Capitolo 7.- L'esercito delle Fate Grigie

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Zefira si voltò per iniziare a correre, senza sapere dove sarebbe potuta scappare ma con le certezza che doveva farlo se voleva sopravvivere; si trovò la strada sbarrata da una di quelle strane Fate dagli occhi vacui, completamente grigia: aveva in mano una spada che agitò un po' goffamente per farla indietreggiare. Lei mosse un frettoloso passo indietro ed urtò contrò Violet, che fissava ad occhi sbarrati il cerchio di Fate che si stava stringendo, tagliando loro ogni via di fuga; Dunkel si guardava attorno teso, ma perfino un Rhiel non poteva fare nulla in una situazione come quella, in totale inferiorità numerica, senza avere idea di quanto fosse forte il nemico o addirittura di cosa fosse effettivamente.

Calendula fissava come paralizzata la misteriosa ragazza alta che sorrideva, avvicinandosi come un punto nero in quel mare di grigio, che si apriva per lasciarla passare; i cavalli, che le Fate non parevano intenzionate a toccare, diedero in un nitrito selvaggio e cominciarono ad allontanarsi, immergendosi nelle acque del laghetto e correndo sulla riva fangosa.

-Oh, non riesco davvero a credere alla mia fortuna. Mi mandano per cercare un gruppetto di patetici Adepti che sono scappati...  E mi trovo te! Deve essere un segno del destino, vero?

La ragazza stava stringendo tra le dita l'anello che portava al collo.- Ksenjia cosa vuoi da me? Da loro? Sai benissimo che non intendo combattere.

-Tu non sai combattere, tesoro, è leggermente diverso.- i suoi occhi azzurro-verde scintillavano; a Zefira metteva i brividi. Assomigliava a Chelis quando la voleva punire, quella stesse espressione di superiorità e di crudeltà che le faceva gelare il sangue.- Ti piace il mio nuovo esercito? Carino, vero? Sono un po' tonte, ma abbastanza utili tutto sommato.- schioccò le dita e la Fate si misero in posizione, pronte ad attaccare, le armi alzate puntate sul gruppetto. -Ora Calendula, consegnami i ragazzini del Cocito e nessuno si farà male.

Zefira si ritrasse bruscamente quando una delle strane Fate le sfiorò il braccio con una lama arrugginita; Dunkel la afferrò per attirarla vicino, mentre Jaden si metteva tra lei e il cerchio grigio di nemici, con una smorfia di dolore, appoggiandosi alla spalla di Grun.

-Non so cosa tu pensi di fare.- sibilò Calendula, indietreggiando di un passo.- Ma non ti lascerò rapire proprio nessuno!

Ksenija sorrise pigramente.- Non voglio rapirli; mi è stato solo chiesto di riportarli al luogo a cui appartengono: il Cocito. Avanti Ciotolina, non obbligarmi a uccidere te nel processo...oh, ma chi prendo in giro? Non vedo l'ora di farlo comunque.

Calendula si mosse improvvisamente e fece per indossare l'anello che aveva al collo, ma la misteriosa Armata sollevò il bastone che aveva con sè; come rispondendo ad un segnale, le Fate Grigie attaccarono. Zefira si chinò di scatto, rotolando di lato per evitare che la spada di una di quelle guerriere le si conficcasse nella spalla e si raddrizzò a fatica sui gomiti, guardandosi attorno in preda al panico: il bastone che l'Armata reggeva colpì con una certa violenza la schiena di Calendula che lanciò un terribile urlo di dolore e lasciò cadere il sottile anello d'oro bianco, che rotolò verso un cumulo di foglie secche.

Zefira si rese conto che l'arma che l'Armata usava era un'Heresa e fece una smorfia, rialzandosi, cercando con gli occhi qualcosa da usare per aiutare Calendula; Violet aveva estratto un pugnale che doveva aver nascosto ed ora menava fendenti per difendere Grun, che agitava un po' inutilmente un pezzo di legno trovato a terra. Jaden afferrò un sasso e lo lanciò contro l'Armata che incombeva su Calendula, colpendola alla tempia; la donna urlò, coprendosi il viso con le mani e Zefira con uno scatto fu accanto alla ragazza, scrollandole la spalla mentre lei singhiozzava: conosceva bene gli effetti dell'Heresa e non voleva che l'unica persona che era stata gentile con loro dovesse soffrire così tanto.- Calendula! Dobbiamo andarcene!

Sangue impuro.- Equilibrio spezzatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora