Capitolo 24.- Una storia vecchia come il Mondo

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Natasha si ridestò ansante dal suo sonno inquieto, gli occhi sbarrati e pallida come se avesse visto un fantasma.

Lilieth si alzò con uno scatto e attraversò l'Infermeria per raggiungerla; quando era entrato nell'Infermeria e aveva scoperto che la Fata dormiva ancora profondamente, si era seduto sul davanzale di una delle finestre, osservando il nero mondo sconosciuto oltre i vetri. La sua mente aveva iniziato inevitabilmente a vagare in luoghi poco promettenti: si era trovato a pensare ai frammenti del suo sogno sconvolgente, che lo scuotevano ancora dentro, per poi interrogarsi sulle strane parole di Mic circa Alysia poco prima. Aveva la bizzarra sensazione di non piacere molto al Guaritore e anche se era abituato a non essere molto amato o apprezzato, di solito gli altri lo temevano piuttosto che disprezzarlo. E immancabilmente i ricordi del Cocito e soprattutto di Zefira avevano preso, di nuovo, il sopravvento, obbligandolo a cercare qualcosa che potesse distrarlo; nell'Infermeria immersa nelle ombre non c'era nulla a parte Natasha che si muoveva nel sonno, così aveva studiato il mondo Umano, incuriosito e diffidente: c'era un villaggio che correva lungo le pendici della montagna. Vedeva le luci accese delle case come graziose fiammelle tremolanti, scorgeva dei puntini luminosi che si muovevano quando qualcuno usciva in strada con una torcia per qualche ragione; era molto diverso dalla città che ricordava vagamente dalla sua infanzia. Era una fortuna che Natasha si fosse svegliata, interrompendo il corso dei suoi pensieri.

Il ragazzo si si inginocchiò accanto al giaciglio circospetto, osservando la Fata che si guardava attorno con un che di frenetico, la testa che scattava da destra a sinistra, perlustrando con lo sguardo l'Infermeria completamente vuota.- Dove è?

-Chi?-chiese lui massaggiandosi la schiena dolorante.- Mic? Ti senti male?

-No,Cec...-si voltò a guardarlo, sorpresa; era sempre pallida e smunta, ma pareva che stesse lentamente riprendendo il contatto con la realtà.- Lilieth? Come mai sei qui?

Lui arrossì, sedendosi a gambe incrociate nel tentativo di nascondere il disagio; erano anni che cercava di allontanare Natasha, che rifiutava le sue proposte di aiuto, che fingeva perfino di non conoscerla davanti agli altri Rhiel. Ed ora era nelle sue mani.- Aspettavo che ti svegliassi. Devo parlarti di una cosa...un sogno.

Lei si passò la mano tremante sulla fronte madida di sudore, tremando leggermente.- Ah, un sogno. Certo.-scosse la testa come un cane bagnato.- Era solo un sogno, ovviamente. Non c'era nessun altro in questa stanza vero?

-No. Mic sta dormendo nella sua camera.-esitò, osservandolo da sotto l'orlo del cappuccio. Hai avuto un...? Un incubo?

-Non lo so ancora.- aggrottò le sopracciglia, osservando l'infermeria silenziosa; la sola luce era quella che si proiettava sul letto, avvolgendoli in un baluginio intimo e dorato. Tutte le altre lampade erano spente, gettando nel buio la stanza.-Immagino che non fosse un semplice sogno se hai tanta fretta di parlarmene.

-Non ne ho idea. Non era...era qualcosa di diverso, tutto qui. Forse sono solo stanco e sto reagendo male, non...-tentò di prendere  tempo il Rhiel, che stava già pentendosi della sua idea di chiederle aiuto, ma la fata lo afferrò per il polso, stringendolo con la mano fredda e umida, impedendogli di andarsene.-Aspetta. Tu sei come un figlio per Ombra, vero?

Lilieth aggrottò le fronte.- Cosa? Che importanza ha? Non ho sognato lui, se è questo che ti stai chiedendo. Non sono sotto shock o stronzate simili, va bene?

Lei sospirò, lasciando ricadere la mano sulle coperte.-Non sto dicendo questo. Sono solo...Ombra mi parlava molto di te. Più che di qualsiasi altro Rhiel.

-Semplicemente perchè sapeva benissimo la mia situazione.- borbottò il giovane, ma non potè trattenersi dal porle una domanda che lo tormentava.- Credi che sia morto?

Sangue impuro.- Equilibrio spezzatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora