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Nonostante l'improvvisata, Williams si fa trovare all'hangar al nostro atterraggio

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Nonostante l'improvvisata, Williams si fa trovare all'hangar al nostro atterraggio. Come se ci stesse aspettando, come se ci avesse tenuto d'occhio. "I miei ragazzi..." esclama, con un sorriso sornione. Infine ci squadra, soprattutto me e James. "...buon Dio. Cosa vi è successo?".

"Errori di percorso" rispondo, premendo la mano sulla scapola ancora dolorante. "E tu, Hall? Ti sei fatto prendere a pugni da qualcuno?".

"Ho dovuto difendere con la vita la sua preziosa scatola" gliela consegna, indietreggiando. Williams la osserva attentamente, notando il lucchetto scassinato. Ci guarda dentro, alzando un lato della bocca. "Avete trovato qualcos'altro?". Fred li consegna anche le pendrive. "Perfetto. Ottimo lavoro, ragazzi. Ora potete andare. Non ho un compito preciso per voi, perciò vi consiglio di estraniarmi per un paio di giorni. Potete spegnere anche i cellulari". Gira i tacchi, andando via. Non aggiunge altro. Ci guardiamo tra di noi, per poi salire sui nostri mezzi di trasporto.

"Forse dovresti farti vedere da un dottore" dichiara James, salendo sulla sua moto. "Non serve. Sto bene. Mi avete ricucita". Lui alza gli occhi al cielo, esitando con le mani sul casco.

"Insisto. Vuoi che ti accompagno?" rammento i miei ultimi pensieri su di lui, quello che abbiamo passato. "Ci posso andare da sola. Buon rientro a casa, James". Controllo il freno e l'acceleratore della moto con la mano destra. Lo avvio, partendo verso il mio appartamento. Durante il tragitto, ripenso alle parole di James e nel contempo percepisco una fitta alla spalla. In meno di mezzora sono nello studio del mio dottore di fiducia. "Amanda, cosa ti porta qui?".

"Un controllo. C'è il segreto dottore-paziente, giusto? Mi giura che non ne farà parola con nessuno?" annuisce, preoccupato. Mi sfilo il giubbotto e abbasso la spallina della canottiera, sfilando la garza. Lui si sporge su di me, controllando la cicatrice. "È una ferita da arma da fuoco?" mi interroga, alzando il mento e abbassando gli occhiali sul naso. "Sì, il proiettile è fuoriuscito. Sento ancora dei dolori, ma penso sia normale".

"Lo è, sì. Soprattutto se è fresca. Sei fortunata ad essere ancora viva. Il proiettile ti avrebbe potuto perforare la gabbia toracica e fatto entrare aria nello spazio pleurico. Chi ti ha sparato, non aveva una buona mira" soffoco una risata. "Ti posso prescrivere degli antidolorifici, se non riesci a sopportare il dolore". Sono sempre stata contro i farmaci e le droghe di qualsiasi tipo, perciò gli dico semplicemente che starò bene. Mi rivesto, mettendomi in piedi.

"Posso farti una domanda?" mi chiede all'improvviso, avvicinandosi al carrello con gli strumenti medici. "Suppongo non ti abbiano sparato al centro". "Questa non è una domanda".

"Hai una doppia vita, Amanda?" soffoco una risata, raggiungendo la porta. "Forse potrei avere ancora bisogno di lei in futuro". Ritorno in sella alla mia moto, dirigendomi al mio appartamento. Questa missione è durata poco, e allo stesso tempo ho la sensazione di non varcare la soglia di casa mia da settimane. Mi butto sotto la doccia, avvertendo ancora quella fitta. Passerà. Lascio all'acqua tiepida, il potere di far scivolare via la stanchezza e le sofferenze.

𝐌𝐞𝐫𝐜𝐞𝐧𝐚𝐫𝐲 | 𝘚𝘦𝘣𝘢𝘴𝘵𝘪𝘢𝘯 𝘚𝘵𝘢𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora