Ice and fire

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Io e Dani abbiamo litigato ieri sera. E quel cretino permaloso si è offeso molto. Moltissimo. Ha dormito sul divano, stanotte. E stamattina, non ha fatto colazione. E non mi ha salutato quando è uscito.

Per i motivi sopracitati, mi ritrovo davanti allo studio dove lavora, con in mano un sacchetto pieno di cibo cinese, indeciso se bussare o meno. Ieri era molto arrabbiato. Io non sono sicuro quale sia stato il nostro climax mentale per passare da una sciocchezza a un litigio pesante, ma c'è stato. Ho fatto tardi da lavoro, tanto tardi. Un ritardo di due ore, per essere precisi. Potrei essermi dimenticato di avvertirlo, quindi dalle sette, orario in cui torno a casa di solito, mi sono presentato alle nove e cinque. Appena sono entrato in casa, lui si è crucciato e ha lanciato quella piccola frecciatina. "Dov'eri?", mi ha chiesto. Gli ho risposto che ho fatto tardi perché all'ultimo è arrivato un grosso carico e il negozio era pieno di scatoloni, quindi ho dovuto fare un inventario approssimativo ed evitare così le quattro e mezza di mattina agli altri colleghi. Mi ha chiesto perché non gliel'avessi detto. Ho scelto la verità, spiegandogli che molto semplicemente mi ero dimenticato. E, in questa maniera, è iniziata la discesa verso il più grande litigio che abbiamo mai fatto, risoltosi solo con la dirimpettaia anziana che ci ha suonato il campanello e pacatamente ci ha detto che stavamo facendo un baccano infernale.

Io ho decisamente minimizzato la questione, pensando e gridando che era stato solo un po' di ritardo, che la sua totale mancanza di fiducia nei miei confronti è veramente insopportabile, che quando lui fa gli straordinari, io non mi metto di certo a inscenare tutta questa tragedia e che se non riesce a sopportare il fatto che io a volte possa fare tardi e se non è in grado di stare due ore a casa da solo senza impazzire, può benissimo tornarsene dai suoi genitori, così avrà tutta la compagnia di cui ha bisogno. D'altra parte, lui ha ingigantito esponenzialmente l'accaduto, urlando che avrei potuto avvertire, che sarebbe bastato un messaggio, che non è che lui non sopporta il ritardo, lui non sopporta il mostruoso ritardo non preventivato, che ogni volta che lui fa straordinari, si preoccupa sempre di scrivermi anche solo un "faccio tardi" e che se io mi infastidisco così solo perché lui si preoccupa e se io non lo ritengo abbastanza importante da chiamarlo e dirgli che ho del lavoro in più, posso io tornarmene a casa dei miei, così avrò tutti gli spazi che voglio. Poi, la signora Pina è arrivata, ho risposto io, scusandomi e convincendola che non sarebbe più successo, quindi ho deciso di porre fine alla disastrosa giornata di ieri, perché tra i due viaggi in treno, le lezioni, un misero panino tonno e maionese che ho mangiato sul vagone lercio del regionale, il lavoro durato ben più di quanto sarebbe dovuto, la cena saltata e la litigata, ero davvero stremato. Mi sono coricato a letto, aspettando che Dani arrivasse, ma dopo averlo sentito gironzolare un po' per casa e buttarsi sul divano, ho compreso che non sarebbe venuto, quindi non l'ho disturbato, lasciando che sbollisse la rabbia e che si schiarisse le idee. Bhe, la rabbia non è stata sbollita e le idee non sono state schiarite.

Sospiro e mi passo una mano nei capelli. Busso, un po' insicuro. Ormai il pranzo l'ho comprato e tra un'ora e mezza devo presentarmi in libreria, quindi rimuginare su chi abbia ragione e chi abbia torto è inutile. Uno dei due dovrà pur mettere da parte l'orgoglio e mettere una pietra sopra a questa cazzata immane e mi sa che sarò proprio io. Orgoglioso, permaloso e stupido offeso di sto cazzo.

«È chiuso!» esclama da dentro una voce che riconduco a quella di Dani. Busso di nuovo. «Ma sa leggere il cartello!? È-chiuso!» continua, poi sento dei passi avvicinarsi e la sua figura compare da dietro la porta di vetro. Ci guardiamo negli occhi un millisecondo, prima che lui indichi il cartello con moto stizzito e si volti, incamminandosi da dov'è venuto.

«Ho portato gli spaghetti di soia!» esclamo, puntando tutto sul suo tallone d'Achille: il cibo. Si congela sul posto e si volta di tre quarti. Beccato, piccolo bastardo goloso. Torna alla porta, fa scattare la serratura e apre, permettendomi di entrare.

Corda del SolDove le storie prendono vita. Scoprilo ora