Epilogo

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Epilogo

Di quando la fine non è che l'inizio


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Arley Hall, 1929








"Il mio piccolo ometto" sussurrò Amanda mentre prendeva in braccio il figlio John, chiamato così in ricordo del sacrificio di John Shelby, una cicatrice non ancora del tutto rimarginata.

Il bambino era il perfetto connubio dei genitori: aveva preso gli zaffiri di Thomas al posto degli occhi ma essi brillavano in un volto che rammentava per i raffinati lineamenti quello materno. Era un piccolo capolavoro in miniatura, dalle guance paffute e dall'energia inesauribile di chi trotterebbe senza sosta in giro per la casa.

"Sei un monello proprio come quel birbante di tuo padre" continuò la donna, cullandolo in modo affettuoso e appoggiando le labbra sulla sua fronte nonostante le proteste del bambino che odiava l'eccessivo affetto; già, anche in quell'aspetto era decisamente –e sfortunatamente- identico al padre.

"Guardate Lady Shelby che vi sento" fu la risposta piccata che le giunse dalla stanza attigua.

Amanda sorrise divertita e abbandonò il figlio alle premurose cure della balia, dirigendosi di persona verso lo studio del marito, il rumore provocato dai tacchi che rimbombava sul pavimento.

"Ti piace proprio chiamarmi Lady o sbaglio?"

"Sai com'è, me lo sono sudato" le ricordò Thomas, stendendo le labbra in un'espressione sorniona, quasi divertita.

In quegli anni di intensa politica Thomas si era comprato il titolo di baronetto per darsi un atteggiamento aristocratico quando entrava nella Camera dei Comuni e ora tutti chiamavano con reverenza lui "Lord Shelby" e Amanda "Lady Shelby".

Un italiana e uno zingaro che venivano appellati con un titolo nobiliare in ogni luogo dove si recavano: i loro antenati sarebbero stati fieri del progresso sociale raggiunto.

"Per me resti sempre lo zingaro che amava sbronzarsi al Garrison" lo rimbeccò tuttavia Amanda, andandogli incontro. Si arrestò dinnanzi alla scrivania e stappò la bottiglia di gin per versarsi un bicchiere pieno fino all'orlo.

"Sai Amanda, ho appena parlato al telefono con Joseph Patrick Kennedy. In tutti questi anni l'ho aiutato durante il proibizionismo ad importare alcolici e abbiamo instaurato un ottimo rapporto. Mi ha proposto di entrare nel suo gabinetto di governo in America e di aiutarlo nella campagna elettorale che ha intenzione di creare nei prossimi anni" la aggiornò lui, mentre tamburellava pensieroso le dita contro al pregiato legno del tavolo.

"In America? E i tuoi affari qui a Londra che fine faranno?" gli chiese Amanda dopo aver bevuto un lungo sorso, circumnavigando la scrivania per andare a posizionarsi di fronte a lui.

"Tra poco scade il mandato e probabilmente Winston Churchill non verrà eletto nuovamente Segretario al Tesoro. E' il momento giusto per andarsene, perderà potere, influenza e non potrà trattenermi con la forza" le spiegò Thomas, prima di spalancare le braccia in un chiaro invito ad accoglierla tra di esse.

Amanda si lasciò ricadere sulle sue ginocchia e si stese contro al suo corpo. Gli cercò il volto per posarvi un avido bacio, pregno di genuino trasporto, le dita che iniziavano a scorrere su e giù per il petto rivestito da un costoso completo scuro.

Sentì Thomas sciogliersi contro la sua bocca e mugugnare appena.

"Lady Shelby, stavo affrontando con voi una tematica importante. Vi sembra il caso di distrarmi?" le domandò con finto rimprovero. Tuttavia serrò gli occhi e per una frazione di secondo inspirò il suo dolce profumo a pieni polmoni.

End Game || Thomas ShelbyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora