Incontro

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La cena era giunta al termine e gli uomini si recarono nella sala fumatori, situata fra il terzo e il quarto fumaiolo, per socializzare e ovviamente fumare. Mio padre non era un gran fumatore, ma quando si ritrovava circondato da gentiluomini il suo lato da protagonista veniva fuori. Vi posso assicurare che non era pressoché bello.
Approfittai del momento per 'scappare' dalla cena e raggiungere Alex. Mi stava aspettando sul ponte B.
Uscii ed una boccata d'aria fresca mi accarezzò il viso. Alzai lo sguardo verso il cielo e potei notare che quella sera era coperto da alcune nuvole. Il mare, invece, era leggermente mosso, probabilmente a causa del vento che aveva iniziato a soffiare.
Con lo sguardo iniziai a cercare Alex e riuscii a vederlo aspettare con le braccia incrociate dietro ad una donna e sua figlia, ma non era solo, potei notare che stava beatamente parlando con un ragazzo. Sembravano avere quasi la stessa età, credo che il ragazzo fosse più grande di lui. Mentre mi avvicinavo tentai di studiare anche l'aspetto esteriore di quel misterioso ragazzo: aveva i capelli di un castano chiaro, riposti elegantemente al loro posto; dai modi di fare sembrava un tipo estroverso, senza complessi.
Li raggiunsi e sfoggiai il più bello dei miei sorrisi. Non mi spiegavo nemmeno perché l'avessi fatto.
"Buonasera." li salutai.
"Buonasera." rispose Alex sorridendomi timidamente. "Lei è Mary Livingston, la ragazza di cui ti ho parlato poco fa." disse rivolgendosi al suo compagno.
Il diretto interessato mi guardo dall'alto a basso, senza dire nulla. Si morse il labbro, accese una sigaretta e rivolse la sua attenzione verso il panorama.
"Ehm, lui è mio fratello Leonard." disse Alex imbarazzato a causa del suo comportamento.
"Vorrei poter dire che è un piacere, ma non penso che questo piacere mi venga ricambiato." dissi.
Nel frattempo iniziammo a camminare, ed io purtroppo mi ritrovai in mezzo ai due fratelli. Leonard, dopo aver sentito la frase che avevo detto, si girò verso di me e in tono distaccato disse: "Per me è indifferente, Mary."
Io, molto sorpresa dal suo comportamento e dal fatto che non somigliasse caratterialmente a suo fratello, cosa molto triste a causa del suo charme, alzai le sopracciglia verso l'alto, in modo da mettere ben in chiaro la mia disapprovazione.
"Che nome è 'Mary' ?" chiese "La gente non ha proprio fantasia."
Io sbarrai gli occhi. Il suo modo di porsi era molto fastidioso.
"Come scusi? Che cosa la porta a pensare una simile sciocchezza?" chiesi indignata "O dovrei forse dire, offesa?"
"Signorina, per l'amor del cielo non si scaldi. Non riuscirei mai a sopportare tale calore!" ironizzò.
Io mi girai verso Alex e lui riprese il fratello: "Leo, direi di smetterla."
"Avanti, Al, proprio una come lei doveva iniziare a piacerti?" gli chiese.
"Non mi piace. Ci siamo promessi di conoscerci solo in amicizia, Mary è fidanzata."
"Fidanzata?!" chiese Leonard ridendo.
Ma aveva bevuto? Non mi ero mai sentita tanto giudicata, a disagio e umiliata in tutta la mia vita.
"Sì, sono felicemente fidanzata. E la sa una cosa caro Leonard?"
"No, la prego di dirmi tutto." rispose alla mia domanda in modo ancor più fastidioso di prima.
"Dovrei ringraziare il cielo ogni santo giorno per il fatto che il mio William non sia arrogante, presuntuoso e maleducato come lei." mi sfogai.
"Ma che uomo ammirabile questo William..." disse.
Decisi di non rispondere a quest'innumerevole offesa, non ci tenevo a rovinare la conoscenza con Alex, a differenza di suo fratello lo apprezzavo.
Trascorsi alcuni minuti di silenzio e occhiate suicida, Alex decise di parlare e ci chiese che cosa volessimo fare.
"Perché non andiamo in palestra?" chiese Leonard.
Io risi, "In palestra?"
"Sì, non mi alleno da un po'. Ah, giusto. Tu sei troppo perfetta per andare in posti simili e discomporre i tuoi abiti di seta in un modo così rozzo, dolce Marie." rispose pronunciando il mio nome con un accento francese.
"È Mary, e comunque accetto. Andiamo in palestra."
Detto ciò, è proprio per quel luogo che ci avviammo.
Durante la traversata del ponte mi fermai alcune volte per salutare qualche passeggero che avevo avuto modo di conoscere durante questa breve permanenza.
D'un tratto però, Leonard ci obbligò a fermarci.
"La palestra è aperta solamente fino alle 18." disse.
"E quindi? Non credevo prestaste molta attenzione alle belle maniere e alle regole, Leonard." lo provocai.
"Infatti," rispose "aspettiamo finché il ponte si svuota e poi entriamo."
Mi fece l'occhiolino.
Ero volenterosa di stare lì ancora solamente per provare a Leonard che non ero come lui pensava.
Ma perché m'importava tanto?

RMS Titanic - un viaggio da non dimenticareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora