Capitolo 1

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Quando mio padre morì ero ancora piccola ma allo stesso tempo abbastanza grande per comprendere che non lo avrei mai più rivisto.
Ero devastata dalla sua morte crescendo poi sentivo sempre di più la sua mancanza,non sono riuscita a dargli il suo ultimo addio come si deve,me ne pento sempre,davo per scontato che lui sarebbe tornato a casa e la nostra vita sarebbe tornata ad essere quella di sempre.

Mi sono fatta forza in questi otto anni senza di lui,mia madre continua a ribadirmi quando entrambi mi volessero bene e che nonostante tutto ci sarebbe sempre stato anche se non finisca mente.

Quattro anni dopo la sua morte mia mia madre aveva spesso mal di testa,diceva sempre non fosse niente di preoccupante è che sarebbe andata dal dottore a farsi dare qualcosa,finché dal prendere semplici medicine passo a fare una tac,scoprire che anche l'ultima persona della mia famiglia che mi rimaneva probabilmente in qualsiasi momento se ne sarebbe potuta andare fu devastante per me.

Mia madre ha lavorato finché ha potuto e io le ho dato un aiuto economico anche se poco in tutto ciò ho avuto parecchi lavori part-time appena venivo purtroppo licenziata in uno correvo a cercarne un altro,le cure sono in parte pagate dallo stato ma non avendo pagato varie cose riguardo alla malattia che aveva mio padre al fegato ci hanno tolto la possibilità di poter ricoprire tutte le tasse così.
Non lascerò di certo che mia madre muoia perché io non voglio lavorare anzi lavorerei anche per tutta la vita se questo potesse garantirmi che mia madre non passi a miglior vita,è tutto ciò che mi è rimasto ormai.

Mio padre e mia madre si sono conosciuti ventidue anni fa,nessuno dei miei nonni ha accettato la loro relazione ne quelli da parte di papà ne quelli da parte di mamma o almeno così so io.
Sono fuggiti qui a New York dalla Spagna per avere un po' di pace e soprattutto perché mia madre era in dolce attesa di me.

Dopo la morte di mio padre sono stata molto presa di mira dai miei compagni di scuola purtroppo sono una persona timida e se c'è una cosa che odio è creare casini quindi ho sempre lasciato correre nella speranza che tutte quelle prese in giro finissero prima o poi ma non è stato così,una volta scoperto del tumore di mia madre le voci si sono solo alimentate portando tutti a chiamarmi 'la ragazza maledetta' nessuno si avvicinava a me per paura che gli capitasse qualcosa di brutto.
All'inizio ci ho sofferto tanto lo ammetto credo sia anche normale poi col tempo ci ho fatto l'abitudine e cercavo di apparire il più trasparente possibile.

Ora all'età di diciotto anni mi ritrovo sola,senza amici o parenti,sempre se ne ho,dato che non conosco nessuno su cui fare affidamento.
Per ora il mio unico obbiettivo è sperare che la chemioterapia funzioni e mia madre guarisca non voglio nient'altro.

«Kris!Kristen.»Sento urlare da giù.

«Arrivo.»Urlo di rimando per poi scendere velocemente le scale.

«Che succede mamma?»Le chiedo mentre mi siedo accanto a lei sul divano.

Ha il viso stanco e scavato da grosse occhiaie è dura per lei,vorrei potermi prendere tutto il suo dolore.
Indossa sempre una parrucca bionda in memoria dei suoi vecchi capelli,le ho sempre detto di non metterla perché in ogni caso per me sarà sempre la donna più bella e forte che io conosca ma lei dice che la mette per se stessa per vedersi più carina.

«Ho trovato una persona che l'acquisterà entro una settimana dovremo trasferirci.»Dice sospirando.

Adesso viviamo a Manhattan e qui le case costano un bel po' siamo ancora in affitto ormai i soldi che aveva lasciato papà per pagare sono finiti e non possiamo più permettercelo così pochi mesi fa abbiamo deciso di trasferirci in una zona meno costosa o meglio l'unica che possiamo permetterci.

Ci trasferiremo nel Bronx uno dei quartieri più malfamati e piena di criminalità a New York o almeno così dicono,non ci sono mai stata per paura e anche perché cosa dovrei farci la da sola?

𝖶𝖨𝖳𝖧 𝖸𝖮𝖴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora