GIULIA
Mi sveglio di soprassalto, entra in camera mia madre che si mette ad urlare cose che, al momento, non riesco a comprendere a pieno.
Mi giro verso la sveglia e guardo l'ora.
'No, non posso essere ancora in ritardo!' mi dico sconsolata.
Faccio tutto alla velocità della luce, e parto da casa a 5 minuti dall'inizio delle lezioni.
'Non ce la farò mai'. Sento già i rimproveri del professore per il mio ritardo. Cavolo, è solo il secondo giorno di scuola e sono già messa così male!
Mentre ero quasi a metà strada, vedo una macchina passarmi di fianco e accostare.
Mi giro e vedo alla guida il mio amico Piero. Si, si!
Il mio amico mi fa cenno con la testa di salire in macchina.
"Piero, sei il mio salvatore! Cosa farei senza di te?". Salgo in macchina e gli stampo un bacio sulla guancia.
Ben presto, con l'acceleratore continuamente premuto, arriviamo a scuola e il mio amico parcheggia l'auto. Lui ha la prima ora buca, ma io devo correre in classe, che sono in ritardo per la lezione di storia.
Ringrazio Piero e inizio a correre per i corridoi della scuola come una saetta e, arrivata davanti alla porta dell'aula, cerco di sistemarmi i vestiti e la borsa a tracolla, in modo da non sembrare una persona appena scesa dal letto.
Entro in classe e, chiedendo perdono a Ric, vado a prendere posto al banco.
Prendo un profondo respiro, sto ancora ansimando per la faticosa corsa, e vedo che anche Caroline è in classe e mi sta salutando. Ricambio il saluto e inizio a guardarmi intorno.
'Stefan non è in classe' penso io con tristezza.
Dovevo parlargli urgentemente, ma magari entra alla seconda ora. Così mi concentro sulla lezione e metto da parte tutte queste mie preoccupazioni.
L'ora finisce e, non vedendo arrivare il ragazzo, decido di cercare Sara.
La trovo davanti all'aula professori e la saluto abbracciandola forte.
«Ehy, come stai?» mi chiede lei comprensiva.
La guardo tristemente e le rispondo:«Avevo bisogno di parlare con Stefan, ma lui non è venuto a scuola...» la mia voce si fa tremante, ma continuo a parlare «ho bisogno di risposte, Sara, ieri sera sono successe un sacco di cose strane e sembra come se nessuno se ne fosse accorto. Devo sapere».
«Giulia, calmati, aspetta ancora un paio di giorni, magari anche lui come te è rimasto spaventato da ciò che è successo! Poi suo fratello è sparito nel bel mezzo della festa, magari perché è stato male e così oggi Stefan è stato a casa con lui».
«Spero tu abbia ragione...» le dico incerta.
«Fidati, non c'è niente di cui preoccuparsi!».
Non sono ancora convinta. Ho come il timore che stia per succedere qualcosa di brutto, e questo mi fa paura.
Passo la mattinata con questo continuo presentimento.
Davvero, non ce la faccio a rimanere per un'altra ora, così mi faccio fare la giustifica e torno a casa con i miei.
Stefan oggi non si è fatto né vedere né sentire per tutta la giornata. È la cosa non mi piace per niente.
Pensavo che noi due avessimo una specie di legame, ma forse mi sbagliavo.
Nemmeno il giorno dopo lo vedo a scuola, e senti che la mia inquietudine cresce sempre di più.
Questo pomeriggio i miei genitori mi lasciano mio fratello da curare e, per farlo stare buono e tranquillo, gli permetto di giocare alla play e verso le 7 lo accompagno al cineforum con i suoi compagni di classe.
E finalmente, sono a casa da sola! Posso stendermi sul divano, guardarmi un bel film e mangiare i pop corn che mi faranno da cena.
Prendo tutto l'occorrente e vado in salotto. 'Oh che bello! Ora si che posso rilassarmi' penso accomodandomi sul divano e accendendo la tele.
Non faccio neanche in tempo a trovare un film decente, che sento quel dannato campanello suonare.
'Ma chi diavolo è a quest'ora?' penso io. Poi i miei sono ancora a casa Lockwood, mi hanno appena mandato un messaggio per dirmi che sarebbero tornati tardi e che sarebbero passati loro a prendere Marco.
Preparo il manganello vicino alla porta, tanto per sicurezza, e apro la porta lentamente.
Rimango qualche secondo a bocca aperta davanti all'uscio di casa: Stefan è di fronte a me con un sorriso imbarazzato e mi saluta.
Sono praticamente paralizzata davanti al ragazzo, ma nel giro di 5 secondi mi riprendo e lo saluto:«Stefan...ciao!».
Nonostante in questi due giorni mi abbia lasciata da sola con le mie preoccupazioni, sono felice di vederlo.
Ho bisogno di qualcuno con cui sfogarmi.
«Come hai fatto a sapere dove abito?» gli chiedo io.
«Emh...beh è una piccola città, ho chiesto al primo che passava» sembra nervoso, ma non capisco il perché «senti, Giulia, sono venuto per chiederti scusa per come mi sono comportato l'altra sera. Io...».
«Stefan...» provo a dire io, ma lui mi interrompe:«No Giulia, mi sono comportato da stronzo. L'altra sera hai deciso di condividere con me il tuo dolore e, alla prima difficoltà, me ne sono andato lasciandoti da sola».
Lo fermo posandoli la mano sul braccio. Lo vedo molto dispiaciuto e cerco di consolarlo:«Stefan, davvero, non sono arrabbiata con te. Solo...ci sono rimasta male quando te ne sei andato in quel modo; e ho capito che ti fa senso la vista del sangue, come succede a molte persone. Poi, dall'altra sera non faccio altro che pensare a quello che è successo a quella povera ragazza e al suo corpo insanguinato». Sono ancora sull'uscio di casa mia e vedo che prova ad avvicinarsi per rassicurarmi, ma all'improvviso si blocca e si tira indietro.
Non capisco questo suo gesto, anzi, in effetti, non capisco nessuno dei suoi gesti.
«Comunque sono dovuto andare via in fretta perché mio fratello è stato male e sono rimasto a casa per stare con lui. Mi dispiace tanto» si scusa lui.
Scrollo la testa:«Tranquillo, davvero, piuttosto, sta iniziando a far freddo qua fuori. Che ne dici di continuare a parlare dentro?» gli chiedo sorridente.
Sorride alla mia offerta e accetta.
Lo invito ad entrare in casa e vedo che tentenna un attimo, ma poi si decide ad entrare e lo porto in salotto a parlare.
Mi sfogo di tutte le mie preoccupazioni e di tutti i miei timori. Lui mi ascolta attento e senza giudicare, cercando di consigliarmi.
Lui mi capisce. Riesce a intendere alla perfezione i miei sentimenti, e lo adoro per questo.
'Che cosa provi per lui, Giulia?'.
Non lo so. So che mi piace stare con lui e penso che potrebbe diventare davvero una persona importante nella mia vita.
Restiamo a parlare fino all'arrivo dei miei, dopo di che gli stampo un bacio sulla guancia e lo faccio uscire dalla porta sul retro, per non risvegliare il sospetto e i commenti dei miei genitori.SARA
Che bello! Oggi è sabato e, nella mia nuova scuola, significa che è giorno di riposo, perciò niente lezioni noiose!
Penso che oggi pomeriggio andrò a casa di Giulia. L'ho vista molto giù dalla sera del cosiddetto incidente al Mystic Grill, e poi Stefan non si è fatto più vedere nei giorni successivi e questo l'ha fatta rimanere un po' male.
Poi, oltre alle preoccupazioni per la mia amica, ci si mette pure Damon Salvatore, con quei suoi occhi maledettamente stupendi a cui non faccio altro che pensare. Mi ha come stregata!
Ma non posso pensarci, tanto lo so, mi passerà presto, sono solo stata colpita dal suo fascino.
'E che fascino!' mi ritrovo a pensare.
Parto da casa mia per andare da Giulia verso le 15 e suono al suo campanello pochi minuti dopo.
Viene ad aprirmi sua madre, Miranda.
«Buon giorno signora Gilbert, Giulia è in casa?» le chiedo cordialmente.
«Ciao Sara! Ti prego chiamami Miranda, se no mi fai sentire vecchia. Comunque Giulia è su in camera sua, te la chiamo subito» e si mette a gridare il nome della mia amica.
Vedo Giulia scendere di corsa le scale e venirmi in contro. Appena arriva alla porta mi salta addosso con l'intento di abbracciarmi, per poi trascinarmi dentro casa.
Vedo che è felice per qualcosa e subito mi informa di cosa è successo:«Sono felice che tu sia venuta, devo raccontarti un sacco di cose...» lascia la frase in sospeso di proposito, e poi ricomincia a raccontare:«Stefan ieri sera è venuto a casa mia a scusarsi, abbiamo parlato per tutta la sera, delle prime cose che ci passavano per la testa, e, per quanto riguarda l'assenza da scuola, avevi ragione tu: Damon è stato male e Stefan è stato con lui».
«Visto!? E cosa ti avevo detto, non c'era ragione di preoccuparsi! E comunque, sono tanto felice per te!». La abbraccio forte e, per scherzo, la butto sul divano facendole la linguaccia.
Lei mi guarda con un misto di sorpresa e divertimento:«Vuoi la guerra forse?».
Ma ad un tratto sentiamo una vibrazione, come di un cellulare proveniente dal divano.
Giulia, incuriosita, si mette a guardare tra i cuscinetti e, dopo aver rovistato bene, trova la fonte del rumore.
Proprio un cellulare. Non so di chi sia, ma dall'espressione sul volto di Giulia capisco che lei lo ha riconosciuto.
«Questo è il telefono di Stefan, deve averlo dimenticato qua ieri sera» dice lei.
«E ora?» chiedo io.
Le spunta un sorriso divertito e stranamente soddisfatto, e capisco che ha un piano:«Okay, beh, vorrà dire che ci faremo un giro alla pensione dei Salvatore».
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L'inizio della nostra nuova vita...
Fiksi PenggemarQuesta è la storia di due ragazze, Giulia e Sara, che si conoscono per caso nella scuola di Mystic Falls e diventano subito amiche. Giulia vive in questa città fin da piccola e per lei sarà ancora più difficile affrontare i segreti che cela, ma gra...