Sensazioni

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La mattina seguente fu piuttosto imbarazzante, Leonard non riusciva a togliermi gli occhi di dosso, ed io nemmeno. Eravamo in cucina, volevo scaldare il latte, ma lui non smetteva di guardarmi. Mi girai bruscamente, con il suo sguardo puntato indosso non riuscivo a fare niente. Mi tremavano le mani.
"Smettila di guardarmi." gli ordinai.
"Perché?" domandò, portandosi la tazzina del caffè alle labbra. Non gli importava del fatto che si facesse colazione assieme nell'altra stanza.
"Mi sento a disagio."
Si mise a ridere, continuando a bere il caffè. Sapevo bene a che cosa stesse pensando. Lo guardai seria e lui smise di ridere, alzando le sopracciglia per poi riabbassarle.
"Comunque, di solito si fa colazione nella sala da pranzo, tutti insieme." lo informai, in caso gli fosse sfuggito.
"Non credo che qualcuno abbia voglia di vedermi." affermò, guardandomi negli occhi. Sorrisi amareggiata, aveva ragione.
Finì di bere e posò la tazzina nel lavandino dinanzi a me, per poi lasciarmi un lieve bacio sulla guancia. Quando si allontanò tirai un gran sospiro di sollievo, ultimamente, con tutte le cose accadute, mi sentivo sempre in imbarazzo quando stavo con lui.
Riuscii finalmente a scaldare il latte senza dover sudare o tremare, poi raggiunsi gli altri nella sala da pranzo. Mi sedetti di fianco a Kate, che mi sorrise dolcemente.
La tensione, come sempre, era ben avvertibile.
"Dov'è Leonard?" mi chiese la donna, guardandosi intorno.
"Non lo so, non l'ho visto oggi." mentii, portandomi la tazza alle labbra.
Lei annuì, e lentamente la sala si svuotò. Mi ritrovai sola, odiavo questa situazione. Perché non si riusciva a trovare una via di comunicazione? Perché i miei genitori erano così contrari alla nostra unione? Ma, loro quando se ne sarebbero andati? Sperai con tutta me stessa che si sarebbero allontanati dopo essere riusciti a comunicare civilmente, cosa che vedevo lontana nel futuro. Questa situazione era vantaggiosa come svantaggiosa, da ogni punto di vista.

La giornata, comunque, non si differenziò dalle altre. La mia famiglia rientrava a casa per l'ora di cena a causa delle innumerevoli commissioni da sbrigare, nel frattempo che i miei genitori facevano di tutto per non lasciarmi sola con Leonard, anche perchè non era lecito. Quest'ultimo disse di avere la giornata piena d'impegni, dunque mi rinchiusi in camera, dove mi ritrovai a sentire la fortissima mancanza di Anne. Non tenendo in considerazione i Clearson, la casa ora era terribilmente silenziosa: non si udivano nè le urla di mia madre (rivolte a lei) nè la sua voce brillante. Una lacrima mi inumidì gli occhi, ma mi tornò il sorriso quando vidi la piccola bambola con cui era solita dormire. La presi e la osservai, era come se facesse l'immagine di mia sorella più viva. Forse un po' le somigliava: aveva dei folti capelli scuri e indossava un abito che arrivava alle ginocchia. Sorrisi angosciata, poi rimisi la bambola sulla scrivania e mi recai all'esterno, dato che ero rimasta sola. Non appena uscita, però, notai le scarpe di Leonard poggiate al lato della porta, il che stava a significare che si trovava in casa. Ma dov'era? Mi domandai. Probabilmente stava dormendo, dato che era riuscito a non far rumore, cosa molto strana.

Quella mattina mi ero svegliata col basso ventre dolorante, indicante, chiaramente, che quel determinato periodo del mese era giunto. Fortunatamente non lo soffrivo molto, ma capitava che a volte impallidissi o mi sentissi senza energie. A questo punto, dopo aver preso una boccata d'aria fresca, mi ritirai al piano superiore per recarmi nella toilette. Quando però tentai di aprire la porta, la maniglia non si girò. Insospettita riprovai, finchè non mi accorsi che era chiusa a chiave. Poco dopo udii una voce maschile e dei passi.
"Un po' di autocontrollo, Marie!" esclamò Leonard aprendo la porta. Portava solamente un asciugamano in vita, e le sue spalle erano ricoperte di piccole goccioline trasparenti provenienti dai capelli bagnati. Tentai di non fargli notare che lo stavo praticamente studiando, ma era probabile che se ne fosse accorto. Poggiò il braccio sinistro sullo stipite, mettendo in chiara evidenza i muscoli contratti.
"Volevi per caso unirti?" domandò con voce provocante e scherzosa, indicando la vasca fumante dietro di se. Lo feci indietreggiare poggiandogli una mano sul petto umido e spingendolo, azione che lui interpretò diversamente. "Con calma! Sono così irresistibile?"
"Purtroppo per te non lo sei, mi serve il bagno. Ti inviterei ad uscire." pronunciai, cercando di sembrare sicura. In realtà mi metteva in soggezione.
"Non posso andare in giro per casa bagnando i pavimenti." mi informò, ma sapevo bene che la motivazione per cui continuava a stare lì non fosse quella.
"Gli asciugami per asciugare ci sono." ribattei, "E non credo che tu voglia farmi compagnia mentre... faccio le mie cose."
"Tu fai pure le tue cose, io ti aspetto in vasca."
Scoppiai a ridere: "Non pensi davvero che io mi unisca a te! Ho altro da fare, e non voglio."
Non rispose ma continuò a guardarmi. Poi vidi che si avviò verso la sua adorata vasca, dunque fui costretta a munirmi di tutta la forza che mi era rimasta per spingerlo indietro. Il fato, però, aveva fatto in modo che scivolassi sul pavimento bagnato e finissi addosso a Leonard, bagnandomi a mia volta. Lui sorrise divertito, ma io stavo morendo dalla vergogna.
Mi alterai leggermente, probabilmente questa reazione era stata provocato dalla mia condizione fisica.
"Devi sempre combinare guai." dissi, innervosita. Presi un asciugamano e lo buttai a terra, asciugando il pavimento. Poi lo feci finalmente allontanare e proseguii con ciò per cui ero venuta. Lasciai il piano superiore senza degnarlo di uno sguardo, poi mi cambiai d'abiti, presi alcuni soldi e mi diressi verso il negozio più vicino. Avevo bisogno di alcuni prodotti per questo periodo.
Fortunatamente i prodotti di igiene femminile erano disposti lontano dalla cassa, e vi era un'apposita scatola in cui lasciarvi i soldi; dunque mi risparmiai occhiate curiose e indiscrete, come se stessi commettendo un crimine. Mi rincasai velocemente, il mio umore era migliorato. Entrai in camera per poggiare gli acquisti, per poi voltarmi e vedere Leonard sul mio letto. Nascosi la scatola dietro di me, d'istinto.
"Cosa nascondi lì dietro?" domandò incuriosito, inclinandosi in avanti per sbirciare.
"Cosa ci fai qui?"
"Perchè ti sei arrabbiata?"
"Perchè sei nel mio letto?"
"Perchè non rispondi?"
"Perchè non la smetti di fare domande?"
Roteò gli occhi, poi continuò a guardarmi.
"Ho fatto qualcosa che non va?" Vidi della vera preoccupazione nel suo sguardo.
Non risposi.
"Non ti senti bene? Sei pallida."
Sospirai rumorosamente e la smise, poi in lontananza lesse ad alta voce: "Assorbenti igienici."
Lo guardai, mi guardò.
"Dai vieni qua." mi invitò a raggiungerlo con le braccia aperte. Ridacchiò.
Mi distesi al suo fianco e mi circondò il busto con le braccia. Emanava un forte profumo di muschio. Chiusi gli occhi e cercai di rilassarmi.
"Più provo a starti lontano e meno mi riesce." rivelai.
"Non devi fartene una colpa, farei lo stesso se fossi te."
Sbuffai ridendo, la sua autostima era veramente qualcosa di straordinario. Ma come biasimarlo, sapeva bene anche lui quanto fosse un bel ragazzo.
"Stai bene, quindi?"
"Sì." lo tranquillizzai, poi mi voltai verso di lui, avvicinando il mio volto al suo.
Mi accarezzò i capelli, per poi posarmi un dolce bacio sulla fronte. Trascorremmo i minuti seguenti vagando da un argomento all'altro, finché non ci addormentammo, uno nelle braccia dell'altro.

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