Capitolo 16

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Capitolo 16

Di troni imperiali e domini a caro prezzo


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Arley Hall, 1924








Thomas si accese una sigaretta. L'accendino che aveva utilizzato era placcato d'oro puro e rifinito con le sue iniziali incise.

Nel compiere il vecchio gesto si soffermò sul colore che più apprezzava al mondo e ripensò ai tumultuosi eventi che negli ultimi anni avevano attraversato la sua vita.

Aveva appena terminato di conquistare Londra. Dopo interminabili mesi passati a corrompere con delle tangenti le più alte cariche dei tribunali, finalmente capeggiava l'ultima roccaforte che gli era mancata per dominare completamente l'Inghilterra.

Era a tutti gli effetti uno degli uomini più potenti dell'isola: gli bastava qualche telefonata per ottenere tutto ciò che desiderava.

Gestiva il maggior numero di affari e di traffici mercantili del continente e grazie ad Amanda, divenuta il mese prima ufficialmente sua moglie, teneva sotto scacco anche la giustizia. Come amava ripetere, lui ed Amanda erano: "Due facce della stessa ipocrisia."

Le spie di sua moglie, in quel periodo anche di sesso maschile, erano ovunque, infiltrate come piccoli ragni che tessono lentamente e negli ambienti più impensabili le loro inflessibili tele, pronte a rivelare piccanti informazioni con cui ricattare gli uomini più influenti del paese. Spesso i politici e gli imprenditori frequentavano i casinò gestiti sotto prestanome dagli Shelby e Thomas si premurava di fotografare le loro bravate e le più sortite perversioni per tenerli al guinzaglio e rammentargli che li teneva stretti letteralmente per le palle.

Inoltre aveva reso la Shelby Company Limited pulita al 100% ed era, a detta delle carte, un uomo integro ed onesto. Oramai si occupava prevalentemente di import-export e si era espanso nelle colonie inglesi – tra India, Singapore e Hong Kong- oltre che in America, dove aveva stretto affari commerciali con ricchi petrolieri di New York e Boston.

Thomas serrò le palpebre e sospirò di pura beatitudine, sorridendo appena al pensiero del potere che esercitava, la mano che giocherellava con l'accendino, aprendolo e chiudendolo in una lenta litania.

Aperto.

Chiuso.

Click.

Aveva iniziato a creare il suo business nel 1919 e dopo tante fatiche aveva raggiunto in soli cinque anni la fottuta cima. Gli era andata meglio di quanto avesse preventivato, ne aveva calcolati almeno dieci.

Spalancò nuovamente gli occhi per scrutare con aria assorta il suo ufficio, stipato di opere d'arte e mobili di pregiato valore, frutto dei più illustri mastri artigiani.

Poteva permettersi ogni cazzo di sfizio.

Se voleva comprare un fottuto Leonardo da Vinci originale, se lo comprava. Se voleva una Bentley personalizzata, gli veniva recapitata immediatamente a casa con i più sentiti auguri della casa madre.

Era il paradiso, in poche parole.

A irrompere nei suoi pensieri ci pensò bene la voce urlante di Amanda, anche se non era mai una vera e propria interruzione –per quanto tutt'ora si fingesse distaccato nei suoi riguardi-.

"Tommy, è arrivato questo pacco per te, l'hanno lasciato all'ingresso. Diamine se è pesante" esordì lei senza bussare, appoggiando la scatola sopra alla sua scrivania.

End Game || Thomas ShelbyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora