Two💭

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Tᥱoᑯoɾ

A ogni tiro la sigaretta tra le mie dita si accorcia diventando cenere. Da piccolo odiavo il fumo, lo vedevo come una sorta di dipendenza eccessiva per persone che, in realtà, non ne sentivano davvero l'esigenza.

C'è chi fuma per passatempo, chi per sentirsi superiore o addirittura chi tiene le sigarette in tasca senza nemmeno usarle. Io invece, ho iniziato questa dipendenza qualche anno fa. Per me è una valvola di sfogo quando tutto attorno inizia a starmi stretto.

A casa mi basta sedermi sul pianoforte e iniziare a comporre qualcosa per sentirmi meglio ma fuori sento il bisogno di qualcosa che riesce a tenermi lucido. Ed eccole qui, le mie Marlboro.

Mamma lo sa, non le ho mai nascosto nulla. Anche se non era del tutto felice della mia decisione, non mi ha comunque vietato di farne uso. Sa bene che se lo faccio è per pura necessità, perciò si fida di me.

In casa le ho promesso che non le avrei mai accese. Non metterei mai a rischio la sua salute perché per me era più importante della mia.

Adesso sono davanti al cortile del liceo, in compagnia di Daniel, con i gomiti sul solito muretto e tra pochi minuti suonerà la campanella che avrebbe dato inizio alle lezioni.

Frequentiamo insieme il LACM (Los Angeles College of Music. )
Si tratta di un immenso edificio circondato da un cortile pulito e sempreverde. All'interno vi sono numerose classi, laboratori e soprattutto aule ricreative che, come tema, hanno solo ed esclusivamente il mondo della MUSICA.

Questo college ci offre le basi per poter iniziare a coltivare le nostre passioni, per poi un giorno farle diventare un vero e proprio lavoro.

Ricordo ancora quando al mio primo anno la frase tipica di ogni professore era "Se davvero ci credi, puoi farlo."

Durante le prime settimane, mi ci ritrovavo molto in queste parole. Varcare quel college era il mio sogno finalmente esaudito. Ma non era mia intenzione seguire lezioni di pianoforte, fino a quando Joe morì.

Credo che in realtà avrei voluto diventare un cantante.

Quando facevo la doccia, mi lasciavo andare a canticchiare le canzoni della mia band preferita. Era una cosa che amavo fare perché mi sentivo felice e, soprattutto, mi divertivo a fingermi parte di essi.

Ma non l' ho mai fatto davanti a nessuno, era come se la mia voce davanti agli altri si bloccasse. Non sapevo nemmeno di cantare bene fino a quando mia madre non entrò segretamente in bagno. Non mi resi conto che era ferma li ad ascoltarmi da minuti.

Fu quando uscii per prendere l'accappatoio, che la vidi seduta per terra con gli occhi lucidi.

Ero cosi imbarazzato che non riuscivo a parlare. Lei mi disse soltanto "Sei un angelo quando canti figliolo...". Da quel giorno mi ripromisi di non aver più paura. Avrei dato tutto me stesso per migliorarmi e dare il massimo in quel college.

Lo frequentava anche Joe. Motivo per cui volevo a tutti i costi frequentarlo.

Era uno dei migliori alunni grazie alle grandiose composizioni che dalla sua anima portava al palco. È stata dura accettare la sua morte anche per i professori e per chi, in quella scuola, lo stimava e gli voleva bene.

Nonostante io e mia madre avessimo apertamente espresso di non avere bisogno di soldi, tutti quanti hanno aggiunto una loro parte per aiutarci con le spese della lapide come ringraziamento per tutto ciò che Joe ha fatto.

Sono sicuro che lassù mio fratello sia grato per tutto quello che gli è stato fatto. Del resto era quello che voleva sempre dare senza mai ricevere.

<< Lo sai chi mi ha riscritto?>> la voce di Daniel distoglie i miei pensieri portandomi a focalizzarmi sulla sua figura.

𝐋𝐄 𝐍𝐎𝐓𝐄 𝐃𝐄𝐋𝐋'𝐀𝐍𝐈𝐌𝐀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora