Un incubo dopo l'altro

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Vagammo per interminabili secondi nell'acqua gelata, in cerca di una scialuppa che venisse a prenderci, o qualcuno che come noi, in mezzo a quel mare di defunti, fosse sopravvissuto; eppure, lì nessuno sembrava muoversi. Tutto taceva, nessuno proferiva parola, percepivo solamente il respiro pesante di Leonard, che continuava a guardarsi intorno. Mi prese la mano e mi invitò a nuotare assieme a lui, finchè non giungemmo a quella che sembrava una scialuppa rotta e ribaltata, abbandonata in acqua. Nonostante la prima metà si stesse lentamente staccando, al momento ci sembrò un grandissimo sostegno, per questo ci si appoggiamo sopra, tremanti a causa del freddo.

Con le lacrime agli occhi, spostai un attimo lo sguardo verso ciò che ci circondava, ed ebbi la grande sfortuna di vedermi immersa nel nulla: la scialuppa di salvataggio era quasi isolata dall'ammasso di persone immobili. Le mie labbra, e anche quelle di Leonard, avevano assunto un colore violaceo, tant'è che non me le sentivo nemmeno più addosso.
Leonard decise di appoggiarsi con metà corpo e il capo sulla parte rotta, lasciando a me lo spazio di mettermi nell'altra. Mi ci appoggiai anch'io con metà corpo, non era in grado di sopportare l'intero peso di una persona. Ora ci trovavamo faccia a faccia.
Leonard a stento si muoveva, ma nonostante ciò trovò comunque le forze di rivolgermi un sorriso, per poi unire le sue mani fredde alle mie. Tentai a mia volta di restituire il sorriso.
"S...stai... bene, Mary?" mi chiese tremando.
"Sì," risposi non riuscendo a formulare altro. Continuai a guardarlo e lui mi baciò le mani. La sua camicia bianca si era ripiegata lungo le braccia
"Resisti, Mary. R...riusciremo a salvarci."
Io gli sorrisi di nuovo, in estremo dubbio su ciò che aveva appena detto. Ma ci sperai, ci sperai davvero.
"Ti a... amo, Leo."
"Anche io ti amo, non sai quanto."
Entrambi ridacchiammo, poi cercammo di sprecare il meno energie possibile. A questo punto non sapevo nemmeno se qualcuno sarebbe arrivato a salvarci, ma immaginavo di no. Ero comunque grata di tutto ciò che mi era stato dato, la cosa più preziosa si trovava proprio davanti a me. Chi mai avrebbe immaginato che tutta la mia vita sarebbe stata travolta da un viaggio che inizialmente nemmeno volevo intraprendere? Chi mai avrebbe pensato che in cinque miseri giorni avrei iniziato a provare tali sentimenti per uno sconosciuto? Chi mai avrebbe immaginato che ci saremmo ritrovati in mezzo all'oceano Atlantico a dirci che ci amavamo? Io non di certo. Nonostante il lieto fine della nostra storia, un pensiero andava certamente anche alla mia famiglia, che sperai con tutta l'anima non si trovasse in mezzo alle migliaia di persone prive di vita.

I secondi trascorsero, i minuti pure, e probabilmente anche le ore. Mi accorsi di starmi lasciando andare, ma non me lo permisi, non prima di accertarmi che Leonard stesse bene.
"Leo?" lo richiamai, sollevando il capo dal legno. Nessuna risposta mi giunse. Pazientai qualche minuto prima di farmi prendere dal panico. "Leonard?" ritentai, alzando leggermente la voce, per quello che mi era possibile. Di nuovo, la risposta fu solo del spaventoso silenzio. "Cazzo..." mormorai spaventata. Retrassi una mano dalla sua mano pesante, poi tentai di scuoterlo, sperando si fosse addormentato o fosse solo stanco. "Leonard!" Cominciai a tremare dall'ansia, e le lacrime mi rigarono il volto.
"Leonard, per favore, rispondi." Non ricevetti alcuna risposta. Il suo viso era poggiato sulle sue braccia, che guardava nella direzione opposta. Sui suoi capelli scorgevo del ghiaccio. Chiusi gli occhi per cercare di calmarmi, poi mi tolsi dalla sua stretta e mi staccai dalla scialuppa. Migliaia di brividi mi percorsero tutto il corpo, ma nuotai comunque verso di lui. Il suo viso era immobile, teneva gli occhi chiusi. Avvicinai il mio viso al suo, tentai di nuovo di scuoterlo per risvegliarlo ma non servì a nulla. Gli presi il viso tra le mani, poi sussurrai una supplica disperata: "Leonard, ti prego. Ti prego."
L'ansia mi stava bloccando il respiro, le lacrime scendevano come pioggia. Lo osservai scoraggiata, finchè lui non iniziò finalmente a muoversi. Un raggio di speranza mi invase e sorrisi in mezzo al pianto. "Mi senti?" domandai. Finalmente lui aprì i suoi bellissimi occhi, che incontrarono i miei. Mi fiondai subito sul suo petto, abbracciandolo più forte che potessi.
"Sono qui, Mary. Sono qui." sussurrò, per poi accarezzarmi il viso. Ansimante, unì le sue labbra alle mie, e io non potei far altro che ringraziare il Cielo per averlo riportato da me.

RMS Titanic - un viaggio da non dimenticareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora