La porta si aprì con un cigolio: la figura minuscola di Zefira lo osservò dal basso, avvolta nel suo abito bianco. Aveva l'aria più fragile del solito, forse per le ombre scure sotto gli occhi chiari o forse perchè aveva un livido sotto lo zigomo, dove l'aveva colpita la sera prima. Provò una fitta di rimpianto così forte che sentì un dolore fisico al petto e dovette appoggiarsi allo stipite in attesa che passasse: assomigliava ad una pugnalata... solo più dolorosa.
Gli occhi della Schiava si oscurarono e lei abbassò la testa.-Padron Lilieth.
Lui deglutì; se Zefira era viva, Alysia doveva essere morta.
Ebbe un attimo di rimpianto: avrebbe potuto dirgli qualcosa sull'Ordine, aveva delle informazioni importanti e forse diceva la verità quando parlava di un pericolo imminente. Avrebbe potuto aiutare gli Armati, se l'avesse ascoltata... ma quando mai quei guerrieri non erano in difficoltà? Si nascondevano dietro a uomini e donne che morivano per loro da secoli ormai. Lilieth non sarebbe stato l'ennesimo pedone caduto per difendere a regina dallo scacco nemico.
Anche perché se lui era nel Cocito, la colpa era solo loro e lui non aveva alcuna intenzione di strisciare a salvarli dopo quello che gli avevano fatto.
-Dove è il tuo padrone?-chiese senza salutarla, stringendo il pugno per non cedere alla tentazione di accarezzarle il livido; provava un desiderio spasmodico di sfiorarla e scusarsi con lei, accarezzarla e vederla sorridere appena. La fragilità che emanava da lei in quel momento lo stava consumando.
- In giardino.- rispose e si scostò per lasciarlo passare, scoccando un'occhiata a Griff che attendeva in strada.
Lilieth le passò accanto e la guardò malinconico dall'alto, ma non la toccò e non disse nulla; attraversò rapidamente la stanza, l'assito che scricchiolava sotto ai suoi piedi. Zefira alle sue spalle sedette davanti al fuoco, stringendosi le ginocchia al petto. Avrebbe voluto fare qualcosa per consolarla... ma aveva la sensazione niente potesse tirare su di morale una Schiava.
Cercò di concentrarsi su Alysia.
Sentiva di essere fin troppo preparato alla scena che stava per vedere: aveva già imparato in che modo Chelis si liberava delle Schiave che lo stancavano. Tutti ne parlavano, ma nessuno aveva mai avuto la conferma che le uccidesse davvero: sembravano sempre malate e non era insolito che una ragazza Umana morisse in un Mondo che non le apparteneva.
Prima di Zefira c'era stata una donna dai lineamenti delicati che doveva discendere da qualche Fata, di una bellezza sfavillante; prima ancora uno Schiavo maschio, un ragazzino dalla pelle viola intenso; e prima ancora un'Umana sempre spaventata. Ma queste erano solo quelle che Lilieth poteva ricordare: Chelis ne aveva avute molte altre; si stancava facilmente e non potendo permettersi più di una Schiava alla volta quando ne trovava una nuova si liberava della vecchia.
A volte lo aveva visto portare i corpi alla Voragine, più spesso fiutava che c'era qualcosa non andava per l'odore di sangue che non poteva cancellare dalla terra.
Sapeva che Alysia doveva essere ormai morta, riversa in un lago di sangue.
La prima cosa che vide quando aprì la porta sul retro fu l'ampia schiena di Chelis; non portava il caldo mantello dei Rhiel e teneva le braccia incrociate, stando chino in avanti su qualcosa che Lilieth avrebbe preferito non dover guardare in quel momento. Sentiva l'impellenza di vomitare. Si fece forza, cercando di non cedere alla parte di sé che lo pregava di non guardare il corpo straziato di una ragazza che era come lui, ed avanzò affiancando l'uomo.
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Sangue impuro.- Equilibrio spezzato
FantasyLilieth vive all'Inferno. Ci vive da tutta una vita e quello che è gli piace: un Rhiel, un Mercenario, un guerriero; senza famiglia, senza sentimenti, lacerato dalla Guerra tra Luce ed ombra dentro la sua anima tormentata: un mostro dal viso umano...