Neon e ska-punk

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«Mi raccomando, stai attento» mi ripete per la cinquecentesima volta papà di fianco a me. Davanti allo specchio, in mutande, ci sono io che cerco disperatamente di dare una forma decente a questi capelli ancora umidi dalla doccia, come se me ne fregasse della forma tremenda di questa steppa scura.

«Sì, pa'»

«Non bere.» continua lui. «Non fumare, non commettere haram, ricordatelo, Adam. Fregatene se lo fanno gli altri, ok?»

«Ti prego, papà, lo sai che non me ne importa niente di quello che fanno gli altri» borbotto, semi irritato, dai capelli e dallo sproloquio di mio padre che sta continuando da almeno un quarto d'ora.

«Non tornare troppo tardi. Sei sicuro che non ti devo venire a prendere?»

«Sì, pa', per l'ultima volta: Daniele ha la macchina». Il fatto che queste siano le stesse cose che sia io che lui stiamo ripentendo da tutto questo tempo mi fa venire voglia di stordirlo con una botta in testa.

«Questo Daniele... non è che beve alla guida? Guarda che è pericoloso, non sei vigile se bevi, può succedere un casino se beve e poi guida»

«Oddio, per carità, no che non beve, ci tiene alla patente e al mezzo!» sbotto, andando in camera per vestirmi. Mi segue come un cagnolino e si siede alla mia scrivania, guardandomi.

«Davvero, Adam, stai attento, non farmi preoccupare. A volte mandamelo un messaggio. A me o alla mamma, solo per farci capire che stai bene.»

«Guarda che andiamo in un bar, prendiamo qualcosa di fresco e chiacchieriamo un po', è una serata tranquilla, non dovete preoccuparvi così tanto» brontolo, mettendomi una maglietta nera slavata e i primi jeans che mi capitano sottomano.

«Lo so, lo so, ma non è mai troppa la prudenza. Ti aspetto sveglio, ok?»

«No, quando hai sonno vai a dormire, non so a che ora torno. Potranno essere le undici o le tre, non ne ho idea»

«Ripetimi un po' con chi sei»

«Ancora? Siamo in tre, pa': io, Daniele e Filippo» dico. Evito sapientemente di nominare Dario, sia mai che pensi che andiamo in un gay bar o qualcosa del genere. Già così è sull'orlo di una crisi di nervi, evitiamo ulteriori informazioni che minerebbero alla sua sanità mentale. E alla mia.

«E questo Filippo chi è? Non è nella tua classe, vero?»

«No, è un amico di Daniele, è più grande, va al Volta, fa meccanica, è un tipo simpatico e tranquillo»

«Non ci sono ragazze, vero?»

«No, non ci sono ragazze» ripeto, sfinito. Se mi fa ancora una volta il discorso sul sesso, mi decapito da solo.

«Bene, non fare sesso con nessuno, Adam, è haram, lo sai. Poi non si sa mai, tra malattie e gravidanze indesiderate, cosa può succedere. Sei ancora troppo piccolo per queste cose...», il suo monologo viene interrotto dal mio telefono che trilla. Lo acciuffo prima che possa farlo lui e leggo il messaggio di Daniele. "Siamo sotto", dice solo. Ottimo. Non ne posso più. Mi dice di non ubriacarmi, ma a farlo è stato lui, con tutte le sue raccomandazioni e le sue domande.

«Io vado» borbotto, rispondendo sommariamente al coglione che mi aspetta di sotto. Vado in sala, saluto alla veloce mio fratello e mamma, che mi augura buona serata, decisamente meno ansiogena di papà che mi sta alle calcagna, anche mentre indosso le scarpe.

«Stai attento, scrivimi e non cacciarti in nessun casino, ok? Mi raccomando, se qualcuno è ubriaco e cerca di attaccare rissa, torna a casa, ok?» dice, agitato, mettendomi le mani sulle spalle. «Chiamami subito se succede qualcosa di brutto, non farti problemi»

Corda del SolDove le storie prendono vita. Scoprilo ora