Caffellatte ed errori

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Apro gli occhi e già mi gira la testa. Postilla per il futuro: mai, e ripeto mai, più alcolici. Assolutamente no. Viva lo Straight Edge. Capisco perché Dio abbia detto che l'alcol è un prodotto di Satana, questo mal di testa è diabolico.

Costringo il mio corpo ad alzarsi dal letto, ma una fitta alla base della schiena mi fa stringere i denti dal dolore. Postilla per il futuro numero due: dopo una litigata con Dani, aspettare un paio di giorni prima di fare l'amore, altrimenti tutti i muscoli lombari e rettali chiederanno pietà. Sono solo le nove e mezza del mattino e abbiamo già due postille per il futuro. Chissà cosa mi riserverà il destino per il resto della giornata.

Prendo il cellulare e mi trascino in cucina. Dani sarà ancora in letargo e di Da non voglio sapere niente, quindi abbandono il dispositivo sul tavolo e prendo la mia tazza dall'antina. Caffè, latte, mezzo cucchiaino di zucchero, il sacchetto dei biscotti. Perfetto, manca solo una pillola di Valium e siamo a cavallo.

Prima che riesca a sedermi, mamma entra in cucina con un gran sorriso. Almeno per qualcuno questa domenica è partita col piede giusto.

«Buongiorno» mi dice, solare. Intanto, la mia testa chiede di abbandonarmi sulla sedia per placare queste leggere vertigini da post sbornia, ma il mio povero fondoschiena mi implora di avere meno contatti possibili con superfici dure.

«Buongiorno» mezzo dico, mezzo ringhio quando il mio corpo tocca la seduta in legno.

«Com'è andata ieri sera?» domanda lei.

«Bene» borbotto. Il problema sta tutto in questa domenica mattina. Credo che ora come non mai senta vera la frase "di sera leoni, al mattino coglioni". Sì, in questo esatto momento mi sento un enorme coglione. Bere e fare un sesso che di dolce non aveva neanche il gusto del profilattico ieri mi sembravano grandi idee, ora non così tanto.

«Sei tornato tardi?»

«No, no, per l'una meno un quarto ero nel letto»

«Ottimo!» continua lei, prendendosi una mezza tazzina di caffè dalla caffettiera. Per quanto, solitamente, il suo buonumore contagi il mio, oggi il mio cervello non si vuole decidere a rilasciare nel sangue un po' di serotonina. Mal di testa e male al culo, come potrebbe andare peggio di così? Ah, ecco come. Con un cipiglio poco impressionato, papà si appoggia allo stipite della porta, che ormai ha preso la forma esatta del suo corpo, mentre io cerco di infilare tutto il cranio nella tazza.

E, se fino a ieri sera, avevo una voglia matta di parlarci, pure di litigarci assieme, adesso, spero con tutto il cuore che lui si accontenti del mio stato penoso, decida di seguire la via della compassione nei miei confronti e si faccia un grosso pacco di cazzi suoi.

«Cos'hai fatto ieri sera?» mi chiede, invece. Ho capito, ho capito. Oggi devo rinchiudermi in camera e serrare tutti i contatti con il mondo esterno. Al massimo, posso accettare una massaggiatrice tailandese che sciolga il fascio di nervi che è diventata la mia schiena. Miseria ladra, Dani, sappi che mi vendicherò.

«Solito bar...» brontolo, rimanendo il più vago e distaccato possibile. Lui continua a squadrarmi, in cerca di non so che cosa. Vuole sapere se ho fatto sesso? Ebbene, mi sono letteralmente fatto sfondare sul cofano di una macchina, in mezzo alla campagna.

Apre la bocca, vuole dire qualcosa, ma il trillo del mio cellulare lo distrae. Entrambi guardiamo il suddetto come se fosse un alieno, ma notando una notifica di Dani, mi convinco a prenderlo e osservare distrattamente il messaggio.

"Buongiorno, come va il post sbornia? XD"

"Giorno. Una merda T_T" gli rispondo. Poi appoggio il telefono sul tavolo, ignorando le altre vibrazioni che sta emettendo. Papà guarda prima il telefono, poi me.

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