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Usciamo di soppiatto dall'edificio, muovendoci nell'oscurità della notte

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Usciamo di soppiatto dall'edificio, muovendoci nell'oscurità della notte. Il sole sorgerà tra pochi minuti, e i rapitori sono per metà assonnati. Stanchi di puntare il fucile alle teste degli ostaggi, con le loro mani che tremano e le tempie che pulsano. Bisbiglio, richiamando Amber. Le faccio un cenno con la mano, indicandole che ha via libera nel corridoio principale. "Come siete furtive. Williams vi ha addestrate bene" commenta James al nostro auricolare. Non rispondiamo. Dobbiamo concentrarci sulla nostra missione. "Rilevo dei movimenti nella stanza accanto alla tua, Wesson". Cammino in punta di piedi, tenendo la pistola tra le mani, le braccia alzate, il dito sul grilletto. Raggiungo la stanza, restando in piedi sullo stipite. Mi sporgo di un centimetro, osservando uno dei rapitori di spalle. Sta parlando al telefono.

"Dovresti sparargli adesso. La tua pistola ha il silenziatore". La voce di James continua a ronzarmi nell'orecchio. "So fare il mio lavoro, grazie per i consigli non richiesti" gli sussurro, facendo un veloce passo dentro la stanza. Punto alla scapola, trapassandola con un proiettile. L'uomo cade in terra, premendosi la mano sulla ferita. Mi avvicino, finendolo con un altro colpo alla fronte. "Ottimo lavoro!". Bridget mi chiama dall'auricolare, richiedendo il mio aiuto all'esterno. Amber non si è ancora fatta viva. "Caterpillar, rapporto?".

"La famiglia è in un magazzino vuoto" commenta a bassa voce "Forse avrò bisogno di rinforzi ma non è detto". All'improvviso odo degli spari in lontananza, tonfi e urla soffocate. Provo a raggiungere Amber ma qualcuno mi blocca il passaggio. È uno degli iracheni. Ha una fascia sulla fronte e il fucile puntato su di me. Dice cose per me senza senso, parole arabe che non comprendo. È troppo vicino per potergli sparare a sangue freddo. Avrei bisogno dei coltelli di Bridget adesso. Penso a cosa fare, ma nello stesso momento l'uomo viene colpito alla tempia da un proiettile vagante che lo fa cadere esanime sul pavimento. Immagino sia stato James con le sue abilità da cecchino. Mi sporgo sull'uomo, controllando i suoi effetti personali. Niente. Nessun documento. Torno da Amber, vedendola intenta a liberare gli ostaggi dai cappucci e dalle corde. La aiuto, sentendo Fred dall'auricolare borbottare: "Ci sono altri in arrivo dall'ala est".

"Porta loro in salvo. Ci penso io" consiglio ad Amber ma James subito ci blocca. "No, dovete andarci insieme. Sono almeno una decina". "Non che ti interessi..." inizio a dirgli, seccata "...ho fatto fuori più persone in meno tempo". Non aspetto una sua risposta. Consiglio alla famiglia di seguire Amber all'uscita, per poi dirigermi all'ala est. Ricarico la pistola, mantenendo la sicura inserita. Allineo il mirino anteriore con quello posteriore, assicurandomi di avere una buona visuale del bersaglio. 

 

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𝐌𝐞𝐫𝐜𝐞𝐧𝐚𝐫𝐲 | 𝘚𝘦𝘣𝘢𝘴𝘵𝘪𝘢𝘯 𝘚𝘵𝘢𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora