La corda del Sol

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«Ti prego, Dani, finiamo questo capitolo, poi facciamo ciò che vuoi» esalo, al limite della disperazione. Non solo non collabora per il bene del fine ultimo, ovvero prendere una sufficienza in chimica, ma continua a strimpellare la mia chitarra, distraendoci e innervosendomi.

Daniele mi irrita, parecchio. Molto più di Dario e molto più di mio fratello. Ha diciotto anni, ma pensa ancora di averne dodici. Non pensa a studiare, in alcun modo, i suoi risultati pessimi ne sono la prova; tende a ignorare qualsiasi regola o parola degli altri; mi stressa in continuazione, sia quando siamo insieme, sia per via telematica, non mi lascia in pace un minuto; ha sempre la battuta pronta sulla punta della lingua e indossa costantemente un sorrisino da prendere a pugni. Insopportabile.

«Non mi va» borbotta, continuando a suonare "No Paradise" degli Anti-Flag. «We want the truth!
It isn't going to be no paradise

It isn't going to be no paradise
Forget the claims

It isn't going to be no paradise
Oh no
We need to take the world back now
We need to take control right now
».

Canta, lui. Canta e suona. Cazzo, stiamo studiando e canta. Una canzone, peraltro, troppo blasfema per il povero cuore di papà, che so già che mi borbotterà qualcosa appena questo piccolo rincoglionito uscirà da casa mia.

«Dani, per favore» mugolo, cercando di porre fine a questa storia. Per carità, è bravo, forse meno tecnico di me, ma ci mette una tale passione che pure i suoi errori passano in secondo piano: sembra quasi che finisca nel suo mondo quando suona. A volte chiude gli occhi, a volte guarda il manico per vedere dove mette le dita, a volte il suo sguardo si perde nel nulla. Suona bene Daniele, ha uno stile tutto suo, è sciolto nei movimenti delle dita, delle mani e si vede la felicità nei suoi occhi quando imbraccia una chitarra. Diventano il cielo più azzurro e più bello di tutti, quando suona.

In ogni caso, non è quello per cui è venuto qui, da me. Si è impossessato della mia stanza, del mio letto, delle mie penne, della mia chitarra, ha scarabocchiato il mio libro di chimica, ha giocato a fifa con mio fratello e non abbiamo studiato neanche mezz'ora di fila. Non so più, a questo punto, perché io l'abbia invitato qui, visto che è la prima persona in assoluto che porto in casa mia. Che ottima scelta, Adam, complimenti.

Perlomeno, ha avuto la decenza di non fare il totale fuori di testa coi miei, rimanendo relativamente pacato ed educato. Insomma, l'unico che si diverte a stressare sono io. Mamma, super entusiasta che io porti degli amici a casa, ci ha offerto la merenda, manco avessimo otto anni e loro due hanno chiacchierato di qualcosa che non ho ascoltato, un po' perso nei miei pensieri; papà, decisamente più distaccato e formale, si è limitato a chiedergli come va a scuola. Proprio l'ultima domanda che avrebbe dovuto fare, visto che la sua media di chimica non supera il quattro e mezzo.

«Se fai quei versetti, mi viene duro» dice, ironico, con quel suo sorrisetto. Miseria, lo vorrei ammazzare. Credo di diventare viola e, come da copione, sempre la solita scena a luci rosse tra noi due si ripresenta nella mia mente. E, benché l'idea di eccitare Daniele mi faccia rivoltare qualcosa nello stomaco, mi irrito ancora di più.

Non sono irascibile, per farmi uscire dai gangheri ce ne vuole, ma Daniele... oh, Daniele ci riesce benissimo con la sua irriverenza e la sua innata voglia di rompere le palle. Per ogni singola cosa che dico, lui ha già la risposta pronta. O è un mentalista e sa cosa sto pensando, oppure ha un repertorio di battutine dementi per ogni dialogo che ha. Obbiettivamente, la pazienza non è una virtù che mi si possa attribuire, quindi mi ritrovo veramente sfinito ogni volta che parliamo. Ahimè, succede molto più spesso di quanto vorrei: trova sempre qualcosa da dirmi, in ogni singolo momento della giornata. Neanche Dario riesce a essere così estroverso e chiacchierone.

«Smettila» sibilo, stringendo gli occhi. Lui ride, continuando a suonare.

«Altrimenti?» ribatte. Non rispondo, limitandomi a grugnire. Si alza e inizia a fare un assolo stupido, accompagnando ogni plettrata a un movimento volgarissimo del bacino, a imitare un atto sessuale. È veramente senza vergogna e senza pudore, se gli partisse l'embolo, si farebbe una sega direttamente sul mio letto. Se avessimo studiato, oggi pomeriggio, saprei per quale strano processo chimico o biologico l'idea di Daniele, sul mio letto, con la schiena appoggiata al muro, con il pene in mano e il viso contratto in una smorfia di piacere, mi fa aumentare la salivazione. Mi ritengo fortunato ad avere la bocca chiusa, altrimenti formerei un laghetto di saliva ai miei piedi, ma anche un totale scemo a pensare a certe cose. Davvero, chissà che mi passa per la testa. Non penso di essere mai stato così... attirato e incuriosito dall'idea che un ragazzo si masturbi o che due uomini facciano sesso. Bha, sarà la pubertà che è arrivata in ritardo, che ne so. Magari sarebbe meglio se ci fosse qualche ragazza in almeno una di queste fantasie, no? Tutta questa folla di erezioni non dovrebbe essere normale.

«Sei veramente un coglione» borbotto, ignorando il languore alla base dello stomaco che mi è venuto.

«Il tuo coglione?» domanda, sarcastico. Gli mostro il medio e lui mi lancia un bacio.

«Ma non ti stanchi mai di fare così?»

«No, sei fantastico da tormentare». Sbuffo. «Che c'è, Dam? Non mi vuoi bene?» continua. Scuoto la testa, rassegnato. Inutile combattere contro questo essere fuori controllo, preferisco lasciarlo nei suoi deliri, piuttosto che farmi implodere il cervello per tentare di arginare il problema.

Lui continua a suonicchiare e a cantare, come se avesse un pubblico di cinquantamila persone sotto di sé. Mi scappa da ridere, perché è davvero buffo: seduto sul mio letto a suonare una chitarra elettrica staccata, cantando canzoni a caso.

«Baby, I love you...» intona, iniziando a suonare i Ramones.

«Non ci provare» sbotto. Lui mi sorride, continuando con gli accordi lenti e ritmati della canzone.

«I can't live without you... I love everything about you... I can't help if I feel this way». So perfettamente che questo non è altro che un pretesto per prendermi in giro, ma mentre mi canta questa canzone proprio non riesco a essere arrabbiato con lui. Stupido io. Dovrei essere... infastidito e irritato, sia che mi stia prendendo per il culo, sia che me la stia dedicando veramente. Di sicuro, io non mi metterei mai con un uomo, men che meno con Dani, soprattutto perché mi piacciono le ragazze. Non so neanche perché stia cercando di giustificarmi con me stesso. Lo so benissimo da solo che sono eterosessuale, non c'è bisogno di ribadirlo e ricordarlo continuamente a me stesso.

A un tratto un rumore tremendamente familiare fa esplodere la bolla dei miei pensieri e mi volto di scatto verso di lui, che ha un'espressione a metà tra lo spaventato e l'attonito. La sua mano destra è ancora a mezz'aria, quella sinistra a fare un fa, ma la corda del sol penzola giù, ormai senza vita.

«...Ops?» fa lui, vedendo la mia faccia scazzata. Sbuffo dal naso, stizzito.

«Sei un vero coglione. Davvero, nel senso, sei proprio un testicolo. Che palle. Veramente una testa di cazzo.» sbotto, guardando meglio il mio povero strumento, privato di una delle sei corde.

«Mi spiace, non volevo» guaisce, facendo degli occhioni da cucciolo. In questo preciso momento, mi verrebbe addirittura voglia... di abbracciarlo, o di coccolarlo, tipo. Devo farmi curare, assolutamente. Coccolare Daniele, ma come mi saltano in testa certe cose? Che si coccoli da solo, se ha bisogno di attenzioni. Se sono incazzato con lui, non dovrei considerarlo tenero. No, decisamente no. Mi riprendo la chitarra, mettendola nella custodia ed evitando il suo sguardo.

Mentre gli borbotto degli altri insulti coloriti, non mi immagino di certo che domani mattina, alle 7:55, entrando in classe, troverò sul banco una corda nuova di zecca, accora impacchettata e che questo regalo inaspettato mi farà sorridere come un coglione per tutto il resto della giornata.

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