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Continuo a pensare che sto per fare una grossa cazzata

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Continuo a pensare che sto per fare una grossa cazzata. Non è da me lasciarmi trasportare dalle situazioni. Non sono istintiva, sono metodica. Pondero a lungo sulle cose e infine, se mi ispirano sicurezza, le metto in pratica. Allora perché mi ritrovo a fare fantasie su qualcuno che fino a pochi minuti fa credevo di odiare?

"Ti voglio da morire". Questa la sua ultima frase, che ha immediatamente annientato ogni mia sensazione discordante. "Ti posso accompagnare a casa?" domanda, con un prevalente cenno di malizia sulle sue labbra bramose e voraci. "È ancora troppo presto..." commento, tentando di alleviare il solletico nello stomaco inumidendolo con della vodka "...gli altri potrebbero farsi idee strane".

"Ti interessa davvero troppo del parere degli altri. Amber, Bridget, soprattutto Williams che ti impedisce di farti una scopata di tanto in tanto. Non ti senti esplodere?". Sta davvero parlando di sesso con me? Sto per toccare il fondo, e non sono del tutto certa di volerlo fare.

"Williams non sceglie per me. Semplicemente non ho mai avuto modo di trasgredire alle regole". Torna a sorridermi in quel modo arrogante. "Penso proprio che sia arrivato il momento per farlo. Avanti, permettimi di accompagnarti a casa da perfetto gentiluomo".

"Sei tutto, fuorché galante, James". Sorride con imbarazzo, scendendo dallo sgabello. "Avverto gli altri che non ti senti e che vuoi tornare al tuo appartamento". Lo lascio andare, mentre butto giù un ultimo shot di tequila. È il momento. Quando uscirò da quella porta, sarà finita. Diventerò una delle tante. Una donna senza radici che si butta a capofitto in una storia di solo sesso, con un uomo che non sopporta. Amber viene da me insieme a lui. "Cos'hai? Vuoi che ti accompagno?". Lo guardo prima di rispondere. "Mal di testa. Ho bevuto troppo e non ho riposato abbastanza oggi pomeriggio. Mi accompagnerà James".

Se Amber e Bridget sono abili quanto me, capiranno che c'è qualcosa dietro questa improvvisa fuga. Ci hanno addestrate anche in questo. A comprendere se qualcuno mente, e anche a saper manipolare le persone affinché facciano quello che vogliamo. È quello che James sta facendo con me adesso. Saliamo sulla sua Dodge. "Casa tua o casa mia?" mi interroga, posando la mano sul volante. "Come preferisci". Non mi chiede l'indirizzo, perciò penso che stiamo andando da lui. Quando raggiungiamo la periferia, e ci addentriamo nelle campagne, inizio a provare terrore. Parcheggia dietro a dei cespugli, per poi aprire il vano porta oggetti. Ha una bottiglietta d'acqua.

"Vuoi? Per alleviare la sbornia?". La accetto, buttando giù un grosso sorso. La infila nuovamente nel vano, richiudendolo. Resta a guardarmi negli occhi, immobile. Faccio il suo stesso gioco, scrutandolo meditabonda. Mi soffermo a fotografare con gli occhi ogni singolo dettaglio del suo viso. I capelli scuri, il ciuffo leggermente stropicciato, la barba ispida, gli occhi. Mi mette una mano dietro l'orecchio, accarezzandomi la guancia con il pollice. Chino la testa, incontrando il suo tocco caldo e confortevole. Prima che riesca a pensare lucidamente e ad agire, James si avventa su di me. La sua bocca incontra la mia, mentre con la lingua mi esplora vorace. 

Continuo a sentire quel groviglio nello stomaco

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Continuo a sentire quel groviglio nello stomaco. Non è buon segno. Non mi capita da anni. Con entrambe le mani mi abbassa le spalline del vestito e del reggiseno insieme. Infilo le mani nei suoi capelli, tirandoli con le dita. Mugolo nella sua bocca, e lui rantola smanioso.

"Lo stiamo davvero per fare?" domando con il respiro smorzato, pregando che almeno lui cambi idea. Io non ho intenzione di fermarmi. "Avrei voluto farlo sei anni fa" si limita a rispondere, abbassandomi il vestito verso i fianchi. Preme le mani sui miei seni, stringendoli. Lo libero della giacca, gettandola verso il parabrezza. Mi fa miagolare come una gatta, e gli mordo le labbra desiderandolo come mai prima d'ora. È questo l'effetto che fa? È questo che si prova quando si fa sesso con una persona che odi?

