Ruote bucate

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«Mi sa che sto diventando vecchio!» esclama Dani, chiudendo gli occhi, mentre io essenzialmente crollo su di lui, appoggiando la testa sul suo petto. «Andare in porto due volte nella stessa sera mi ha spompato...». Mugugno qualcosa di indefinito, ancora un po' scosso dall'orgasmo, poi mi cade l'occhio sulla sua mano, abbandonata sul materasso del suo letto. Allungo il braccio e incastro le mie dita tra le sue, chiudendo gli occhi e sentendo il sonno salire. «Dam» sussurra.

«Dimmi...» mormoro.

«Ascolta... io... ti vorrei parlare di una cosa...» mi dice, mettendosi seduto a gambe incrociate. Lo guardo stranito. Sembra piuttosto serio e la cosa non mi piace.

«Ti ascolto» rispondo, preoccupato, mettendomi come lui. Sospira.

«Io ci ho pensato molto, a questa cosa. Ne ho anche parlato con Da, lui non approva, ma mi preme parlarne più che altro con te...»

«Riguardo a cosa?»

«Adam, sei sicuro di stare bene?» mi chiede. Eh? Non ho capito. Lo guardo interrogativo, perché non riesco a comprendere dove vuole andare a parare.

«Sì, direi di sì...»

«Per favore, Dam, non mentirmi... perché stasera ti sei mangiato due piatti di pasta interi, due fette di pane per fare la scarpetta, tre fette da sole e due con la nutella? Hai mangiato un intero campo di grano, in un pasto solo, che ti succede?» continua, guardandomi negli occhi. «Non cercare di darmi a bere la stronzata dell'appetito, perché ok, ci sta, ma... cavoli, così mi pare esagerato. L'altro giorno ti ho beccato all'intervallo a fare il filo al panino al salame di Da. Tu. Tu che guardi del salame come un disperato nel deserto guarda una bottiglia d'acqua? Tu che schifi pure la fetta di pizza su cui ci sono state due rondelle di wurstel.»

«Ma... in realtà...»

«A casa mangi?» mi interrompe. Annuisco, incerto. È una grossa ed enorme bugia, a casa mangio pochissimo. E sì, sebbene l'idea di mangiare del maiale mi faccia venire il voltastomaco, il panino di Dario dell'altro giorno era super invitante. Mi prende il viso tra le mani e mi costringe a guardarlo negli occhi. «Guardami in faccia e dimmi la verità: a casa mangi?»

«Poco o niente...» ammetto, abbassando, poi, lo sguardo.

«Perché?»

«Non lo so...». Altra cazzata. Non mangio perché stare seduto allo stesso tavolo di papà mi fa venire la nausea e mi fa passare la fame. Lui è lì, davanti a me e lo vedo, ma io non sono lì con lui, non ci sono più.

«È per tuo padre, vero? Per quello che ha detto a tua madre?». Sì, ma non posso dirlo a lui. Non voglio della compassione, perché altro non potrebbe darmi. Non mi può capire fino in fondo, la colpa non è sua, è vero, ma non mi può capire.

«No...»

«Dam, non è con queste bugie che mi farai star tranquillo, sono preoccupato da morire, per favore, non mentirmi» mormora, piano, accarezzandomi lo zigomo col pollice. «Con me, non avere paura, non c'è niente di cui preoccuparsi, è tutto ok, mh?» continua, poi mi dà un bacio a fior di labbra.

«Perché Da ti ha detto tutto quanto?» sussurro.

«Perché se non l'avesse fatto lui, tu non mi avresti detto niente» risponde. «Dario è il mio migliore amico e so che ci sarà sempre per me, sa che mi preoccupo per quello che ti sta succedendo e ha voluto essere sincero con me. Ti vuole bene e ti capisce, fa la parte del poliziotto cattivo solo per cavarti le cose di bocca». Sospiro. Non voglio caricare nessuno dei due del fardello che vivo io. È tutto uno schifo, veramente. Pensare a mio padre e vedere in lui da una parte l'uomo che mi ha dato la vita e che mi ha cresciuto e dall'altra quello che, in altri contesti, chiamerei un ignorante omofobo del cazzo è la cosa che mi fa più schifo di tutti. Dover essere dilaniato dalla scelta tra l'essere omosessuale e l'essere suo figlio, come se non fosse possibile altrimenti, mi mette angoscia e nausea. Vedermi con Dani e toccare il cielo con un dito, ma essere schiantato brutalmente a terra, non appena entro in casa è come un pugno nello stomaco ogni volta.

Corda del SolDove le storie prendono vita. Scoprilo ora