/1/

1.2K 52 19
                                    

Il vento gelido di una classica serata d'autunno, stava scompigliando i capelli di Jay, figlio di un ex capo mafioso di New York, morto qualche ora prima in una sparatoria. Ma Jay non me fu colpito, anzi, non lo aveva toccato minimamente, fin da piccolo era abituato all'idea della sua morte, quindi non gli diede peso.

Stava ammirando New York notturna sul tetto di un grattacielo, salì sul piccolo scalino che separa le persone dalla vita e dalla morte. Il ragazzo sospirò rumorosamente, non gli piaceva la sensazione che aveva addosso, come una sensazione di pericolo, e non era data dal fatto che si trovava sul bordo di un grattacielo.

Dalla porta che portava sul tetto entrarono cinque o sei uomini armati, che non persero tempo e puntarono la pistola addosso a Jay, quest'ultimo si limitò a sorridere leggermente e passarsi una mano tra i capelli biondi tinti da poco.

"Siete sicuri di quello che state per fare?" Chiese dando sempre le spalle ai signori e guardando l'orizzonte "non sarà un moccioso come te a fermare la sua opera" disse uno degli uomini con voce profonda e gelida, più gelida del vento che passò in quel momento "brrr" ironizzò Jay girandosi e scendendo dal gradino guardando i suoi nemici negli occhi.

"Tsk" sussurrò e spostò lentamente il capo di lato "voi siete la perfetta descrizione di fecce umane, scarti delle società, dipendete dalle labbra di una persona che nemmeno conoscete" continuò Jay guardando uno per uno.

Tra il gruppo di uomini si udì qualche insulto rivolto al ragazzo, ma non lo scalfirono, gli sentì, ma non disse nulla, si limitò a dargli le spalle e salire nuovamente sul gradino.

"Se avete intenzione di uccidermi" si girò di scatto "sbrigatevi" disse aprendo le braccia e guardando verso l'alto. I signori non persero tempo e caricarono la pistola quando... "sayonara" disse Jay con un sorriso vittorioso sulle labbra, poi si lasciò cadere nel vuoto, lasciando stupiti gli uomini.

Mentre precipitava prese una corda attaccata allo zaino e la tirò, facendo aprire un paracadute. tempo due minuti e si ritrovò atterra sano e salvo.

Non sprecò tempo nel esultare, si tolse lo zaino e da esso estrasse una felpa nera e lunghe, se la mise e poi prese un cappellino nero "bene" sussurrò cambiandosi velocemente, e come tocco di classe si mise degli occhiali da sole.

Dopodiché si confuse tra la folla arrivata lì poco fa "tutto secondo i piani" pensò Jay mettendo le mani in tasca e sparendo in un vicolo.

Si appoggiò al muro con la schiena e chiuse gli occhi "ora puoi anche smetterla di seguirmi" disse riprendendo fiato "caro Agust D".

Un ragazzo anche esso biondo, uscì dall'ombra trascinando con se una mazza da baseball in metallo "e chi ti stava seguendo?" Sbraitò quasi disgustato "te" rispose tranquillamente "mentre mi toglievo il paracadute ho visto la tua figura tra la folla" spiegò mentre lo guardava con sguardo superiore.

"Senti poppante, non sono interessato a seguirti, ne a conversare con te" disse Agust D avvicinandosi a Jay "però è quello che stai facendo in questo esatto momento" controbatté freddo.

I due rimasero in silenzio per un cinque minuti buoni, si studiarono a vicenda, ad un tratto si sentirono dei passi avvicinarsi "ancora a litigare?".

Jay e Agust D si girarono verso la voce "tsk Chan, mi hai fatto spaventare" disse il più piccolo "scusa Jay, ora dobbiamo andare" spiegò guardandoli "senza prendervi a botte".

I tre iniziarono a camminare per il vicolo buio, fino a raggiungere una porta, Chan prese delle chiavi dalla tasca della giacca ed aprì la porta, "fate spazio che sono in fase di lutto" Jay spinse via i due ed entrò in casa.

Agust D si tirò su le maniche come per andarlo a picchiare ma venne fermato "sai benissimo che è Jay a pagare tutto, meglio tenercelo stretto" sussurrò Chan all'orecchio del più basso, il biondo sospirò "e cosa dovrei dirgli? Caro Jay, andiamo mano nella mano verso il tramonto?" Sbraitò entrando in casa e lasciando Chan perplesso.

Entrò anche lui in casa e chiuse la porta a chiave, l'americano prese si tolse le scarpe e si buttò sul divano, "cazzo che male, devo aver preso una brutta botta mentre cadevo dal palazzo" si lamentò Jay muovendo la spalla destra.

Chan prese delle buste e gliele passò, il più piccolo aveva capito, si alzò e andò in camera sua sbattendo la porta e chiudendosi dentro.

"Perché ora fa così?" Chiede Agust D guardando verso la camera del più piccolo, l'australiano scosse la testa "non ne ho idea... magari si sente solo, in fondo facciamo fatica a capirlo" Agust D si appoggiò al muro "e che dobbiamo fare? Adottare un cane?" Ironizzò passandosi una mano tra i capelli.

Chan prese il telefono "meglio, in gatto"

**************
Primo capitolo della storia, spero vivamente vi sita piacendo, a me tantissimo :)

~Do or Die~ 🖇🖤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora