Orribile divano grigio

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«Sai che potremmo fare mille altre cose invece che bighellonare in giro?» chiedo, retorico e seccato. «Tipo studiare per la matura, visto che è aprile e tu hai ancora matematica insufficiente»

«Primo: non sei mia madre. Secondo: questa cosa è meglio delle equazioni differenziali e degli integrali» mi risponde Dani. Sbuffo. Non so neanche che stiamo facendo. Dani è tranquillo e gironzola senza fare nulla, da un quarto d'ora. Sono irritato. Potremmo impiegare il nostro tempo in modo più produttivo, o più piacevole che starcene in auto a girare per la città. «Eccoci qui!» esclama a una certa. Parcheggia, in una via piena di palazzi, senza alcun tipo di negozio o altri servizi. Insomma, noi due, qui, non abbiamo proprio niente da fare.

Scendiamo dalla macchina e Dani mi trascina verso un palazzo rosa pesca, con un portone in legno e un portoncino più piccolo. Lo apre, rivelando la stradina che porta al cortile interno. È abbastanza stretta, ma comoda per farci passare le auto. Lui si approccia a un altro portoncino, in vetro, lo apre ed entra dentro, continuando a fischiettare.

«Dove siamo?» domando, seguendolo.

«Oh, Dam, non rompere, dai, siamo arrivati...» borbotta. «...anzi, quasi arrivati». Prendiamo l'ascensore, saliamo al terzo piano del palazzo e Dani infila una chiave nella serratura di una delle due porte sul pianerottolo. Apre ed entra nell'appartamento.

«P-permesso?» balbetto, infilando la testa dentro. Questa casa non l'ho mai vista, non so di chi sia, non so chi ci abita e proprio entrare e farmi i cazzi miei non mi sembra per niente educato.

«Ma permesso che cosa!? Entra, non c'è nessuno...» sbuffa Dani, tirandomi per un braccio. Superiamo velocemente l'ingresso e finisco in mezzo a quello che è... un salotto e una sala da pranzo, tutto insieme; sulla parete di fronte a quella della porta ce n'è un'altra, chiusa. Sulla destra ci sono il cucinino, staccato dall'ambiente principale e un'altra porta ancora. Ha le pareti di un ottanio acceso, che tendenzialmente chiuderebbe molto il volume della stanza, ma grazie alla porta finestra sulla sinistra, che dà sul balcone, è inondato di luce e lo rende allo stesso tempo aperto e caldo. Il divano, onestamente, fa un po' schifo, di tessuto grigio chiaro, appoggiato contro una libreria vuota. Il proprietario di sto posto ha le idee un po' confuse. Una libreria vuota? A che gli serve?

«Perché ci siamo infiltrati nella casa di qualcuno senza che lui lo sappia?» domando, molto timoroso, continuando a guardarmi attorno. Il tavolo e le sedie abbastanza semplici e spartani, un'antina della cucina rossa e lucida, una stampa di Kandinsky sul muro.

«Non ci siamo infiltrati proprio da nessuna parte. Questa è casa mia.» afferma, deciso, con le braccia allargate. No. No. Aspetta un secondo. Cosa?

«Questa è...?»

«Casa mia» ripete, poi attraversa il salotto/sala da pranzo e si butta sull'orribile divano grigio. «Ti piace?» domanda con un sorriso.

«Non ho capito niente. Non ho neanche processato la frase "questa è casa mia", non sono ancora arrivato al punto di dare un giudizio sul fatto che mi piaccia o meno.» asserisco. «Ma quel divano è tremendo» continuo, osservando con disgusto quel pezzo d'arredamento di dubbio gusto.

«Lo so, lo so. Fa schifo, ma era già qui e non l'ho ancora cambiato, c'è ancora un po' da fare, ma se avessi dovuto aspettare di finirla per fartela vedere, saremmo morti di vecchiaia» cinguetta, battendo le mani sul cuscino. «Vieni, ti faccio vedere il resto della casa» continua, alzandosi e aprendo la porta sulla parete. Rimango fossilizzato dove sono, totalmente impietrito dallo stupore. Mi raggiunge, scocciato, mi prende per mano e mi trascina nel disimpegno. «Cesso» dice, aprendo una porta e mostrandomi il bagno, con le piastrelle azzurre e blu, semplice, ma con tutto il necessario. «Camera da letto» aggiunge, entrando nell'altra stanza e buttandosi sul letto matrimoniale, col materasso ancora incellophanato. Pareti bianche, armadio, comodini e scrivania di un tortora chiaro, una locandina di un concerto di David Bowie appesa al muro sopra il letto.

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