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«Sei lì. Mi guardi da dietro il grande cancello nero mentre io pian piano mi allontano sempre più da te. Una signora mi tiene per mano e mi costringe ad entrare in un posto sconosciuto.
"Per favore lasciami andare!" Le grido forte, ma lei non mi dà ascolto e guarda avanti. Ti vedo rimanere inerme davanti il cancello, e io piango. Perché non mi salvi? Perché mi lasci andare via così?
Ho bisogno di te, ma tu non hai bisogno di me. Perché sono qui? Ho paura, ti prego vienimi a prendere. Salvami, ti prego salvami!»

Mi alzo dal letto correndo nella stanza di Taehyung. Sta urlando a gran voce e sono spaventata: appena entro lo vedo rigirarsi tra le lenzuola, è sudato, respira a fatica e la sua faccia è corrucciata in un'espressione di dolore.

Non ci penso due volte e mi stendo di fianco a lui chiamandolo. «Taehyung! Ehi, è solo un sogno, va tutto bene!». Il corvino sentendo la mia voce, apre gli occhi scuri guardandomi. I suoi capelli sono arruffati e appiccicati alla fronte a causa del sudore; ansima pesantemente e, forse preso dal momento, la prima cosa che fa è abbracciarmi.

Mi stringe forte a sé e io sento il suo cuore battere veloce sul mio. Gli accarezzo i capelli e lui si stringe di più fra le mie braccia. «Taehyung, va tutto bene, hai avuto un incubo» gli dico addolcendo la voce. Si stacca da me, allontanandomi di poco e si siede al bordo del letto passandosi una mano tra i morbidi e folti capelli neri. Rimane in silenzio, guardandosi intorno un po' spaesato.

«Cosa stavi sognando? Continuavi a gridare "salvami, ti prego salvami"!» gli chiedo sedendomi accanto a lui, ma non risponde, si limita a scuotere il capo e a sospirare a pieni polmoni, come se fosse stato in apnea per tutto quel tempo. «Non è niente» dice alzandosi dal letto «Stavo sognando di annegare» dice liquidandomi e dirigendosi verso il bagno.

Faccio una piccola smorfia di disappunto, quelle urla non erano solo un grido di aiuto, c'era molto di più.
Appena entrato in bagno, Taehyung si sciacqua il viso cercando di dimenticare l'incubo appena avuto. Ma non può. Si guarda allo specchio e a tratti non si riconosce. «Che ci fai qui?» si dice guardando la sua figura riflessa.

...

Arriviamo in azienda; Taehyung ha la testa altrove, si vede. La gente gli parla, ma lui annuisce e sorride di tanto in tanto. Andiamo nel suo ufficio, che ora è anche mio, e inizia a lavorare tranquillamente. È silenzioso, troppo. Ogni tanto tamburella le dita sulla gamba, come se aspettasse qualcosa; guarda fuori dalla finestra dei punti indefiniti e poi ritorna a visionare le varie scartoffie.

Prende il suo cellulare, manda un messaggio e poi mi guarda. Sono occhiate fugaci, ha l'aria di chi vuole dire qualcosa, ma si sente bloccato. «Taehyung» lo chiamo piano «c'è qualcosa che vuoi dirmi, per caso?». Il corvino si morde la parte inferiore della labbra; non posso vederlo così, ho bisogno di sapere cosa gli sta succedendo. Sta per parlarmi, ma la suoneria del suo telefono, distoglie la sua attenzione.

Mukoyōshi // K. TaehyungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora