Lo avevo programmato? Assolutamente no. Ho sperato che accadesse? Diamine, sì. Quando l'ho rivista, poggiata all'impalcatura con braccia conserte e sguardo profondo, mi sono davvero detto: Oh, allora è il destino che ci ha fatti rincontrare. La sua antipatia nei miei confronti non è di certo una novità. L'ho sempre saputo. E così mi sono ritrovato a desiderarla intensamente, non vedendoci più. L'ho vista per la prima volta in un abito elegante, i capelli rossi sciolti sulle spalle. Non credevo avrebbe ceduto così facilmente, devo dire la verità. Temevo che avrei dovuto insistere, e invece me la sono ritrovata nuda tra le braccia nel giro di pochi minuti. Quando la lascio sotto il suo appartamento, esita prima di aprire lo sportello. "Allora, ci vediamo in ufficio". Ho fatto di sì con la testa, e con gli occhi l'ho squadrata da cima a fondo un'ultima volta. "Buonanotte". Jules mi ha sorriso, per poi scendere dall'auto e salire le scale. L'ho messa in imbarazzo. Ho avuto questa impressione quando le ho afferrato la coscia nel bar. In principio mi ha guardato storto, fulminandomi con lo sguardo. Poi la tensione si è lentamente affievolita, divampando con fermezza sui sedili anteriori della mia macchina. Lei mi ha preso la mano e se l'è portata tra le gambe, dandomi l'impressione che volesse che la toccassi proprio lì, dove desideravo arrivare. Era leggermente stretta. Ho compreso che non aveva rapporti da un po'.
Non credo sia stata al cento per cento una scelta di Williams, anche perché con me non si è fatta problemi. Il suo cuore di ghiaccio si è sciolto tra le mie mani voraci mentre le stringevo i seni e i fianchi torniti al punto giusto. Secondo lei, il suo nome sarà l'ennesimo che aggiungerò alla mia lista.
Certo, sono andato a letto con molte donne da quando ho scoperto di saperci fare ma la sua descrizione del mio comportamento non rappresenta quello che sono. Nessuno conosce davvero il vero James. Quello che ero prima di entrare nell'esercito, quello che sono ancora. In meno di mezzora accosto nel garage dell'hotel, salendo in camera mia. Mi sfilo camicia e giacca, stendendomi sul letto con un braccio dietro la testa. Non dormo così tanto, non riesco a chiudere occhio. Al mattino, quando vado in bagno e mi guardo allo specchio noto dei lividi sul collo. Succhiotti. Jules ha lasciato il segno, e credo di averglielo lasciato anche io. Mi passo le dita sulla parte arrossata, per poi sciacquarmi la faccia.
Quando sono di nuovo in auto, sento squillare un cellulare non mio. Lo ritrovo sul sedile del passeggero. È quello di Jules. Ritrovo diversi messaggi e chiamate. Me lo rigiro tra le mani, pensando a cosa fare. Questo è il mio biglietto d'accesso, la scusa per poter tornare da lei. Metto in moto, dirigendomi a casa sua. Suono al campanello, ma aspetto un po' per ricevere risposta. Jules appare sullo zerbino con vestaglia e occhi sonnolenti. "James?" si richiude l'accappatoio, portandosi una mano nei capelli. Noto che ha anche lei dei lividi su tutto il collo. "Ehm, hai dimenticato il cellulare nella mia auto".
"Oh sì, grazie. Lo stavo cercando dappertutto stamattina" glielo porgo, sfiorandole le dita. "Hai diverse chiamate da parte di Amber. Dovrai spiegarle come mai non le hai risposto". "Non preoccuparti. Sono nata per mentire. È il mio lavoro". Preme la mano sul pomello, come se volesse cacciarmi. Penso a cosa fare. Una scusa per poter entrare in casa sua. "Vuoi prendere un caffè con me?" le domando, facendo una smorfia. Me ne pento quasi subito. "Devo andare al mio lavoro, altrimenti mi salta la copertura". "Che cosa fai?".
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𝐌𝐞𝐫𝐜𝐞𝐧𝐚𝐫𝐲 | 𝘚𝘦𝘣𝘢𝘴𝘵𝘪𝘢𝘯 𝘚𝘵𝘢𝘯
ActionUna squadra d'azione viene mandata a recuperare una famiglia rimasta vittima di un tragico dramma. Scoprono quasi immediatamente che non si è trattato di un incidente ma di un attentato terroristico. La squadra si ritrova a collaborare con dei merce...