Camping

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Apro il portoncino e mi paralizzo alla scena che mi si para davanti. Un camper. Cosa cazzo significa un camper!?

«Ciao, bello! Guarda che bestione abbiamo sotto il culo!» esclama Filo, dal finestrino. Io rimango statuario a fissare tutti questi quintali di mezzo a quattro ruote.

«Che cazzo è questa roba?» mi convinco a domandare. Dallo stesso finestrino di Filo, compare Da con un sorrisone.

«Non hai mai visto un camper? Muoviti, su, che se no ci stiamo tutto il giorno su sto coso» borbotta. Molto, molto, molto dubbioso salgo su questo ammasso di ferraglia e mi guardo attorno: sui due sedili davanti ci sono Filo, che guida e Da, che sta cercando disperatamente di attaccare al parabrezza il navigatore. Poi c'è Dani, su uno dei sedili dietro, che sta già masticando una gomma e guarda il cellulare.

«Ma...? Ok. Sono confuso. Qualcuno mi spieghi» dico guardandomi attorno e lasciando il mio borsone con gli zaini degli altri. Queste vacanze in Toscana dovevano essere in una casetta in campagna, tranquilla e pulita, non in un camper. Mi avevano fatto pure vedere le foto.

È un po' vecchio, ma sembra tenuto molto bene. Sul fondo c'è quello che dev'essere un letto, che di matrimoniale ha solo il nome, visto che è piuttosto stretto e corto, poi c'è il cucinotto, con il mini-frigo, due fornelli e un paio di antine, il tavolo e il letto soppalcato.

«Sorpresa!» esclama Dani, ridendo come un bambino. Come se ci fosse da ridere a questa maledizione. Non c'è neanche un accenno di muro, di un qualcosa che mi possa garantire un minimo di privacy, qui dentro. «Sì, Dam, non te l'abbiamo detto, ma l'abbiamo fatto solo perché se no ti saresti tirato indietro» continua Dani guardandomi. Ha ragione, mi sarei subito defilato da questa avventura da campeggio. Sbuffo, un po' contrariato e per niente felice di questo cambio di programma. «Dai, su, non mettere il broncio, dammi un bacio!», e si sporge verso di me. Io alzo gli occhi al cielo, poi sorrido e lo bacio. La mia intenzione era un semplice bacio a stampo, ma, evidentemente, lui non è d'accordo, visto che mi tiene per la nuca, allungando esponenzialmente la durata di questo contatto. Si decide a mollarmi solo quando Da emette un fischio ammiccante.

Mi schiarisco la voce, un po' imbarazzato. Sì, bhe, io non sono proprio il tipo più espansivo e sciolto di questo mondo. Davvero, non apprezzo particolarmente le effusioni in pubblico, soprattutto le mie. Mi piace farmi gli affari miei, da solo, con Dani, senza avere della gente che ci guarda.

«Ragazzi, vi prego, aspettate di arrivare prima di fare sconcezze!» esclama Filo. Dani ridacchia, il maledetto, poi mi dà un bacio sulla guancia, tenero. Io cerco di far finta di niente, nonostante sia perfettamente conscio che il colore della mia faccia rasenti il porpora.

Partiamo alla volta di Castiglione della Pescaia, verso il campeggio che questi tre disgraziati hanno scelto. In parte, è pure meglio della casa, perché costa decisamente meno, però non posso non dire che abbiamo sacrificato essenzialmente tutto il comfort per darci alla pazza avventura. Sono piuttosto scettico riguardo a questa scelta, soprattutto per la questione "intimità". Sapere che a meno di sei metri da me ci siano Filo e Da non mi fa venire particolarmente voglia di spingermi più in là di qualche limonatina. Che imbarazzo, mi vergogno solo a pensarci. Anche il fatto di sentire loro mentre fanno sesso non mi entusiasma più di tanto, non sono fatti miei e non mi interessano, ma ormai mi sa che è un po' tardi per lamentarsi.

Il viaggio, tutto sommato, è abbastanza tranquillo. A metà della Liguria, ci fermiamo per fare colazione in autogrill e sgranchirci un po' le gambe. Dani è quello più felice di tutti, sprizza gioia da ogni poro e ogni momento è buono per appoliparsi al mio braccio e dire qualcosa simile al "non vedo l'ora", "sarà una figata" o semplicemente baciarmi. Io faccio onestamente del mio meglio per riportarlo alla realtà, per fargli tenere i piedi per terra, ma è veramente fuori controllo, sembra un bambino che vede per la prima volta il mare. Alla fine, cedo e mi metto a dormire, in modo da avere giusto una ventina di minuti di pace.

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