Sento il mio corpo in fiamme, gli organi interni che sussultano e il battito accelerato. "Jules" sussurra il mio nome, baciandomi tutto il viso fino ad arrivare ai lobi delle orecchie. Li morde, per poi scendere verso il collo. Lo cingo a me ancora una volta, tirandolo per i capelli che risultano così morbidi tra le mie dita tremolanti e avide. Mi bacia tra i seni, scendendo verso l'ombelico. Gli prendo la mano, portandomela tra le cosce. Con le dita sfiora l'inguine, facendomi stringere la lingua tra i denti. Mi prende da sotto i glutei per spostarci sui sedili posteriori. Sono sotto di lui che gli abbasso la cerniera dei jeans per poterlo finalmente avere dentro di me. Torna a baciarmi, premendo le labbra sulle mie. "Sarai contento..." brontolo con voce atona "...ora potrai aggiungere il mio nome alla tua lunga lista". Mostra un sorriso sardonico, mettendomi una mano dietro la nuca. "Il tuo è l'unico nome di cui mi importa adesso". Si fa spazio dentro di me, e realizzo che è fatta. Sono spacciata. Sto letteralmente andando a letto con il nemico, che a quanto pare si è dimostrato un tipo piuttosto bravo. Sono una delle tante, un numero, un nome cancellato da un elenco infinito. La verità è che non mi importa. È riuscito a prendersi anche me, perché l'ho voluto. Lo voglio, perché lui è terribilmente eccitante e mi fa godere come nessun altro è mai riuscito a fare negli ultimi dieci anni della mia vita.

"James..." lo chiamo per nome, facendolo fermare "...sai che tutto questo non significa nulla, vero? Continuerò ad odiarti e...". Torna a baciarmi, perlustrandomi con la lingua e premendo le mani sui miei seni turgidi. "Anche io continuerò ad odiarti, se lo vorrai. Faremo tutto quello che vuoi". Al culmine di questo perpetuo e focoso amplesso, mi sento umida, realizzata e felice. James resta sopra di me, tenendo la testa sprofondata nell'incavo del mio collo. Il mio cellulare vibra dalla tasca del giubbotto. Faccio sollevare James per poterlo prendere. "Sarà la tua amica. Vorrà premurarsi che ti ho lasciata sana e salva a casa tua".

"In questo caso, che cosa dovrei dirle?". Riprende a baciarmi, mettendomi la mano dietro la nuca. "Che ci siamo trattenuti da qualche parte per poter mettere fine alla tensione sessuale che c'è sempre stata tra di noi". Soffoco una risata, allontanandolo. Si mette a sedere mentre apro la chiamata. "Oh finalmente. Sei arrivata a casa?".

"Sì, ero già a letto infatti". James se la ride. "E sei da sola?" domanda Amber. Ecco, ho avuto la giusta sensazione. Lei ha capito. "Certo che sono da sola".

"Jules, ho notato quegli sguardi torridi tra te e il mercenario maledetto. Dimmi un po', ti stuzzica eh?". Lo guardo. È a petto nudo, i vestiti poggiati sulle gambe per potersi coprire. "Decisamente no, lui è fuori dalla mia portata". Amber continua a parlare a vanvera intanto che io e James ci scambiamo sguardi languidi. "Torno a dormire, Amber. Ci vediamo domani". Chiudo la chiamata, lasciando il cellulare sul sedile davanti. Infine mi sporgo su di lui, tornando a baciarlo. Mi metto cavalcioni sulle sue gambe, premendo il seno al suo petto. "Non ti sei ancora saziata, vero?".

"Sapevi che sarebbe successo. Sai di avere un certo effetto sulle donne". Mi cinge tra le sue braccia, giocando con i miei capelli. "Sulle donne, sì. Ma tu sei diversa da tutte le altre. Non credevo di riuscire a fare breccia nel tuo cuore di ghiaccio". Adesso sta scalpitando nel mio petto, e posso sentire anche il suo. Non devo farmi congetture, non posso. È stata una cosa sessuale, occasionale. Non accadrà mai più. Sciolgo la sua presa, tornando sul sedile davanti. Mi infilo di nuovo il vestito sotto al suo sguardo scettico. "Ho detto qualcosa di sbagliato?" scuoto la testa, alzando le spalline del reggiseno. "Devo davvero tornare a casa. Potresti accompagnarmi?". Annuisce, rimettendosi al posto di guida.

𝐌𝐞𝐫𝐜𝐞𝐧𝐚𝐫𝐲 | 𝘚𝘦𝘣𝘢𝘴𝘵𝘪𝘢𝘯 𝘚𝘵𝘢𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora