La perdita

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"Abbiamo trascorso ore a domandarci il perché del vostro ritardo, finché poi non abbiamo letto il giornale. Tutta quanta la città si è radunata al porto."
Mia madre annuì, asciugandosi le lacrime con un fazzoletto di stoffa, mentre mio padre le accarezzava le spalle. Mia zia, accanto a suo marito, si portò il viso fra le mani e scosse la testa.
"La mia piccola Anne."
Io non proferii parola, era come se mi fosse sparita la lingua. La stanza era buia, illuminata leggermente dal lieve bagliore della lampada. "Mary, tu tesoro stai bene?"
"Potrei stare meglio, zia. Però eccoci qui." Tentai di fingere un sorriso che nemmeno mi riuscì.
"Volete raccontarmi di ciò che è successo? Avete fame? La cena è quasi pronta."
"No, Emily, non preoccuparti per la cena. Come potrai immaginare è stata una nottata terribile..." Mio padre iniziò il suo racconto, a cui io non prestai minimamente attenzione. Tirai fuori dalla mia borsetta il biglietto di Leonard e accarezzai con i polpastrelli l'inchiostro. "Che cosa tieni lì?" domandò mia zia.
"Oh, non è niente. Un ricordo di questo viaggio, se possiamo definirlo così. Anche se di cose da ricordare ce ne sarebbero troppe..."
Mia zia si sedette accanto a me, poi, credendo che non la vedessi, diede un'occhiata al foglietto, e annuì.
"Mangia qualcosa e riposati tesoro, andrà tutto bene. Vuoi un po' di carne?"
Annuii, mangiai molto lentamente. Il cibo aveva lo stesso sapore del mio stato d'animo. Ma non perchè non fosse ben cotto o altro, anzi, era perfettamente cucinato, ma la sofferenza è in grado di toglierti anche l'appetito se vuole.
Mia zia Emily mi prese il foglietto dalle mani per leggerlo. "Sai, conosco una famiglia che abita da quelle parti."
Mi si illuminarono gli occhi all'istante, sembravo aver preso vita. Mi voltai in sua direzione, impaziente. L'entusiasmo svanì quando nominò una certa Charlotte. "No, non ho conosciuto nessuna Charlotte." dissi quasi affranta.
"Sei sicura? Charlotte Clearson?"
"Clearson?" domandai con innata speranza.
"Sì, sì."
"Clearson?" ripetè mia madre disgustata, "Speravo che ti avesse dato un suo contatto quel giovane Henry Lancaster."
Sospirai infastidita. Non mi sembrava il caso di parlarne dopo una perdita così grossa, ma sembrava essere una distrazione per tutti.
"Caspità!" esclamò mia zia, "I Lancaster possiedono metà America! Ma che ne sarà di William Bursley?"
"Nulla, siamo fidanzati e ci sposeremo." Guardai mio padre, sebbene sapessimo entrambi che non volevo che le cose andassero così.
"Non nel caso in cui Henry Lancaster facesse la proposta. Mary, tutta America pagherebbe per poterlo sposare, mentre tu no!"
"Non ho bisogno di notorietà, nè di denaro. Voglio stare con qualcuno che mi sappia amare."
"E questo qualcuno appartiene alla famiglia dei Clearson?"
"No." arrossii.
"Non se ne parla." disse mio padre, deciso. Mia zia annuii, d'accordo con lui.
"Il giovane Alex sarebbe anche accettabile, ma quel maleducato di Leonard? Proprio no. Dio abbia pietà di quella povera fanciulla che se lo sposerà."
Non dissi nulla, non avrebbero comunque capito. "Però," continuò, "Charlotte è davvero una ragazza deliziosa. Sa fare tutto, poi è pure bellissima."
Mi guardò per qualche minuto. "Non so cosa sia successo su quella nave e con chi dei Clearson, ma dalla delusione di tuo padre sembra che tu abbia commesso un grave errore."
"Stringere amicizia con un uomo sarebbe un grave errore?" domandai innervosita. Chiaramente il nostro rapporto poteva essere definito come tutt'altro che una semplice amicizia.
Mia zia scosse il capo, portandosi la mano alla fronte. "Sì, Mary. I tuoi unici amici possono essere tuo marito e quelli di famiglia."
"Ah..." risposi.
"Nemmeno noi sappiamo che cos'è successo a dire il vero, però siamo consapevoli del fatto che hanno trascorso troppo tempo assieme. Fortunatamente è tutto finito e non si vedranno mai più."
A quest'ultima frase il mio cuore si spezzò a poco, poi accarezzai ancora il foglietto, come se potesse in qualche modo ricollegarmi a lui. Non l'avrei mai più rivisto. Mi sembrava un'idea inconcepibile.
"Non va bene, Mary. Quando ti sposerai e maturerai, capirai l'importanza dell'uomo che hai accanto."
"Sì," risposi, "perchè sarà da lui che dipenderò. Ed è per questo che non mi interessa un matrimonio vantaggioso. Se proprio devo dipendere da un uomo, preferisco farlo da qualcuno che amo, veramente."
"Non essere sciocca! È l'età a confonderti. Tu e William formate una coppia fantastica."
Annuii, stanca e consapevole del fatto che dovevo lasciar andare questi cinque giorni, terribili ma fantastici.
"Comunque, è stata davvero una lunghissima giornata per voi, e anche molto triste. Le vostre camere sono pronte, riposatevi pure. Buonanotte."
Ci salutammo, poi ognuno si rifugiò nei propri sogni.

La mattina seguente fu di una tristezza indicibile. Giungemmo alla conclusione di praticare il funerale di Anne qui, in quanto era troppo pericoloso ripercorrere l'intero oceano Atlantico, soprattutto dopo questa terribile perdita. Come prima cosa indossammo tutti quanti abiti neri. Il periodo di lutto di una sorella durava sei mesi, mentre i genitori dovevano rispettarlo per un anno. Gli zii due mesi. I gioielli dovevano essere indossati in quantità ridotte, oppure non indossati direttamente.
Mia sorella venne riposta nella bara, gli orologi vennero fermati all'orario in cui lei era morta, e i quadri ritraenti i parenti venivano girati verso il muro, di modo che lo spirito del deceduto non si impossessasse di loro. Il corpo venne trasportato fuori dalla casa prima dai piedi, cosicchè lo spirito non si trasportasse un membro della famiglia con sè. Anne riposava beatamente, come se stesse dormendo, nonostante le sue labbra fossero viola. Le accarezzai le mani. Avrei tanto voluto vederla crescere, vederla trasformarsi nella donna più bella del pianeta, ma non mi era possibile ora. Mi sarebbe mancato tutto di lei, anche i momenti in cui mi strappava i vestiti. Oh, quanto avrei pagato per vedermeli strappare un'ultima volta da lei. Quante cose avrei voluto dirle, quante volte avevo pensato a quello che avrei potuto fare per evitare che questo accadesse, ma, non mi era più possibile ora. Dovevo lasciarla andare, dovevo stamparmi il ricordo dei suoi bellissimi boccoli nella mente, perchè non l'avrei più rivista. Non finchè sarei vissuta. È così ingiusto sottrarre la vita ad una creatura così piccola. Le lacrime cadevano come pioggia. Parenti e amici si riconciliarono in Chiesa, dove si svolse il funerale. Fra le interminabili lacrime recitammo le preghiere, poi, terminata la funzione, la bara venne trasportata al cimitero. Qui giunse il momento più difficile per me: lasciarla andare. Mi accovacciai sulla bara, liberandomi della mia sofferenza tramite ripetuti pianti, finchè poi non fu inserita sottoterra, momento nel quale la lasciai andare completamente. Non sapevo davvero che cosa fosse peggio: il momento in cui si scopriva la morte di un caro, o il momento dopo il funerale?
La casa sarebbe stata così vuota d'allora in poi, così triste e così spoglia.
Mia zia mi circondò le spalle con le sue braccia, e insieme tornammo a casa.
Essendo ormai sera, rifiutai la cena e mi rinchiusi in camera, dove buttai giù qualche parola al riguardo di ciò che stavo passando. Fu doloroso ma liberatorio.

SPAZIO AUTRICE
ciao a tutti! come state?
ecco qui il nuovo capitolo! so che è corto, ma penso sia giusto così.
come pensate che continuerà la vita di Mary ora? si ritrova triste e sola, da sua zia, dove i suoi genitori continuano a ricordarle gli "errori" commessi. Leonard e Mary si rivedranno mai?

RMS Titanic - un viaggio da non dimenticareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora