Capitolo 14

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Capitolo 14

Di programmati omicidi e sangue zingaro


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Quando Thomas Shelby aveva dato urgente appuntamento ai propri familiari negli uffici di Watery Lane per discutere di una questione che non poteva essere rimandata, zia Polly si era aspettata di tutto. Di tutto tranne quanto la attendeva.

Era seduta nella solita sedia a capotavola e aveva impiegato il tempo leggendo un passo della Bibbia. Con una mano reggeva la sigaretta iniziata, aspirandola di tanto in tanto, con l'altra sfogliava con venerazione le pagine ingiallite del testo sacro che oramai conosceva a memoria.

"Cosa dice il tuo Dio, Polly? Che presto sarai anche tu così potente da moltiplicare i pani e i pesci?" la stava volutamente stuzzicando John, tra le grosse risate di Arthur.

Polly finse di riflettere per davvero sulla battuta e chiuse gli occhi come se fosse in piena meditazione mistica.

"Aspetta, sento che Dio mi sta parlando. Ma non riesco ad afferrare le sue parole, aspetta, fai silenzio" si interruppe e prese a muovere le dita in modo teatrale, per poi sgranare all'improvviso le palpebre. "Ah già, mi sta dicendo che sei un totale cretino e pure blasfemo, tra le varie cose. Se nelle prossime ore dovesse caderti un fulmine dritto in testa non restarci male e sappi che te lo sei cercato. Sempre se sopravvivi per raccontarlo in giro, ovvio."

E chiusa la questione riprese a leggere impassibile le righe.

"Uh Johnny boy, ti ha steso" lo derise Arthur, dandogli tuttavia una pacca compassionevole sulle spalle. "1 a 0 per Polls. Ti tocca offrirle il primo giro" terminò, spingendo nella direzione del fratello una bottiglia di whiskey quasi del tutto consumata.

Ma poi si interruppe quando vide entrare dall'ingresso principale Thomas. Nonostante quest'ultimo esibisse la solita calma che lo contraddistingueva, c'era un insolito velo di turbamento nel suo sguardo, come se gli premesse qualcosa e difatti lo vide dimenticare addirittura la porta semiaperta.

"Gente, come avrete intuito è tempo della consueta riunione di famiglia" esordì Thomas, tossicchiando appena. Poi prese una sigaretta e se l'accese in silenzio, giusto per aggiungere un po' di catrame nei polmoni. Infine si appoggiò con le mani al tavolo, gli occhi persi nel vuoto e le labbra contratte.

"Tutto bene, Tom?" gli chiese dunque Arthur, riferendosi all'atteggiamento dismesso che stava esibendo.

"Certo" liquidò la questione Thomas, gesticolando con la mano non impegnata dal fumo come a scacciare via qualcosa. "Allora, oggi parliamo di un argomento importante che è stata rimandato finora, ma che è giunto il momento di affrontare." Si interruppe per scrutare i presenti, uno ad uno e si soffermò sui loro volti concentrati per qualche frazione di secondo. "E' arrivata l'ora di conquistare Londra, l'ultima città che ci manca per governare del tutto l'Inghilterra, spodestando di fatto Vito Pocettino."

John annuì e batté con vigore i palmi spalancati sopra al tavolo.

"Olè, era ora cazzo" commentò quindi lui, stiracchiando poi le dita che già pregustavano l'azione.

"E quale sarebbe il piano?" andò dritta al punto Polly, con un'espressione sospettosa delle sue stampata in faccia. Richiuse la Bibbia con un tonfo e inarcò un sopracciglio, in febbricitante attesa.

Thomas attese prima di fornire una risposta e si sgranchì la voce. Prese palesemente tempo, alla ricerca delle parole giuste, e spense la sigaretta consumata nel posacenere con eccessiva calma.

End Game || Thomas ShelbyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora