5) Momenti di imbarazzo

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SARA

Il pomeriggio passa tra lavori domestici assegnatomi dai miei genitori e recupero delle materie scolastiche.
Arrivata l'ora di andare, mi trucco in fretta con dell'eye-liner e un filo di matita. Scelgo dall'armadio quel vestito che tengo solo per le occasioni che io ritengo importanti, e questa è una di quelle. È un vestito azzurro senza spalline, che arriva poco sopra al ginocchio, e con un'incredibile pizzo sulla scollatura a V. Lo indosso e decido di mettere il mio braccialetto di perle preferito, che mi è stato regalato dalla nonna, e una bella collana con una chiave di rame attaccata.
'Sono pronta!'
Dó un bacio a mia madre, che cuciva la maglia di mio padre in salotto, ed esco di fretta da casa. Guardo l'ora sul display del mio cellulare e vedo che sono in anticipo, così rallento un po' il passo.
Arrivo a casa di Giulia in 15 minuti, durante i quali ho pensato a come comportarmi arrivata davanti alla porta della mia amica. Mi piace sembrare sempre educata e mi dispiacerebbe dare una brutta impressione ai genitori di Giulia, anche perché lei con me è sempre molto gentile.
Mi dirigo verso il portico di casa Gilbert e suono il campanello, facendoli fare due rintocchi.
Viene ad aprirmi Giulia, con un vestito viola a mezza manica, stretto alla vita con una cintura di pelle, e che poi scende fino alle ginocchia. Mi saluta con un sorriso un po' sconsolato, ma comunque dolce:«Ehy, sei già arrivata»
La saluto anche io con un sorriso indagatorio, e cerco di rassicurarla rispondendole:«Hey! Si, scusa, sono arrivata un po' in anticipo, ma tranquilla, posso anche aspettare un attimo fuori».
«No no tranquilla, non è per quello, sei arrivata al momento perfetto. Solo...» dice un po' giù di morale «...i miei genitori mi hanno affibbiato mio fratello e devo portarlo con me alla festa. Avrò un piccolo marmocchio a cui badare durante la serata».
Mi metto a ridere e, davanti al suo sguardo interrogativo, cerco di consolarla:«Ahah poverina! Dai, sono abbastanza brava come baby-sitter, se vuoi ti aiuto a tenerlo d'occhio, non è un problema per me».
Mi sorride grata, ma dice che non ce ne sarà bisogno. Dietro di lei arriva il fratellino vestito di tutto punto che mi guarda timido e mi saluta con la mano. Ricambio il gesto e finalmente siamo pronti a raggiungere la casa di Caroline. Passiamo a prendere l'amica di Giulia, che ci aspetta fuori dal cancello e ci saluta con un bacio sulla guancia, e, motivati dagli incitamenti dagli incitamenti di Marco e Caroline, corriamo verso il Mystic Grill.
Arriviamo nell'enorme parcheggio del bar e, dopo averlo superato, mi fermo davanti all'ingresso per osservare l'edificio. È molto grande, con una bellissima insegna verde di legno con su scritto il nome del bar.
Giulia si gira a guardarmi divertita, torna indietro e mi prende sottobraccio, infondendomi coraggio. Mi accorgo di aver trattenuto il respiro fino ad ora senza rendermene effettivamente conto.
Apriamo la porta di legno e sentiamo subito il caos che c'è dall'altra parte, accompagnato da un flebile odore di alcol. Mi faccio coinvolgere subito dall'aria di gioia e svago di questo ambiente. Ho sempre amato le feste!
Giulia mi trascina verso un gruppo di amici vicino al bancone, alcuni li conosco già, come Loris Lockwood, dai capelli mori e gli occhi marroni, e Tyler Lockwood, suo fratello, con la sua stessa fisionomia, ma un po' più basso e con uno sguardo un po' più aggressivo. Gli altri tre mi vengono presentati dalla mia amica: il ragazzo dietro al bancone, biondo e con gli occhi marroni, si chiama Simone, chiamato Piero, ed è un amico di infanzia di Giulia; poi c'è Elizabeth, una ragazza con capelli mori e ricci e occhi verdi, che è stata compagna di asilo, elementari e medie della mia amica, per ultimo c'è Alberto, capelli e occhi scuri, che è un amico della famiglia Lockwood.
Più in là vedo il professor Saltzman bere un bourbon insieme a un ragazzo moro girato di spalle e una ragazza con i capelli di un biondo scuro e occhi di un verde acceso. Giulia li va a salutare con un sorriso a 32 denti, e così scopro che quella ragazza è sua zia Cristina mentre il nome dell'altro ragazzo è ancora un mistero, ma sarà di sicuro un amico di Alarik.
Rimaniamo per un po' a parlare con Piero: lui e Giulia sono molto legati, si conoscono dalla nascita e si conoscono meglio di chiunque altro.
Ad un tratto, Giulia, vedendo allontanarsi il fratello, mi prende per il braccio con delicatezza e mi trascina al biliardino.

GIULIA

Oddio, non sopporto Marco! Non fa altro che pretendere di fare quello che gli pare, ma non ho intenzione di dargliela vinta come fanno i miei genitori!
Nonostante ciò, mi sto divertendo davvero molto: ho fatto conoscere a Sara i miei migliori amici, con cui abbiamo parlato molto e con cui ha legato subito, e sono felice di condividere con lei questa serata. Piero con lei è stato subito amichevole: ha capito dallo sguardo che è una persona gentile e affidabile.
Ma ecco che mio fratello ricomincia a rompere per andare al tavolo da biliardo, e, per questa volta, lo accontento, almeno la smette...ma anche perché adoro giocare a biliardo!
Prendo Sara per il braccio e la trascino con me, almeno mi fa compagnia; sarebbe troppo triste rimanere da sola a giocare con mio fratello minore.
Prende le palline per giocare e le mette nel triangolo, mentre io e Sara andiamo a prendere le aste.
«Giulia, ti dispiace se non gioco con voi? Sai, non sono molto brava e, sinceramente, non amo questo gioco. Chiamalo: 'trauma infantile'» mi dice lei mettendosi a ridere, io la seguo a ruota, e le rispondo:«Tranquilla, se non ti va non fa niente. Te la senti di rimanere a guardarmi distruggere l'autostima di mio fratello?» lanciando sguardi all'atteggiamento fiero di Marco per sfidare la sorella a batterlo.
«Certo, basta che non lanciate palle da biliardo per aria».
Incominciamo entrambe a ridere: forse ho capito il suo 'trauma infantile'.
Iniziamo a giocare, e dopo neanche 20 minuti mio fratello perde gran parte della sua spavalderia: ho messo in buca 6 palline, mentre lui solo 3. È il suo turno e si prepara a lanciare il suo colpo speciale, e sto iniziando ad avere paura per per l'incolumità delle persone che ci stanno attorno.
Come non detto! Prende la pallina bianca talmente forte che manca l'obiettivo e finisce per rotolare per terra e giù dalle scalette.
Lancio uno sguardo di rimprovero a Marco, che si mette a sogghignare coprendosi il volto, e mi metto ad inseguire per il bar la pallina bianca.
Ci sono un sacco di persone, ma per fortuna riesco ad avvistare la palla fuggitiva e mi lancio in mezzo alla folla.
Vedo che si ferma vicino al bancone e mi piego a raccoglierla, ma, inaspettatamente, qualcun altro la afferra prima di me. Alzo lo sguardo sul misterioso ragazzo, e riconosco subito quelli splendidi occhi verdi.
Stefan Salvatore.
La mia espressione deve essere davvero buffa in questo momento, perché lo vedo fare una piccola risata, accompagnata dal suo meraviglioso sorriso.
Mi sento una stupida, così per rimediare cerco di moderare il nervosismo e la sorpresa nel ritrovarmelo davanti, e inizio a presentarmi:«Emh...grazie, mi dispiace tanto! Mio fratello continua a insistere con quel suo colpo speciale e non modera la forza» mi esce una risata nervosa, seguita dalla sua.
Capisco di dovermi calmare:«Comunque...io sono Giulia Gilbert, facciamo il corso di storia insieme».
'Ma che diavolo sto dicendo?' Ora vedi che scappa a gambe levate, quanto sono stupida!
Mi guarda divertito:«Lo so, e anche il corso di scienze e ginnastica».
Io lo guardo sorpresa, e lui si mette a ridere:«Comunque io sono Stefan Salvatore, piacere».
Mi allunga la mano e io gliela stringo sorridendo.
Wow, bello e pure simpatico!
Scende un silenzio imbarazzante, Stefan mi saluta e fa per andarsene, ma, come d'istinto, lo fermo, e gli rivolgo un sorriso dolce:«Ti va di venire a giocare a biliardo con noi? Sai, sembra che mio fratello abbia bisogno di rinforzi per potermi battere».
«Ahah» mi guarda divertito e mi risponde:«Certo, sarebbe un piacere». E senza farmelo ripetere due volte, lo porto al tavolino da gioco.

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