/8/

385 35 9
                                    

La mattinata era appena iniziata, Jay era seduto alla scrivania con due guardie del corpo accanto, Jungwon stava leggendo tranquillamente un giallo.

Ad un tratto Jay alzò la testa e si guardò intorno, catturando l'attenzione del più piccolo, i due bodyguard impugnarono le armi e le caricarono.

Jungwon accigliò lo sguardo, qualcosa non andava, si notava, ad un certo punto, dalla porta entrò un uomo armato, che sparò a Jay.

L'americano si mise una mano sulla ferita, e l'uomo che poco prima aveva fatto irruzione fu massacrato da spari.

Jay gemette dal dolore e si guardò il petto dove era stato colpito, in pochissimo aveva perso molto sangue, quindi perse i sensi.

JAY

Stavo dormendo? Mh... stavo shiftando? Non penso proprio, ma allora perché stavo pensando? Sentivo il mio cuore rimbombarmi nelle orecchie, mentre i dottori cercavano assolutamente di risvegliarmi.

"Libero" sentì con la voce ovattata, dovevo sforzarmi per svegliarmi? Nah? Troppo faticoso! Preferito chiudere gli occhi e dormire.

Sentì una scossa pervadere il mio corpo, l'elettrocardiogramma stava facendo un suono insopportabile... questo vuol dire che stavo morendo...

No! Io Jay Park non accetto questa morte, raccolsi tutte le mie forze e la poca voglia di vivere rimasta e mi svegliai.

I dottori esultarono, mentre io cercavo di mettere a fuoco la vista, era tutto nebbioso.

Dopo un'oretta Chan arrivò in ospedale assieme ad Agust D, dove lì mi aiutarono a ricordare tutto quello che era successo.

"Ho preso una decisione" annunciai attirando l'attenzione dei due.

"Voglio lasciare New York" dissi. "Qui sono troppo in pericolo, sono capo della mafia da un giorno e sono già in un letto d'ospedale!"

"Mh" mugugnò Chan, il fatto di lasciare New York non lo convinceva.

Jungwon entrò in camera e appoggiò un malloppo di fogli sul mio letto, gli guardai e poi posai lo sguardo su di lui.

"Tutti i dati che servono a convincere Chan a lasciare l'America" sorrisi, e l'australiano prese i fogli, lesse attentamente.

"Si torna in Corea".

Terza persona

I quattro ragazzi salirono sul jet privato di Jay, che gli avrebbe condotti alla villa di vacanze dei quest'ultimo.

Rimanere in America sarebbe stato pari ad un suicidio, quindi andare oltre oceano sarebbe stata la mossa più intelligente.

Jungwon stava dall'oblò, Agust D stava ascoltando la musica, Chan leggeva mentre Jay stava dormendo.

Il viaggio pareva interminabile per l'australiano e i due coreani, in fondo la Corea era la loro casa, per l'americano non era così, lui era nato a Washington, si trasferì a New York a metà della sua infanzia, in Corea ci andava solo in vacanza.

Appena il jet atterrò Agust D prese la sua mazza da baseball in metallo ed uscì dal jet saltellando urlando "il Jay Jet non è precipitato".

Arrivarono alla villa, non era affatto male, ma la cosa che non convinceva Chan era Jungwon...

Jay sarebbe stato al sicuro con il piccolo al suo fianco? Magari era lui il problema...

Chat di Jungwon e il suo capo:

👨🏻‍💼:
Come in Corea del Sud?!

Io:
Calmo! Sto scoprendo sempre più cose su Jay Park, e mi dispiace per il tuo inviato

👨🏻‍💼:

Ah non è un problema, comunque, voglio il suo diario!

Io:

Va bene 🙄

Chan buttò un occhio sul telefono di Jungwon e rimase a bocca aperta, "quindi tu..."

"Cazzo" pensò il più piccolo

♪♪♪♪♪♪♪♪♪♪♪♪♪♪♪♪

~Do or Die~ 🖇🖤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora