi // K. TaehyungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora