Capitolo 7

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Capitolo 7

Di padri bastardi e offese gratuite


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Quando Amanda scese dall'auto sentì gli artigli della collera scorticarle dapprima il fegato, poi ciascun organo funzionante.

Ogni volta che tornava a casa era sempre la solita, vecchia storia.

Si sentiva inadeguata, sporca come gli abitanti sottomessi che si muovevano come fantasmi tra quelle mura, schiavi privi di volontà propria trattati senza dignità e rispetto dal capofamiglia Vito Pocettino.

Odiava quell'abitazione, sebbene vi avesse trascorso la maggior parte della sua breve esistenza.

All'apparenza era un edificio spettacolare, eretto da un abile architetto spagnolo che si occupava solo di progetti illustri e degni di nota, ovvero che potessero finire sul giornale per accrescergli la già ragguardevole fama, eppure tutta quella ricercata perfezione che sgorgava dalla facciata in stile palladiano era marcia, subdola fino alle fondamenta. Era ingannevole e ipocrita, ideata per rammentare a ogni avventore che varcava l'ingresso il potere della famiglia e il dominio assoluto di cui era in possesso.

Eppure non era sempre stata quella l'emozione che la dimora natia le suscitava nell'animo.

C'era stato un tempo, lontano e oramai sbiadito, in cui Amanda si sentiva davvero a casa tra quelle eleganti mura domestiche...











Amanda era la primogenita del capofamiglia Vito Pocettino ed era stata, senza ombra di dubbio, una bambina felice se non addirittura spensierata nei suoi primi anni di vita.

Essendo la maggiore, i genitori l'avevano trattata con premura e affetto nonostante fosse femmina e dunque pressoché inutile ai fini familiari di espansione. Il padre, nell'intimo, sperava di ottenere al più presto l'agognato figlio maschio, l'erede a cui lasciare l'impero criminale quando si sarebbe ritirato dalle scene ma occupava l'assenza riversando le sporadiche attenzioni sull'unica figlia.

Eppure gli anni passavano veloci e Amanda, ai parti portati a termine dalla madre, trovava ad attenderla solo delle neonate femmine. Nel giro di poco tempo Vito Pocettino ebbe la bellezza di quattro bambine, tutte in salute; e fu allora che il panico iniziò a divagare, come una lenta ed irreversibile malattia, nella sua infida mente di gangster spietato.

Dilaniato dalle preoccupazioni e dal timore, iniziò a crescere Amanda come se fosse a tutti gli effetti un maschio, con l'intento di trasmetterle i trucchi del sanguinoso mestiere.

La portava con sé alle battute di caccia ed era convinto a fare di lei un soldato, una macchina per uccidere i nemici priva di volontà propria.

E Amanda, che amava profondamente quel padre solitamente distante e preso dagli affari, ben accoglieva i rari barlumi di falso affetto condivisi assieme.

Malgrado ciò, presto avrebbe compreso sulla propria pelle quanto marcio si nascondesse nel sorriso aperto del genitore, in quel dannato sorriso che aveva erroneamente scambiato per bonario e gentile.

Amanda aveva appena compiuto otto anni quando Vito Pocettino la condusse nell'ennesima battuta di caccia ma quella volta, al contrario delle precedenti, non furono scortati dagli scagnozzi di fiducia e andarono solo loro due.

L'uomo le mise subito tra le mani un fucile più alto di lei mentre procedevano tra le frasche e il fango.

"Oggi Amanda diventerai un Pocettino a tutti gli effetti."

End Game || Thomas ShelbyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora