~Il karma è una puttana~

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...mi sveglio di colpo e un raggio di sole che passa attraverso le finestre quasi mi acceca, mi guardo intorno per capire dove sono ma non riconosco la stanza, é mediamente grande, il colore che spicca all'occhio é il bianco e ai piedi del letto noto una sedia con sopra il mio zaino, più velocemente possibile, ovvero velocità bradipo appena sveglio, lo vado a prendere per controllare l'orario, sono le 16:15 dovrei aver dormito per intere ore ma mi sento ugualmente stanca e debole, forse più del solito...

Un rumore dalla stanza accanto mi spaventa dovrei essere in panico... magari sono appena stata rapita, ma la mia fottuta curiosità mi fa aprire la porta della camera, la prima cosa che vedo é una parete grigia di un corridoio molto stretto, lo percorro e arrivo ad una cucina abbastanza grande e moderna, a mia grande sorpresa vedo Diana maneggiare con qualche pentola, imprecare a bassa voce, andare avanti e indietro per controllare che non si bruci nulla e tagliare delle fragole, silenziosamente mi siedo su uno sgabello del balcone alle sue spalle, continuo a guardare la scena altamente comica cercando di trattenere una risata finché Dia non sobbalza girandosi verso di me "Porcaputtana! Coraline mi ha spaventata a morte!" Mi rimprovera portandosi una mano al petto, mi lancia lo straccio che teneva sulla spalla in faccia facendomi sorridere "Ehy Cora stai bene? Ieri sera pensavo ti fossi solamente addormentata ma visto che hai dormito quasi 18 ore stavo cominciando a preoccuparmi"

"Si, devo solo tornare a casa a prendere le pillole" mi alzo per prendere un bicchiere d'acqua
"Pillole?" Mi domanda lei parecchio sconcertata e sorpresa "L'anemia Diana...credo di aver avuto un calo improvviso é sono tipo svenuta"
Il suo sguardo continua a essere abbastanza preoccupato "se vuoi ti accompagno io" non faccio in tempo a rispondere perché sentiamo un fastidioso odore di bruciato "cazzo i pancakes..." corre verso la pentola per cercare di salvarli ma purtroppo riesce solo a peggiorare la situazione, si brucia la mano, fa cadere tutti i pancakes che finiscono insieme al burro sul parquet (macchiandolo) e per di più tutta casa si riempe di fumo
"Aspetta ti aiuto a pulire se no poi i tuoi ti uccidono" dico gentilmente avvicinandomi a lei ma subito mi scansa amichevolmente "Tranqui i miei m'hanno lasciato casa e si so trasferiti a Milano per lavoro, così ho deciso di ristrutturare tutto quanto!" rimango sorpresa dalla sua risposta un sacco di volte si é lamentata della convivenza con i suoi, non posso fare nient'altro che essere felice per lei "wow...cioè, tutta-tutta tua?..." lei mi continua a guardare come farebbe la bambina più felice del mondo davanti un negozio di dolciumi e poi le se illumina lo sguardo "GIUSTO...visto che mo c'ho na stanza libera mi pare giusto de chiederte...VUOI ESSERE LA MIA COINQUILINA?" Con la sua proposta mi prende alla sprovvista e probabilmente lo legge nel mio sguardo "Tranquilla non c'è bisogno che me lo dici subito, ma pensaci su!" Come unica risposta annuisco accennando un sorriso...

"Andiamo?" Mi chiede innervosita Diana mentre si sistema il vestito di Prada statogli regalato da un certo Nicolas di cui ancora non mi ha detto molto, solo che la sta corteggiando da qualche settimana "come mai così elegante?" Le domando divertita, lei si gira verso di me con uno strano sorrisino sulle labbra "mi ha chiesto di uscire con lui!" Urlacchia distruggendomi un timpano "e ci vai vestita così?" La guardo sconcertata mentre ripassa per la centesima volta il mascara sulle sue lunghe ciglia "Bhe su padre é il direttore artistico di Prada devo facce colpo 'n qualche modo!"nel frattempo mi infilo la giacchetta così possiamo andare verso casa mia e come sempre alla fine sono io che devo aspettare la nostra Dea...

Arrivate sotto casa mia ci salutiamo e lei subito scappa di corsa perché in ritardo, sento già l'ansia farsi spazio in me senza neanche aver aperto il portone del palazzo *Cazzo Cora calmati devi solo entrare in casa tua* mi ripeto mentalmente per autoconvincermi che andrà tutto bene, apro lentamente il portone e faccio gli scalini, ci sarebbe l'ascensore ma almeno così prendo tempo.
Arrivo al mio piano, il 5°
Mi piazzo davanti la porta, cerco le chiavi nello zaino, faccio i due giri nella serratura, chiudo gli occhi e apro la porta pronta a prendere gli insulti più malsani.

La vita continua a riservarmi sorprese, in casa c'è un silenzio quasi assordante e un'insopportabile odore di fumo, nulla di bruciato solo il fumo di una sigaretta che ti arriva dritto ai polmoni, quando mi giro verso il salotto quasi mi spavento, Milena, la mia matrigna sdraiata sul divano con una faccia distrutta e un pacchetto di sigarette e bottiglie di alcool sparse sul tavolino "Ma che cazzo...da quanto fumi?" Cerco spiegazioni per quello che sto vedendo, non era lei la santerellina che diceva che fumare e bere equivale ad autolesionarsi?
Lei mi guarda per qualche secondo forse per realizzare chi sono, fin quando non decide di aprir bocca
"Da quando tuo padre ha chiesto il divorzio..." sussurra sorridendo amareggiata e la frase esce dalla sua bocca come una lagna, per poco mi sembra di sognare, tutto ciò non può essere vero che cosa sta succedendo?, mi copro il viso per l'emozione e la gioia che mi travolge "Aspetta...tu mi stai dicendo che la puttana che mi ha distrutto la vita, ovvero tu, se ne esce da questa fottuta casa, porcaputtana! Fottutissimo Gesù! Grazieee..." Esclamo incredula mentre giro come una pazza per il salotto, quasi mi vengono le lacrime per la felicità "E sinceramente ben ti sta! Così capisci come ci si sente quando chi dovrebbe volerti bene ti distrugge lasciandoti poltrire su un lurido divano" Le urlo acida con ancora il sorriso stampato in faccia per lo stupore, lei non apre bocca

Corro in camera per prendere la pillola apro freneticamente la scatolina e prendo l'ultima pasticca rimasta aiutandomi con l'acqua che tengo sulla scrivania e poi mi sciaquo la bocca dal sapore ferroso , dopodiché prendo il contenitore vuoto per buttarlo in cucina e quando passo dalla sala vedo la mia ex matrigna "morta" sul divano, non ci faccio caso e butto il contenitore nel cestino della plastica, ma per poco ho un mancamento, quando il mio sguardo si sposta sul cestino accanto intravedo delle assi di legno spezzate di quel colore rossastro che conosco fin troppo bene, fregandomene del resto della spazzatura prendo il pezzo di legno e quando vedo le 4 corde pendere da questo sento un vuoto doloroso dentro, mi scendono involontariamente le lacrime, mi tremano le mani facendo si che il resto del mio violino cada dalle mie mani, la rabbia prende il sopravvento e mi sento esplodere così mi fiondo in sala "Perché cazzo hai distrutto l'unico ricordo di mia madre che avevo, la mia opportunità di trovare un lavoro tra meno di uno mese, e l'unica ragione per cui sono ancora su questo cazzo di mondo!" Urlo con la voce straziata dal suo doloroso gesto, poi lei si volta verso di me con un sorriso che mi provoca l'orticaria, quanto vorrei pestare quella sua lurida faccia "Mi sembra che abbiamo già discusso su questo argomento, non riuscirai mai ad essere assunta sei una buona a nulla, ti ho solo risparmiato un'illusione in più..." Biascica e alle sue parole non ci vedo più dalla rabbia, le lacrime cominciano a solcare le mie guance, non aggiungo nient'altro ed esco di casa sbattendo violentemente la porta, mi siedo sullo scalino del portone e con dei grandi respiri interrotti dalle lacrime cerco di realizzare cosa sta succedendo, ma non riuscendo ad arrivare a conclusioni positive, presa dal nervosismo tiro un pugno contro la parete del palazzo non dando importanza alle nocche che cominciano a sanguinare e le occhiatacce dei passanti, nel fare quell'azione cade dalla tasca della giacchetta un bigliettino, quel bigliettino...

1,2,3 squilli...
<Pronto?> La sua voce é roca e impastata dal sonno, mi faccio coraggio e continuo cercando di fermare le lacrime
<Ti andrebbe di sapere il continuo della storia>...

Coraline|Måneskin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora