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Tᥱoᑯoɾ

CONFUSIONE. Si, è proprio quella che sta controllando la mia mente. Tutto stava nuovamente precipitando per colpa di un nome soltanto: mio padre.

Chiamarlo cosi è anche un complimento visto che non è stato mai capace di crescere i propri figli ma soprattutto di amare mia madre. Vagamente ricordo le volte dove sia venuto a trovarci, infatti l'ultima volta che lo vidi fu al compleanno di Jon e non sapeva nemmeno che suo figlio avesse compiuto diciotto anni. L'obiettivo del suo arrivo era solamente chiedere dei soldi.

Ripeteva sempre di essere rimasto senza un tetto e che non riusciva nemmeno a comprarsi della roba da mangiare. Voleva suscitarci pena, quando in realtà sapevamo tutti che un lavoro lo aveva e guadagnava anche molto. Doveva soltanto badare alle proprie spese e quei soldi non gli bastavano... Non gli sono mai bastati per dare il mantenimento alla nostra famiglia.

Fa schifo no? Fa schifo rendersi conto che invece di avere un padre che si prende cura della propria famiglia, avevi un uomo bastardo che ritornava per farci toccare il fondo.

Fa schifo vedere come tratta la donna, che secondo lui "AMA", e decide di abbandonarla.

Fa schifo sentire i singhiozzi di mia madre nella sua camera da letto, perché si sente sola e carica di pesi alle spalle ormai da anni.

Lei non merita di versare una sola lacrima per questo mostro. Lei non merita di soffrire ancora. Lei non merita LUI.

Tutti quei soldi perciò, dov'erano finiti? La risposta che cercavamo ci è stata appena riferita dal telegiornale.

NOTIZIA DEL GIORNO

Ritrovato un corpo in fin di vita con lesioni gravi su tutto il corpo nel retro di un locale. È stato portato subito in un ospedale con la speranza di poter fare qualcosa prima che sia troppo tardi. Le indagini dicono che si tratti di autolesionismo ma ciò che abbiamo scoperto sono bustine ripiene di stupefacenti nascoste nel suo appartamento. Stiamo parlando di Rufus Morrins, un cinquantenne che viveva solo in una palazzina malandata del quartiere più pericoloso di tutta Los Angeles...Skid Row.

Per maggiori notizie restate connessi.

Non riuscivo a staccare gli occhi dal nostro piccolo televisore posto in un angolo della cucina. Se mi avessero accoltellato, non sarebbe uscita nemmeno una goccia di sangue. Ero rimasto pietrificato.

Oggi era sabato e, dal momento che non ci sarebbero state lezioni al college, decisi ugualmente di svegliarmi presto per aiutare mia madre con le faccende di casa.

Lei mi aveva riferito di voler spostare i mobili della cucina per pulire anche gli spazi più nascosti. Quindi adesso eravamo lì, rivolti ancora verso la TV mentre la conduttrice del telegiornale continuava a riportare notizie.

<< Teodor...>> sentì quasi un sussurro fuoriuscire dalle sue labbra come se avesse paura.

Mi volto verso la sua direzione notando delle goccioline scendere dai suoi occhi e dirigersi veloci lungo le guance arricchite da qualche rughetta.

Ecco ciò che odiavo più di me stesso. Vedere mia madre piangere.

Un'onda di rabbia si impossessò del mio corpo, offuscando la mia mente e costringendomi a far chiudere entrambi i pugni pronti a spaccare tutto.

Se avessi avuto davanti quel bastardo, avrei posto fine alla sua vita senza aver nessun risentimento.

Mamma notò il mio cambiamento d'umore e si avvicinò circondandomi con le sue fragili braccia in un abbraccio.

<< Mi dispiace figliolo. È tutta colpa mia...>> termina l'ultima parola prima di scoppiare in un pianto delirante protetta dalla mia presenza.

A quel contatto i miei muscoli si sciolsero. È lei che sta proteggendo me in realtà.

<< Mamma, non è colpa tua. Quel bastardo non ha mai capito cosa significa AMARE e ha fallito. Ti prometto che sistemerò tutto perché voglio vederti felice.>> affermai sicuro delle mie parole più che mai.

<<Stai attento, Teodor. Se tuo padre si è ritrovato in quelle condizioni è perché aveva paura.>> svela mia madre puntando le sue iridi verdi, diventate ormai rosse per il pianto, dritte sulle mie.

La strinsi a me avvolgendola come se fosse un diamante da proteggere in mezzo a un mondo di ladri.

Paura? Di cosa poteva aver paura l'unica persona che non si preoccupava mai di quella degli altri. Come poteva lui conoscere la paura, quando nel mentre che se la spassava con la sua amante spagnola in una crociera, noi non arrivavamo neanche a fine mese.

Come poteva conoscere la paura? Che quando Joe morì lui non provava un minimo di dispiacere. Non era venuto nemmeno al suo funerale per fingere che gli importasse qualcosa.

Ma va bene così no? Mio fratello non meritava nemmeno la sua presenza.

<< Joe ci aiuterà da lassù mamma...>> sussurrai voltandomi verso il quadro appeso in cucina che raffigurava tutti e tre.

Avevo da poco compiuto 10 anni, mentre Joe era entrato nel periodo dell'adolescenza quindi 14 anni.

Ricordo quando mio fratello mi confessò che non riusciva ad aspettare la mattina di Natale per vedere i regali e quindi la notte prima, quando la mamma dormiva, scendeva nel salotto per sbirciare cosa si trovasse sotto l'albero.

Io mi ero arrabbiato quando lo scoprì. Perché non mi aveva invitato a sbirciare insieme a lui il mio regalo. Così mi misi d'accordo con mia madre, dopo averle raccontato tutto per ripicca, di fare uno scherzo a Joe in piena notte.

Senza farci scoprire, ho aiutato a travestirla da babbo natale. Ed era davvero difficile riempire il costume con i cuscini, poiché lei è sempre stata in forma, e continuavano a cadere a ogni passo. Indossammo il cappellino rosso e la lunga barba bianca e camminammo a piccoli passi cercando di fare il meno rumore possibile verso il salotto.

Come previsto Joe si trovava sotto l'albero a cercare tra le scatole il suo nome. Io mi posizionai vicino all'interruttore della luce dando il segno a mia madre di poter proseguire. E solo quando fu così vicina al nostro obiettivo che io accesi le luci e mia madre urlò d'improvviso "OH OH OH, chi è questo cattivo nanerottolo".

La faccia spaventata di mio fratello era indescrivibile. Si mise a urlare parole senza senso prima di accorgersi che un cuscino era caduto dalla pancia di mia madre.
Fu in quel momento che io uscì dal mio nascondiglio catapultandomi addosso mio fratello.

Inutile dire che era deluso da me, per aver riferito tutto, ma poi ricevetti il suo perdono grazie alle mie doti di massaggiatore per i piedi.

Mia madre per immortalare quella notte decise di fare una foto vicino al nostro albero di Natale. Sorrisi al pensiero del nostra infanzia...

<< Ricordi ancora la sua faccia anche tu vero?>> le parole di mia madre mi riportano nella realtà.

Anche lei stava pensando a NOI.

<< Lui è sempre qui. Se adesso ci stesse ascoltando temo che si arrabbierebbe ripensando a quello scherzo.>> ammisi spostandomi verso il quadro e accarezzando la sua figura.

Ti prego Joe. Non puoi ritornare?

𝐋𝐄 𝐍𝐎𝐓𝐄 𝐃𝐄𝐋𝐋'𝐀𝐍𝐈𝐌𝐀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora